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Oggi a Roma la Manifestazione “Divise in Piazza”
Si è svolta oggi a Roma, in piazza Montecitorio, la manifestazione di protesta “Divise in Piazza”, promossa dalle rappresentanze sindacali delle Forze di Polizia SAP, CONSAP, COISP (Polizia di Stato), SAPPE (Polizia Penitenziaria), SAPAF, UGL (Corpo Forestale dello Stato) e CONAPO (Vigili del Fuoco).
La manifestazione si è tenuta nel giorno in cui il Governo stava varando la legge di Stabilità ed aveva come obiettivo quello di chiedere adeguati stanziamenti per il rinnovo dei contratti di lavoro dei Vigili del Fuoco e delle Forze di Polizia, dopo sei anni di blocco. Tra le motivazioni della protesta anche la mancata convocazione dei sindacati del “Comparto Sicurezza” in vista della manovra e la gestione della riorganizzazione delle forze dell’ordine.
Le rappresentanze sindacali, partendo dall’assunto che quest’estate la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il protrarsi del blocco dei contratti del pubblico impiego, e considerando troppo esiguo l’aumento stipendiale previsto nella manovra governativa (circa 10 euro lorde al mese), hanno chiesto di reperire i fondi nella legge di Stabilità per un “adeguato indennizzo” una tantum di 1.500 euro, che corrisponderebbe ad un quarto di quanto è costato ai lavoratori della sicurezza il blocco a partire dal 2009, e un aumento di 100 euro netti al mese per il contratto triennale.
Nella circostanza, alcuni dirigenti sindacali hanno sottolineato che, in realtà, i motivi di malessere di uomini e donne del comparto sicurezza sono infiniti, tra i quali spicca la “militarizzazione” del Corpo Forestale dello Stato, che annulla esperienze e professionalità, spacciando per riforma una “riformicchia” che non porterà alcuna utilità al sistema sicurezza. Hanno affermato, altresì, che le motivazioni che hanno spinto la quasi totalità dei sindacati in piazza, si riferiscono: contro i tagli alla Polizia Penitenziaria e al sistema giustizia e delle carceri (sarebbe necessario promuovere, in primis, l’istituzione di una Direzione Generale che riconduca a sé tutte le competenze del Corpo, ad oggi frammentate e spezzate in più articolazioni); contro lo spreco continuo di denaro e gli ipotizzati tagli ad autopompe dei Vigili del Fuoco e Volanti della Polizia di Stato, al fine di salvaguardare poltrone, prebende e privilegi (sarebbe necessario, a tal riguardo, provvedere alla unificazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza con quello dei Vigili del Fuoco); contro gli inaccettabili tagli agli uffici, al personale, alle divise, ai mezzi e alle strutture, che hanno debilitato e ridotto al collasso l’apparato della Sicurezza; contro l’inaccettabile inerzia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che ancora non ha attuato, nella Polizia di Stato, la riforma delle carriere varata ben 15 anni or sono (correva l’anno 2000), che prevedeva, tra l’altro, l’istituzione del Ruolo Direttivo Speciale, ruolo mai nato; contro la mancata copertura delle vacanze organiche: “Abbiamo 43mila uomini in meno tra tutte le forze dell’ordine, prossimamente chiuderanno altri 300-400 presidi e da sei anni abbiamo il contratto fermo. Non possiamo accettare che il Governo ci offenda e ci umili con 10 euro di aumento lordi” – queste alcune delle parole pronunciate dal Segretario Generale del SAP, Gianni Tonelli, in occasione del suo intervento in piazza Montecitorio.
Insomma, non una ma molte le ragioni della protesta degli appartenenti alle forze dell’ordine, i quali si sentono mortificati dalle politiche governative, nonostante il meritorio impegno con cui, pur tra mille disagi e sacrifici, sia personali che familiari, cercano di tutelare quotidianamente l’ordine e la sicurezza pubblica, mettendo di sovente a repentaglio la propria incolumità.
Sono intervenuti a sostegno della manifestazione diversi esponenti politici dell’area di centro – destra, tra cui Giorgia Meloni, Maurizio Gasparri, Carlo Giovanardi, Nunzia Di Girolamo, Daniela Santanchè, Laura Ravetto. Di certo, però, quello che ha richiamato in modo particolare l’attenzione è stato il Segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, il quale indossava una maglietta blu con le mostrine e la scritta “Polizia”, molto simile a quella in dotazione alla Polizia di Stato.
