AGRIGENTO, LA POLIZIA ESEGUE FERMO DI INDIZIATO DI DELITTO NEI CONFRONTI DI UN NIGERIANO INDIVIDUATO PRESSO IL CDA- CARA DI ISOLA DI CAPO RIZZUTO.

L’uomo è sospettato di far parte di un’associazione per delinquere di carattere trasnazionale dedita a commettere più reati contro la persona – ed in particolare – tratta di persone, sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina;

In particolare, il nigeriano è stato riconosciuto come uno dei responsabili di torture e sevizie perpetrati in Libia all’interno della safe house di “Alì il Libico”, dove i migranti venivano privati della libertà personale prima di intraprendere la traversata in mare per le coste italiane.

Il soggetto è stato individuato come uno dei complici del ghanese, tratto in arresto dalla Squadra Mobile di Agrigento nello scorso mese di marzo, sempre su ordine della DDA di Palermo e a carico del quale sono state già confermate le accuse da parte delle sue vittime davanti al Giudice delle Indagini Preliminari nel corso di un drammatico incidente probatorio.

Le indagini sul nigeriano, detto Rambo, sono state condotte dalla Squadra Mobile di Agrigento, e dalla Squadra Mobile di Crotone, che ha collaborato nella fase d’individuazione e cattura del soggetto. Entrambi gli Uffici investigativi territoriali sono stati coordinati dalla Seconda Divisione del Servizio Centrale Operativo di Roma.

Di seguito vengono riportati alcune parti delle dichiarazioni rese dai migranti, che hanno determinato i pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ad emettere il  provvedimento di fermo a carico del nigeriano.

“Durante la mia permanenza,  all’interno  di quel  “ghetto’ da dove era impossibile  uscire, ho sentito   che  l’uomo  che si faceva chiamare Rambo ha ucciso un migrante.So che mio cugino ed altri hanno provato  a scappare e che sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati poi sottoposti”
“Vi era un altro  tale RAMBO carceriere della Nigeria che anche se non mi ha picchiato provvedeva a seviziare altri migranti. Le torture cui sono stato sottoposto sonoinnumerevoli. Per esempio: sono stato  torturato con i cavetti elettrici in tensione. Nell’occasione mi facevano mettere i piedi  per terra dove precedentemente  avevano versatodell’acqua. Poi provvedevano ad  azionare la corrente elettrica per fare scaricare la tensione addosso a me. Subivo delle scariche elettriche violentissime. Questo avvenivacirca due volte alla settimàna. Altre volte mi picchiavano, in varie parti del corpo, con dei tubi. A volte mi legavano le braccia e poi          mi appendeva in aria, per picchiarmi ripetutamente e violentemente” Una volta, ho avuto modo di vedere che RAMBO, il nigeriano, ha ucciso dopo averlo imbavagliato e torturato a lungo, un migrante nigeriano che si trovava lì con noi.”  “Ho assistito  personalmente al pestaggio  sino alla morte  di due persone, un nigeriano minorenne e un altro uomo, anch’esso nigeriano ucciso da Rambo davanti al fratello della vittima. Nello stesso momento dell’omicidio, Rambo minacciava armato di pistola, il fratello della vittima, di non raccontare nulla alla famiglia e di farsi mandare immediatamente i soldi. Aggiungo inoltre di avere assistito a diversi violenti pestaggi operati da Rambo nei confronti di migranti.”

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Abruzzo, Polizia di Stato e Guardia di Finanza sequestrano beni a sei componenti di una famiglia nella Marsica

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Questa mattina, Alle prime luci di questa mattina, il personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, in esecuzione di una misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di L’Aquila su proposta del Questore Alfonso Terribile, ha sottratto alla disponibilità dei membri di una famiglia di cittadini italiani  residenti nella Marsica un ingente patrimonio, mobiliare e immobiliare.

L’operazione, coordinata dal Dirigente della Divisione Anticrimine della Questura di L’Aquila, ha visto l’impiego di personale della Questura, del Commissariato PS Avezzano, della Compagnia Guardia di Finanza di Avezzano, del Compartimento Polizia Stradale di L’Aquila, del Nucleo Prevenzione Crimine di Pescara, del Reparto Mobile di Roma e di unità cinofile specializzate nella ricerca di armi, droga e monete.

