Terrorismo: Polizia arresta sostenitrice Isis

Dopo una mirata attività di monitoraggio da parte degli uomini della Polizia di Stato dell’Antiterrorismo del Capoluogo milanese, lo scorso settembre la donna è stata sottoposta ad una perquisizione delegata che ha consentito di reperire elementi determinanti circa l’intraneità della stessa nei circuiti radicali di matrice jihadista.
Difatti, nel suo telefono, sono stati individuati manuali per l’addestramento, contenuti audio e video-fotografici di chiaro stampo apologetico dell’ISIS – con anche recentissimi riferimenti al teatro afghano relativi, in particolare, al rinvenimento della foto, diffusa dai canali mediatici del Califfato, del responsabile del grave attentato esplosivo posto in essere presso l’aeroporto di Kabul il 26 agosto 2021 e rivendicato da “ISIS Khorasan”. Sono state altresì individuate oltre 2000 chat che confermano il suo ruolo propulsivo nell’ambito di un “network femminile”, di sostegno materiale ed ideologico “Stato Islamico”, attraverso rapporti diretti, sempre via chat, con mogli di detenuti per fatti di terrorismo o con mogli di combattenti prevalentemente riconducibili alla formazione terroristica della jihad o guerra santa. Emblematica, a riprova della sua funzione di arruolamento e proselitismo, una chat WhatsApp tra l’indagata e una ragazza kosovara in via di radicalizzazione religiosa, a cui l’arrestata fornisce non solo appoggio sulla scelta di un marito con “capelli lunghi e barba” insieme al quale morire da martire, ma anche cerca di rafforzare il percorso di fede della sedicenne che sogna di celebrare un matrimonio “bagnato con il sangue dei miscredenti”.
L’appartenenza  della donna all’ISIS ed alla sua cellula balcanica è provata da una registrazione audio in cui la stessa si esibisce in un anasheed, canto a cappella islamico, che testimonia la condizione di assoluta sottomissione al Califfato islamico e all’esaltazione del suo defunto leader Abu Bakr Al Baghdad, in onore del quale la ragazza manifesta la propria disponibilità al martirio.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Ndrangheta: vasta operazione della Polizia di Stato su tutto il territorio nazionale.

Dalle prime ore di oggi, le Squadre Mobili di Reggio Calabria, Milano, Firenze e Livorno, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, hanno eseguito oltre 100 misure cautelari emesse dalle Procure Distrettuali Antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze, a conclusione di articolate indagini che hanno riguardato esponenti della ndrangheta operanti in stretto accordo tra loro, in diverse parti del territorio nazionale.

Le attività investigative, nell’ambito delle quali è stata sequestrata oltre una tonnellata di cocaina importata dal sudamerica, hanno riguardato soggetti di origine calabrese provenienti dalla Piana di Gioia Tauro, presunti appartenenti alla cosca Molè, attivi anche in Lombardia e in Toscana, e con ramificazioni internazionali.

I reati contestati sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti , usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione.

Il filone milanese delle indagini è stato condotto congiuntamente dalla Polizia di Stato e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Como.

Maggiori dettagli saranno forniti nelle conferenze stampa che si terranno alle 10,45 di questa mattina presso la Procura della Repubblica di Milano e di Firenze  e presso la Questura di Reggio Calabria.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Matera, 4 arresti per metodo mafioso