Peraltro, per dovere di cronaca e rispetto della verità storica, non si può non rilevare che diverse furono le manifestazioni di protesta, le cui ragioni non erano sostanzialmente diverse da quelle di oggi, che si svolsero anche quando partiti e movimenti di appartenenza dei predetti esponenti politici erano parte attiva della componente governativa. Non hanno aderito alla protesta il SIULP, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato, il SIAP, l’ANFP, ed altre sigle minori.
In particolare, dura è stata la presa di posizione contro la manifestazione da parte dei vertici di SIULP, SIAP ed ANFP, che così si sono espressi: “Le divise sono simbolo di abnegazione e sacrificio, di responsabilità e diuturno impegno. E’ inaccettabile che vengano usate per blandire i poliziotti, tentare di carpirne il consenso e di condizionarne il giudizio. Col Governo abbiamo sempre cercato di instaurare un rapporto costruttivo e leale, anche nella dialettica, a volte dura, delle rispettive posizioni e non possiamo che biasimare chi degrada la sicurezza a strumento di lotta politica e di sterile contrapposizione. Siamo certi che questa strumentale pagliacciata non sortirà alcun effetto, ma vogliamo sottolineare, con forza, la nostra estraneità a questo modo di fare sindacato. Non è di questo che ha bisogno la Polizia di Stato”.
Dott. Rosario Calardo
Sciopero generale, trasporti bloccati 54 cortei: scontri a Milano e Torino
di Corriere della Sera
Protesta contro legge di Stabilità e Jobs Act. Camusso (Cgil): «L’emergenza è il lavoro» Barbagallo (Uil): «Fermiamo l’Italia per farla ripartire nella direzione giusta»
Sciopero generale e 54 manifestazioni venerdì in tutta Italia per protestare contro la legge di Stabilità e il Jobs act. Lo sciopero è stato indetto dai sindacati Cgil e Uil, che parlano di un’adesione del 70 per cento e di «piazze affollatissime». I rispettivi leader, Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo, partecipano ai cortei di Torino e di Roma: non sono mancati scontri nel capoluogo piemontese e a Milano. «Fermiamo l’Italia per farla ripartire nella direzione giusta» apre la mattinata il segretario generale Uil. E Camusso: «L’emergenza che ha questo Paese si chiama lavoro, bisogna fare politiche perché il lavoro ci sia. Il lavoro, non può essere qualunque lavoro senza diritti e senza professionalità. Il messaggio per cambiare il Paese è proprio quello di un Paese che investe sul lavoro e sulla sua qualità». Sullo sciopero interviene anche Giorgio Napolitano: «È bene che ci sia rispetto reciproco» tra le prerogative di governo e sindacati e che «non si vada ad una esasperazione come quella di cui oggi abbiamo il segno. Non fa bene al Paese» osserva il presidente della Repubblica parlando con i giornalisti a Torino. E Matteo Renzi, intanto, dal Forum economico italo-turco di Istanbul, torna a ribadire:«I politici devono avere il coraggio di fare le riforme, soprattutto in Italia dove è necessario cambiare».
Barbagallo: «Jobs Act, il governo parli con i sindacati»
Più in dettaglio, Barbagallo, che loda l’intervento di Napolitano, spiega: «Oggi milioni di lavoratori si astengono dal lavoro, milioni di pensionati partecipano alle nostre iniziative, insieme agli studenti». «Tutti i dati – aggiunge – dicono che il Paese sta andando giù. Vogliamo fermare la caduta e farlo ripartire dal punto di vista economico e del lavoro». Poi, a proposito del Jobs Act, «mi aspetto che questo governo quando parla di riforme del lavoro ne parli con i corpi intermedi, con i sindacati», torna a sottolineare il segretario generale della Uil, sostenendo che margini di intervento ci sono ancora, visto che i decreti attuativi del Jobs Act sono da definire e la legge di stabilità deve concludere l’iter parlamentare. Anche le risorse si possono trovare «mettendo mano alla riforma fiscale, alla lotta all’evasione e alla corruzione».
Camusso: «Ci dispiace che la Cisl non ci sia»
Invoca il dialogo anche Camusso: «È una scelta del governo se continuare a provare a innescare il conflitto oppure discutere. Deve essere chiaro che noi non ci fermiamo. Non si cambia un Paese se non lo si fa con i lavoratori. Altrimenti succede che ci si trova in brutta compagnia come quelle che emergono dalle cronache», dice la leader della Cgil. «Continueremo a contrastare le scelte sbagliate per avere una prospettiva di lavori in questo paese», aggiunge. Segnale, poi, alla Cisl: «Ci dispiace che non ci sia perché il messaggio di non provare a cambiare le scelte del governo è un messaggio di rassegnazione – prosegue la leader della Cgil -. Noi pensiamo che il paese non abbia bisogno di rassegnazione».