Durante l’operazione hanno collaborato anche le Questure di Frosinone, Milano, Siena e Bologna dove hanno sede legale gli istituti bancari presso i quali sono stati bloccati alcuni rapporti finanziari.


La misura di prevenzione patrimoniale colpisce i beni degliRisultati immagini per guardia di finanza e polizia di stato appartenenti ad un unico nucleo familiare, gravati da precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti, poiché sono stati ritenuti dal Tribunale socialmente pericolosi, solitamente dediti a traffici delittuosi e con un tenore di vita tale da far ritenere che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività illecite.

L’attività di indagine patrimoniale trae origine dall’attenta analisi dei comportamenti e del tenore di vita di alcuni appartenenti alla famiglia in questione da parte del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Avezzano.

 

Lunghe indagini e complesse attività investigative degli operatori ha permesso, infatti, di accertare la sussistenza di una notevole sproporzione tra i redditi dichiarati (inferiori alla soglia di sopravvivenza dei singoli) ed il valore dei beni nella effettiva disponibilità della famiglia in questione, i cui membri non risultano svolgere attualmente alcuna attività lavorativa.

In particolare sono stati individuati e posti sotto sequestro cinque immobili per un valore complessivo di circa 1.210.000 euro.Inoltre sono stati sequestrati rapporti finanziari accesi presso Poste Italiane S.p.a. e rapporti finanziari accesi presso varie Banche.

Sono state sequestrate autovetture e beni di valore.
È la prima volta che a L’Aquila viene eseguita una misura patrimoniale su proposta del Questore, il quale, allo scopo di contrastare in maniera più efficace la macro-criminalità, ha ritenuto di costituire un anno fa la sezione Misure Patrimoniali in seno alla Divisione Anticrimine della Questura.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

MILANO, POLIZIA DI STATO: OPERAZIONE “TRANSITUS” SMANTELLATA UN´ORGANIZZAZIONE CRIMINALE.

Visualizzazione di 1.jpgp1La Polizia di Stato di Milano ha arrestato 10 Stranieri per associazione a delinquere, finalizzata allo sfruttamento dell´immigrazione clandestina.Le Province interessate sono Monza, Milano, Brescia e Venezia. Gli agenti di  polizia hanno dato contestualmente esecuzione anche alla misura cautelare reale del sequestro preventivo di due veicoli che venivano utilizzati per compiere i “viaggi”. p2
L´operazione di Polizia denominata “TRANSITUS”, condotta dagli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Monza, ha permesso di ricostruire l´attività di una organizzazione criminale, verticistica e piramidale, i cui componenti  svolgevano l´attività di veri e propri “scafisti di terra”.
L´indagine, iniziata nel 2014,  ha preso il via dalle dichiarazioni rese ai poliziotti del Commissariato di Monza, da un cittadino egiziano avvicinato dal gruppo criminale, che aveva tentato di arruolarlo come autista per i trasporti all´estero dei clandestini, ma rifiutandosi di collaborare con il gruppo criminale si è rivolto alla Polizia.Il capo dell´organizzazione, un cittadino egiziano che, per il tramite di un complice in Sicilia, era in contatto direttamente con gli scafisti in partenza dalle coste africane, una volta avvisato che i profughi erano in partenza per l´Italia, attivava immediatamente il gruppo. Inviava i p3“procacciatori” alla Stazione Centrale di Milano, dove all´epoca fu allestito un punto di accoglienza per i profughi nei mezzanini della stazione, con il compito di contrattare con loro il “trasporto” verso il nord Europa. I cittadini dell´est Europa svolgevano poi le mansioni di “autisti”. L´attività di indagine della Polizia di Stato ha permesso di raccogliere fonti di prova in ordine a ben 20 viaggi effettuati in un solo mese, per un totale di circa 100 clandestini trasportati in nord Europa e circa 70mila euro di indebito profitto per il sodalizio criminale.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

10 Arresti. Operazione “TERMINAL” della Polizia di Stato

polterm2Nelle prime ore dell’alba gli uomini della Polizia di Stato della Squadra Mobile di  Latina e di Terracina, insieme alle Squadre Mobili di Roma e Napoli, nonché dal Reparto Prevenzione Crimine ABRUZZO hanno portato a termine un’operazione di Polizia Giudiziaria dando esecuzione a dieci Ordinanze di Misure cautelari personali emesse dal GIP del Tribunale di Latina Dott. Pierpaolo BORTONE su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Marco GIANCRISTOFARO.
I reati contestati vanno dallo spaccio di stupefacenti alla estorsione.
Alla complessa operazione di polizia giudiziaria è stato dato il nome di Terminal in ragione del fatto che gli indagati, per non essere intercettati dalle forze di polizia ed eludere le investigazioni, utilizzavano svariati mezzi di trasporto pubblico che cambiavano frequentemente limitando al massimo l’eventualità di essere seguiti.
Non a caso le indagini hanno impegnato gli Agenti in lunghi pedinamenti tra le provincie di Roma e Napoli ove avvenivano gli approvvigionamenti di sostanze stupefacenti destinate al mercato di Latina e di Terracina.
Va evidenziata  l’efferatezza dimostrata più volte in occasione delle mancate riscossioni di crediti. Questi  infatti, non solo davano prova di essere in possesso di armi da sparo che esibivano per affermare la propria leadership criminale ma, come appurato dagli inquirenti,  più volte le utilizzavano esplodendo colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio.
Gli indagati utilizzavano un linguaggio in codice facendo spesso riferimento all’acquisto di “biglietti” per eventi danzanti in programma in alcuni locali di Roma. In realtà i sequestri hanno confermato che si trattava di ordinativi di droga.
Nel corso delle attività intercettive gli Agenti hanno accertato  una brutale aggressione avvenuta in piena notte nella città di Roma.  A farne le spese un giovane terracinese di 24 anni, che è stato  malmenato all’interno della propria abitazione dall’odierno indagato MENICHINI SANTOS Bruno detto “il brasiliano”.
Questi introdottosi in casa della vittima lo colpiva con inaudita violenza procurandogli lesioni personali di una gravità tale da richiederne l’immediato trasporto presso il pronto soccorso di un Ospedale della Capitale. Nella circostanza, sul luogo, intervenivano gli Agenti della Squadra Mobile di Latina e del Commissariato di Terracina che sono riusciti a fornire alla Procura della Repubblica di Roma gli elementi che consentivano l’emissione di un Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere a carico del “Brasiliano”. Il movente anche in questo caso era legato a debiti contratti per l’acquisto di droga. Non a caso durante l’esecuzione dell’arresto, avvenuto lo scorso Dicembre, in casa del MENICHINI gli Agenti trovavano ulteriore materiale probatorio rinvenendo cocaina e tutto l’occorrente per il confezionamento delle dosi.
Durante la complessa attività è emerso che alcuni tra gli indagati, impossibilitati a recarsi fuori dalla propria città in quanto colpiti dalla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, utilizzavano un minorenne al quale demandavano la raccolta degli ordinativi di droga.
Dall’indagine si è scoperto che il gruppo criminale era in procinto di fare il “salto di qualità” cercando contatti con narcotrafficanti e programmando un viaggio che li avrebbe portati in Spagna alla ricerca di “fornitori” di grossi quantitativi di sostanze stupefacenti.

Fonte Foto Polizia di Stato

Operazione “Gandalf”: arrestati 22 trafficanti di Lsd, ecstasi e ketamina

Lo spaccio di droghe sintetiche è stato l’oggetto dell’operazioneGandalf” conclusa dalla Squadra mobile di Bologna, dopo oltre un anno di indagini, con l’esecuzione di 12 provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria.

Sommando gli arresti quelli già effettuati nel corso dell’indagine, sono in tutto 22 le persone finite in carcere. Per tre persone è stato disposto l’obbligo di dimora e per una l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le accuse nei loro confronti sono quelle di traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti nonché di spaccio continuato.

L’attività investigativa, svolta in collaborazione con la Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa) e il Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato, ha portato al sequestro di oltre 15 chili di metanfetamina, un chilo e mezzo di ketamina, 5mila francobolli di Lsd e mille pasticche di ecstasi.