Napolitano: «Si trovi la via della discussione pacata»
Quanto al presidente Napolitano, il capo dello Stato premette, parlando dello sciopero generale, che lui «ovviamente non entra nel merito delle ragioni degli uni o degli altri». Poi, aggiunge: «Mi auguro che si discutano sia le decisioni già prese, come quella della legge di riforma del mercato del lavoro, sia quelle da prendere soprattutto per il rilancio dell’economia e dell’occupazione in un contesto europeo». E che per queste tematiche così importanti per il Paese, ha sottolineato «si trovi la via di un discussione pacata». «Naturalmente poi il governo ha le sue prerogative, le ha anche il Parlamento ed ha il suo ruolo da svolgere il sindacato», aggiunge.
I disagi
Lo sciopero riguarda tutti i settori, dalla scuola ai trasporti, dalla sanità agli uffici pubblici, e prevede l’astensione per tutta la giornata lavorativa. Giovedì sera il ministro Lupi ha revocato la precettazione dei ferrovieri decisa mercoledì, scelta che era stata definita «gravissima» da Cgil e Uil: l’adesione, secondo i sindacati, riguarda il 48% dei convogli non garantiti. Nel trasporto pubblico e autostradale, gli orari variano per luogo. Per quanto riguarda traghetti e navi: ritardo di 8 ore alla partenza. Per i treni, sono garantiti i regionali dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21.
Voli cancellati
Nella mattinata, disagi per i viaggiatori negli scali aeroportuali romani a Fiumicino e Ciampino. Lo sciopero coinvolge, dalle 10 alle 18, il personale navigante delle compagnie e gli addetti delle attività operative. Regolari i voli intercontinentali di Alitalia, che ha invece cancellato alcuni altri voli: circa 200 su tutto il territorio nazionale, il 50% in via preventiva a Fiumicino, oltre a 35 delle altre compagnie, 110 da Milano e 140 da Milano Malpensa. La società spiega che il numero delle cancellazioni (circa il 50% dei voli previsti per la giornata) è legato allo stop dei controllori di volo dell’Enav (sempre per lo sciopero generale) e che tutti i passeggeri sono stati riprotetti nei giorni scorsi su altri voli. Per quanto riguarda le altre compagnie straniere e italiane sono 35 le cancellazioni dei voli in partenza da Fiumicino e 10 da Ciampino. Ryanair già mercoledì aveva annunciato la soppressione di 188 voli da e per l’Italia (qui i dettagli e le modalità di rimborso).
Le città
Milano
Al via alle 9.30 la manifestazione di Milano: partenza da Porta Venezia per arrivare davanti al Duomo per quanto riguarda i lavoratori e, verso le 13, scontri nei pressi della Stazione Centrale e del Pirellone, vecchio palazzo della Regione, in quello degli studenti. Undici agenti sono rimasti contusi. Dal palco, interventi di Graziano Gorla, segretario generale Cgil Milano, e Danilo Margheritella, segretario generale Uil. Nella prima mattinata, un gruppo di esponenti di «Attitudine No Expo» aveva già occupato simbolicamente il cantiere di Expo improvvisando un corteo e srotolando alcuni striscioni contro l’Esposizione universale.
Torino
Scontri tra forze dell’ordine, studenti e autonomi anche nel capoluogo piemontese, dove in 70.000, arrivati con oltre 200 pullman, hanno sfilato. La manifestazione con Susanna Camusso è stata caratterizzata anche dalla accesa protesta dei vigili del fuoco contro i tagli.
Roma
Il corteo con Barbagallo è partito alle ore 9.30 da piazza Esquilino per arrivare, alle 11.30 circa, in piazza Santi Apostoli dove è previsto l’intervento del segretario generale della Uil. A margine della manifestazione si sono verificati alcuni incidenti durante un tentativo di sgombero di un palazzo occupato nei pressi del Policlinico Umberto I.
Genova
Copertoni di auto in fiamme e transenne a bloccare lungomare Canepa nei pressi del varco di ponte Etiopia da parte di un gruppo di lavoratori del porto di Genova. Pesanti le ripercussioni sul traffico cittadino.