Tutto è iniziato con l’arresto, avvenuto nell’aprile dello scorso anno, di uno spacciatore appartenente ad un gruppo di punkabbestia, attivo nell’ambiente dei centri sociali bolognesi.

L’uomo è stato poi monitorato e da lui gli investigatori sono risaliti agli altri spacciatori, appartenenti allo stesso gruppo, che importavano la droga dai Paesi Bassi tramite una ditta di spedizioni o direttamente, attraverso viaggi effettuati personalmente.

È proprio durante questi viaggi che sono stati arrestati alcuni degli appartenenti alla banda, fermati con un notevole quantitativo di sostanze proibite.

I clienti degli indagati erano prevalentemente giovani che acquistavano la merce in zona universitaria o durante rave party e feste tecno che avvenivano all’interno di un centro sociale, nel quale vivevano due degli arrestati, uno dei quali soprannominato Gandalf (da cui il nome dell’operazione).

L’indagine ha evidenziato il ruolo centrale della piazza di Bologna nello smistamento delle droghe sintetiche per tutto il centro-nord, tanto che molti degli acquirenti arrivavano da altre regioni come Toscana e Veneto.

fonte Polizia di Stato

Castelli, carabinieri si camuffano da preti poi l’incredibile scoperta

La scorsa notte i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Frascati, dopo un prolungato servizio di osservazione hanno arrestato, 4 cittadini italiani, di età compresa tra i 23 e i 56 anni – tutti della zona dei Castelli Romani e alcuni con precedenti – per concorso in detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e di monete falsificate. Durante mirati servizi di osservazione e pedinamento, da una villetta della zona residenziale del Comune dei Castelli, i carabinieri hanno notato uno strano ed incessante via vai di giovani e di autovetture. Insospettitisi, i carabinieri hanno scoperto l’esistenza di una piazza di spaccio dedita al traffico ed allo smercio di grosse quantità di stupefacenti di ogni tipo.

La villetta, protetta da un sofisticato sistema di videosorveglianza, risultava impenetrabile. Con un particolare escamotage, uno dei militari travestendosi da prete – e assistito da un collega nella parte del suo sacrestano – ha chiesto di poter entrare all’interno dell’abitazione per la Benedizione Pasquale, distraendo la vedetta che presidiava i sistemi di monitoraggio, neutralizzandone l’eventuale allarme ai complici; complici che, con un azione fulminea dei carabinieri del nucleo operativo, sono stati colti di sorpresa. Dopo la perquisizione i carabinieri hanno trovato e sequestrato nello specifico, più di 400 dosi e vari involucri di marijuana per un peso complessivo di 2,5 kg; più di 200 ovuli, 46 dosi e 4 panetti di hashish per un peso complessivo di 2,7 kg; 120 dosi di cocaina confezionate e bilancini elettronici di precisione.

Molte le particolarità di questa insospettabile piazza di spaccio, atipiche per una realtà come quella del bel Comune dei Castelli: infatti, tra lo stupefacente sequestrato, i carabinieri hanno anche rinvenuto molta altra sostanza che, in prima battuta, era sembrata sostanza da taglio ma poi, dopo l’esame di laboratorio, è stato accertato essere Ketamina, un potente allucinogeno e anestetico, anche utilizzato per drogare i cavalli da competizione. Inoltre i militari hanno rinvenuto e sequestrato la somma di 2500 euro in contanti, tutti in banconote di piccolo taglio “classificato” e posto all’interno di diversi portafogli da donna, ciascuno recante un adesivo che permetteva agli spacciatori di tenere una contabilità dei profitti, riportando la dicitura riconducibile alla specifica tipologia di stupefacente venduto; “fumo commerciale”, “ovuletti”, “critical”, “pop”.

Dal sequestro dell’intero impianto di video-sorveglianza, telecamere, monitor e DVR, che era stato installato sul perimetro dell’abitazione per monitorare gli ingressi e a presidio del fortino della droga, i carabinieri stanno ricostruendo l’intero organigramma della organizzazione di trafficanti di droga. Gli arrestati sono stati tutti tradotti presso il Carcere di Velletri a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Il Direttore del Mensile Polizia di Stato, Umberto Buzzoni, si congratula con la Compagnia di Frascati per la splendida operazione e ringrazia tutti i carabinieri che hanno partecipato all’operazione per l’ottimo lavoro svolto.

fonte cinquequotidiano.it

Stradale: presa la banda dei furti nei Tir, 6 in manette

Sono stati colti in flagranza mentre rubavano la merce da un Tir fermo in un’area di servizio dell’autostrada A14 alle porte di Forlì, e sono stati arrestati. A finire in manette una banda di ladri composta da 6 pregiudicati campani che in trasferta depredavano gli autotrasportatori del carico di merce.

L’indagine degli uomini del Compartimento polizia stradale di Bologna aveva preso spunto dall’incremento, negli ultimi mesi, dei furti ai danni degli autisti dei Tir in sosta nelle piazzole dell’autostrada.

Venerdì scorso, intorno alle 4 di notte i malviventi, dopo aver procurato uno squarcio nel telone del veicolo di un polacco intento a riposare, hanno iniziano a trasbordare la merce, 51 colli di abbigliamento di marca, su un analogo mezzo affiancato.

La tecnica utilizzata permette di effettuare il furto senza che il camionista possa accorgersi di quanto stia accadendo ma per i sei già conosciuti per gli stessi reati si sono aperte le porte del carcere.

L’operazionecutting 2” della Squadra di polizia Giudiziaria del Compartimento polizia Stradale di Bologna e Ancona e della sottosezione polizia Stradale di Modena Nord hanno permesso di recuperare la merce sottratta.

fonte Polizia di Stato

Sardegna: attacchi armati a caveaux e portavalori, 23 fermati

Oggi un’organizzazione criminale specializzata in attacchi, con tecniche paramilitari e armi da guerra, a furgoni portavalori e ai caveaux di istituti di vigilanza, è stata smantellata con una operazione congiunta tra Polizia di Stato e Guardia di Finanza.

Sono prevalentemente pregiudicati di origine sarda, le 23 le persone indagate per i reati di associazione per delinquere, rapina, porto illegale di armi da guerra, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e favoreggiamento.

L’operazione, condotta dalle Squadre mobili di Cagliari e Nuoro, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e con la collaborazione del nucleo di Polizia Tributaria di Nuoro, è stata decisa anche per impedire la prossima realizzazione di un assalto ad un furgone portavalori, accuratamente pianificata da alcune settimane.

Il blitz scattato questa mattina che ha visto impegnati circa 300 tra uomini e donne della Polizia di Stato dei reparti speciali, unità cinofile, elicotteri e pattuglie della Polizia stradale, ha riguardato le province di Sassari, Nuoro, Oristano e Pavia.

La lunga indagine condotta dai poliziotti delle Squadre Mobili di Cagliari e Nuoro ha consentito di individuare l’esistenza di una associazione a delinquere di tipo paramilitare che progettava e realizzava efferati delitti non solo in Sardegna ma anche nel resto del territorio nazionale.

Colpita, in particolare, la famiglia degli Olianas, che da anni si è spartita ed ha gestito tutto il connesso malaffare, soprattutto nell’isola.

Il lavoro dei poliziotti ha permesso di seguire tutti i passaggi criminali posti in essere dall’organizzazione: dalla progettazione, ai sopralluoghi, al furto delle autovetture, al reperimento delle armi da guerra per realizzare gli assalti, alle riunioni svolte all’interno di ovili.

È stato possibile, tra l’altro, contestare il clamoroso assalto avvenuto nel 2013 al caveau di Nuoro per un bottino di oltre 6 milioni di euro.

Nel corso dell’inchiesta, i poliziotti hanno inoltre riscontrato, per alcuni degli indagati, il coinvolgimento nel favoreggiamento della latitanza di Pasquale Scanu, ricercato dal 2013 e arrestato il 23 aprile 2015 per il sequestro di un imprenditore campano, commesso, nel 2010, in provincia di Napoli.