Firenze, Pisa, Siena
Tre manifestazioni in Toscana: a Firenze, Siena e Pisa. Un centinaio di auto con bandiere dei sindacati Cgil e Uil diretti alla manifestazione di Pisa, hanno rallentato il traffico sulla A/12 da Viareggio con blocchi al casello di Pisa. La manifestazione di Pisa riunisce anche i manifestanti delle province di Massa Carrara e di Livorno.
Bologna
Quattro cortei a Bologna, culminati con lancio di letame contro la sede di Ncd ed Hera, fornitore di servizi ambientali ed energetici. Nel capoluogo emiliano si erano già messi in moto nella notte gli studenti di Link Bologna: un Babbo Natale con il volto di Matteo Renzi ha distribuito «pacchi regalo» a studenti e precari che affollano la zona universitaria. I pacchi sono stati poi depositati sotto il grande albero di Natale in piazza Nettuno. «I provvedimenti del governo Renzi – dicono – sono un “pacco” per la nostra generazione: jobs act, Sblocca Italia, Piano scuola, Decreto Poletti».
Perugia
Blocco totale della produzione anche alla Perugina a sostegno della «vertenza umbra».«Solo una ventina le persone entrate nello stabilimento di San Sisto», fanno sapere i vertici sindacali locali. In prima fila anche precari e studenti. Questi ultimi hanno improvvisato un «flash mob».
Altre città
A Napoli si tiene una manifestazione regionale, con un corteo partito alle ore 9,30 da piazza Mancini per approdare in piazza Matteotti, dove sono previsti i comizi di Anna Rea, segretaria generale della Uil Campania e Gianna Fracassi, segretaria nazionale della Cgil. Tre in totale i cortei, per circa 50.000 partecipanti. Sei i cortei a Bari, dove è stato disposto un piano di traffico straordinario e dove l’ex premier Massimo D’Alema è stato sonoramente contestato dai lavoratori. In Veneto manifestazioni in tutte le province. Manifestazioni anche in Sicilia: a Palermo sono scesi in piazza in 15.000 e gli orchestrali hanno invaso il tetto del teatro Politeama.
Sfruttava le minorenni, risarcimento e sconto per la cella sovraffollata
di Corriere della Sera
Prima applicazione del decreto legge di giugno. Ad un carcerato albanese condannato a 6 anni, liquidati 4.808 euro: era stato detenuto 701 giorni in meno di 3 metri.
Risarcimento di 4.808 euro per 601 giorni di detenzione in condizioni inumane di sovraffollamento carcerario, e 10 giorni di detrazione della pena sui residui 100 giorni che ancora gli restavano da scontare: è la prima applicazione a Padova del «rimedio compensativo» introdotto dal decreto legge 92 del 26 giugno per placare Strasburgo ed evitare una raffica di condanne dell’Italia da parte della Corte europea dei Diritti dell’uomo, che con le sentenze Sulejmanovic il 16 luglio 2009 e Torregiani l’8 gennaio 2013 aveva indicato in 3 metri quadrati per detenuto lo spazio minimo in cella sotto il quale la detenzione diventa automaticamente «trattamento disumano e degradante», cioè tortura.
Il decreto legge introduce una riduzione di pena di 1 giorno di detenzione per ogni 10 giorni trascorsi in condizioni inumane, oppure il risarcimento di 8 euro al giorno se la detenzione si è già conclusa. Ad oggi, tuttavia, pur a fronte di parecchie migliaia di richieste già formulate dai detenuti in tutta Italia, molti uffici di Sorveglianza o non hanno ancora maturato un orientamento (come Milano e Napoli, che per priorità lavorano intanto sullo smaltimento delle istanze di «liberazioni anticipata» passibili di determinare l’urgente messa in libertà dei detenuti richiedenti); oppure stanno adottando – come a Vercelli – una linea restrittiva che sfocia in molte dichiarazioni di inammissibilità dei ricorsi.
Diversa l’interpretazione a Padova, e in genere nel distretto di Venezia come pure a Genova. Nel caso esaminato dalla giudice di sorveglianza Linda Arata, un carcerato albanese condannato a 6 anni (per associazione a delinquere, prostituzione minorile, violenza privata e falsa testimonianza) lamentava tutta la propria attuale detenzione nella casa di reclusione di Padova. La giudice ha però circoscritto il titolo di risarcimento al periodo in cui si è ricostruito che il detenuto era stato in cella con altre due persone, situazione che faceva scendere lo spazio disponibile pro capite a 2 metri e 85 centimetri: misura nella quale la giudice, in dissenso dal ministero della Giustizia che ora ha fatto reclamo contro l’ordinanza, ha escluso il bagno «in quanto mero vano accessorio della camera detentiva», e «gli arredi inamovibili come l’armadio», conteggiando invece «letto e tavolino e sgabelli in quanto arredi che possono essere spostati».