fonte Polizia di Stato

Così la cricca imbrogliava Equitalia

Sentenze pilotate, sgravi fiscali illegittimi e, addirittura, cartelle esattoriali sospese o rimborsate. La “cricca” di giudici tributari, commercialisti, funzionari e appartenenti alle forze dell’ordine, poteva davvero “fare i miracoli”, dicono i protagonisti intercettati. In 13 sono finiti in manette con accuse che vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, per aver manipolato ricorsi e decisioni. Dall’informativa stilata dalla Guardia di Finanza, pero’, emerge che gli interessi curati dal sodalizio erano più vasti. In combutta con il Giudice Onofrio D’Onghia Di Paola, per esempio, la commercialista Rossella Paoletti, dietro compenso, avrebbe fatto ottenere ad alcuni clienti la sospensione di una cartella esattoriale da 300mila euro, e avrebbe anche tentato di aggiudicarsi il rimborso delle rate anticipate. Nella vicenda, scrivono gli investigatori, sarebbe coinvolta anche una dipendente di Equitalia, Simona Attanasio. Per il suo intervento, si legge nel documento, Di Paola “ha ricevuto 20mila euro, di cui pero’ ha restituito 5mila poiché la Commissione Tributaria ha sospeso la sentenza ma non ha disposto la restituzione di quanto già pagato dai ricorrenti”, cioè 180mila euro.

E’ il 6 febbraio 2013. Nello studio di Paoletti, considerato dagli inquirenti il “quartier generale” della cricca e tappezzato di microspie, Attanasio e la commercialista parlano di una cartella esattoriale da 300mila euro per la quale si è deciso di fare ricorso. La Paoletti chiede alla dipendente Equitalia di monitorare la pratica e di occuparsene di persona. Poi le consegna qualcosa, “verosimilmente denaro”, scrive la Finanza. Il giorno dopo vengono convocati gli interessati. La professionista fa riferimento a Di Paola, che si occuperà dell’istanza. “La cartella non la dovete pagare – dice la donna – il Presidente mio amico mi sta facendo l’istanza”. Il passo successivo sarebbe l’udienza in Cassazione che, secondo l’indagata “verrà sensibilizzata quando sarà il momento, se ci danno ragione avrete tutta la restituzione, non è un’utopia”. Paoletti è fiduciosa, avendo “le persone giuste al posto giusto”. E assicura ai clienti che il giudice le farà avere anche il rimborso delle rate già pagate. “Chiaramente ci vogliono i soldi per questo” specifica. Il 10 aprile, Di Paola termina il lavoro e batte cassa. Sostiene che 10mila euro vanno versati subito per “preparare”, gli altri andranno consegnati prima dell’udienza. Per il pagamento, giudice e commercialista si scambiano messaggi criptici: “Stiamo organizzando una cena, fammi sapere quando passi. Hanno presentato i documenti per il master e volevano chiederti un’informazione” scrive la donna.

Il 22 giugno, Di Paola ha due notizie, una bella e una brutta: “La sospensione sarà totale” dice trionfante, ma la Commissione non può ordinare direttamente il rimborso. Di Paola restituisce quindi parte del denaro versato: circa 5mila euro. A settembre magistrato e commercialista si accordano su come procedere in Cassazione. Il giudice le ricorda che il cliente è scontento per i troppi soldi pagati e minaccia di sporgere denuncia. Lei lo rassicura: “Ora sono contenti… non gli è arrivato niente da pagare… ti volevano portare a cena”.

di Michele Allegri – Il Messaggero

In trasferta da Catania ad Enna per svuotare i bancomat7

Una banda criminale, in trasferta da Catania ad Enna e con l’aiuto di un complice del posto, aveva messo a segno in poco tempo dei colpi ai bancomat situati all’interno degli ospedali della zona.

Così, 9 persone sono state arrestate, questa mattina, dagli uomini della Squadra mobile di Enna in collaborazione con quelli di Catania e del commissariato di Nicosia.

Diversi furti sono stati attribuiti alla banda che spesso usava far esplodere i bancomat.

Dalle intercettazioni effettuate durante le indagini, è emerso il singolare codice con cui comunicavano.

Tema dominante il “calcetto”: le riunioni tra di loro venivano chiamate “partite”; se un colpo non andava a buon fine a causa dell’intervento della Polizia, usavano dire “l’altra squadra era più forte”, oppure se qualcuno si tirava indietro all’ultimo momento, tra di loro commentavano “che aveva paura di giocare”.

Gli investigatori hanno scoperto anche che la banda sceglieva di volta in volta le persone da coinvolgere per i colpi.

fonte Polizia di Stato