Con questi paletti sono risultati 701 i giorni trascorsi in cella dal detenuto albanese in condizioni disumane. Dall’esecuzione della pena residua di 100 giorni la giudice gli ha allora detratto 10 giorni (appunto uno ogni dieci), tolti i quali il detenuto è tornato in libertà il 2 settembre. Per gli altri pregressi «601 giorni di detenzione in condizioni di illegalità», la giudice ha «applicato il criterio di liquidazione residuale del risarcimento predeterminato dal legislatore» di 8 euro al giorno, per un totale quindi di 4.808 euro.
Chiunque può denunciare la scomparsa di una persona
E’ la novità più importante introdotta con le disposizioni previste dalla legge 203/2012. Attivi nella ricerca anche enti locali, associazioni del volontariato e organi di informazione
In vigore da oggi le ‘Disposizioni per la ricerca delle persone scomparse’, previste dalla legge n.203 del 14 novembre 2012.
Elemento innovativo è la denuncia di scomparsa che può essere presentata da qualunque persona ne sia a conoscenza, alle Forze di polizia o alla polizia locale – dunque non solo dai familiari – per l’avvio immediato dell’attività di ricerca ed il contestuale inserimento dei dati nel centro elaborazione dati interforze. Altra importante novità è data dal tempestivo coinvolgimento del commissario straordinario per le persone scomparse da parte dei prefetti che devono intraprendere tutte le iniziative necessarie a favorire le ricerche, fatti salvi i compiti dell’autorità giudiziaria.
L’attività di ricerca sarà effettuata con il concorso degli enti locali, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e del sistema di protezione civile, delle associazioni del volontariato sociale e di altri enti, anche privati, attivi sul territorio. Con il consenso dei familiari interessati, giocano un importante ruolo anche gli organi di informazione, comprese le strutture televisive e radiofoniche specializzate, che hanno esperienza nella ricerca di informazioni sulle persone scomparse.
Obbligatoria, infine, la revoca della denuncia nel caso in cui vengano meno i motivi che ne hanno dato luogo.
Passaporti: cambiano le regole per i minorenni
da Polizia di Stato
Novità in arrivo per i passaporti italiani. A partire dal 26 giugno 2012 tutti i minori potranno viaggiare fuori dall’Italia soltanto con un documento di viaggio individuale. Non sono quindi più valide tutte le iscrizioni dei minori sul passaporto dei genitori.
I passaporti dei genitori con iscrizioni di figli minori rimangono comunque validi per i titolari fino alla naturale scadenza.
Tale norma è valida anche per chi decide di utilizzare il passaporto per spostarsi in Europa
Avvocati: se il cliente non paga, il fascicolo va restituito?
da Casa del Consumatore
Non eravate soddisfatti del vostro avvocato ed avete cambiato difensore? In casi come questi sappiate che dovete pagare tutti i compensi dovuti al vostro precedente avvocato.
Cosa capita peró se ci sono contestazioni sulla sua parcella o non siete in grado di pagare subito il dovuto? Può il “vecchio” difensore rifiutarsi di consegnarvi il fascicolo con i vostri documenti e gli atti di causa se non gli avete pagato integralmente la parcella?
Con una recente sentenza le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno detto no, l’avvocato vi deve consegnare subito tutto, anche se i suoi onorari non sono stati ancora pagati.
Se non lo fa, incorre in un illecito disciplinare, che deve essere sanzionato dal Consiglio dell’Ordine di appartenenza. Nel caso sottoposto alla Corte l’avvocato, ricevuta la revoca del mandato, si era di fatto sottratto dal restituire al cliente la sua documentazione e persino la sentenza, impedendogli di poter agire contro la parte che aveva perso la causa.
Il cliente a quel punto aveva presentato un esposto contro l’avvocato e il Consiglio dell’ordine gli aveva applicato una sanzione disciplinare. La Cassazione, nel dar ragione al Consiglio Nazionale Forense, ha confermato che l’avvocato, anche se non ė stato ancora pagato per le sue prestazioni, ė obbligato a restituire tutta la documentazione al cliente, senza perdite di tempo e ostacoli di sorta.