Nel corso della mattinata odierna, a seguito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di questa Procura della Repubblica e condotte dalla Polizia di Stato di Matera, è stata data esecuzione alla ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Potenza che ha disposto misure cautelari nei confronti di quattro soggetti, per il reato di danneggiamento di immobile aggravato dal c.d. “metodo mafioso” e dall’aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa.
Le misure sono state eseguite unitamente ad altrettante perquisizioni personali, veicolari e domiciliari dai poliziotti della squadra mobile.
Dai primi accertamenti risultava: che nella notte del 29 ottobre 2020, veniva appiccato il fuoco alla vetrata esterna di un’Agenzia Funebre nel centro di Matera, utilizzando del liquido infiammabile ed allontanandosi subito dopo; che a seguito dell’incendio risultavano danneggiate dalle fiamme la vetrata esterna dell’Agenzia, parte dell’ingresso e la facciata del palazzo; che le fiamme avevano lambito le finestre dell’abitazione posta al primo piano dell’immobile, al cui interno fortunatamente non vi era nessuno, ed avevano interessato la sede stradale, ove solo grazie alla prontezza degli automobilisti di passaggio non si erano registrati ulteriori danni a cose o persone.
Nell’immediatezza dei fatti personale della Squadra Mobile di Matera individuava l’autovettura usata dagli autori dell’incendio e risaliva al proprietario, residente a Santeramo in Colle (BA).
L’immediata perquisizione domiciliare e veicolare, effettuata alle ore 06.00 del giorno 29.10.2020, consentiva di sequestrare il tappetino dell’abitacolo dell’autovettura, imbevuto di benzina verosimilmente contenuta nella tanica utilizzata dagli autori dell’incendio.
Successivamente, l’analisi delle immagini di molte telecamere, sia pubbliche che private posizionate in Matera, Santeramo in Colle ed Altamura (BA), l’escussione di numerose persone informate sui fatti, le acquisizioni documentali presso il Comune di Matera e l’analisi della situazione patrimoniale delle Agenzie Funebri coinvolte nella vicenda, consentivano, a livello di gravità indiziaria, sia l’individuazione degli autori materiali dell’incendio, sia del mandante, membro di una famiglia che gestisce un’Agenzia funebre concorrente a quella della vittima, sempre avente sede in Matera. Veniva inoltre individuato il probabile movente del reato, da ricercare nella volontà di colpire con una modalità tipicamente mafiosa un’impresa concorrente, in grado di fornire dei servizi funebri con un miglior rapporto qualità/prezzo. Tale movente si rifletteva nelle modalità utilizzati dagli autori del fatto, finalizzate a mandare un chiaro messaggio intimidatorio alla persona offesa, sulla falsariga di quanto avvenuto nel recente passato al altri imprenditori materani (a Matera fino ad un recente passato: nel centro cittadino furono dieci gli attentati incendiari ad altrettante attività commerciali tra il 2015 ed il 2016) per determinarne assoggettamento e omertà.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Firenze maxi operazione Polizia e GdF

La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Firenze stanno eseguendo nel capoluogo toscano e in alcune località nelle provincie di Salerno, Prato, Latina, Verona e Potenza, misure cautelari e perquisizioni nei confronti di 13 indagati nell’ambito di un’operazione di polizia, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia fiorentina e coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia, con la quale è stata fermata l’ascesa di un clan camorristico e sono stati bloccati finanziamenti covid. I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di associazione a delinquere, con l’aggravante mafiosa, finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, ricettazione, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, violazione della normativa in materia di immigrazione, all’indebita percezione di erogazioni pubbliche, nonché al riciclaggio e al reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

 di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Vasta operazione antimafia contro Cosa Nostra

I poliziotti della Squadra mobile a seguito della richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia hanno arrestato 7 persone, indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso dedita alla commissione di estorsioni e al traffico di sostanze stupefacenti; uno degli arrestati è il reggente di cosa nostra a Caltanissetta

Gli esiti delle indagini hanno consentito di sostenere l’attuale operatività di un gruppo mafioso aderente a cosa nostra nissena, facente capo a uno degli arrestati che è riuscito a rinvigorire il sodalizio, riorganizzando la famiglia mafiosa di Caltanissetta. Sin da subito, l’attività d’indagine ha permesso agli investigatori di rilevare come lo stesso abbia assunto un ruolo di primo piano nel panorama mafioso cittadino; ciò a causa del vuoto di potere determinato dall’assenza di uomini d’onore per via delle numerose carcerazioni degli ultimi anni e del pentimento di alcuni storici sodali.

Costui, facendo sfoggio del suo strapotere delinquenziale, si è speso costantemente per il reperimento di denaro necessario per il sostegno della carcerazione dei detenuti mafiosi.

Le indagini hanno dato piena contezza della smisurata crescita criminale mafiosa dello stesso, che in più occasioni ha rimarcato la sua fedeltà alle regole mafiose che non avrebbe mai tradito, così come non avrebbe mai fatto mancare il suo supporto ai mafiosi che si trovano in galera e che a lui hanno insegnato quelle regole; regole che lui stesso cerca di tramandare ai suoi affiliati, odierni arrestati.

Lo stesso ha fidelizzato tutti i suoi sodali tranquillizzandoli sempre del fatto che, qualora arrestati, lui si sarebbe impegnato al loro mantenimento in carcere, come fatto in passato in occasione di loro precedenti arresti, a seguito dei quali non lo hanno mai tradito.

Il sodalizio era anche dedito a una capillare attività di estorsione ai danni di imprenditori nisseni.

Tutti i sodali hanno operato secondo schemi mafiosi tradizionali, riducendo i contatti tra loro, organizzando incontri in aperta campagna, scambiando tra loro i “pizzini” di provenzaniana memoria, nella convinzione di poter così eludere le attenzioni investigative da parte della Polizia.

Un importante svolta delle indagini è scaturita in occasione della notifica di un avviso di conclusione indagini, inerenti a un altro procedimento per droga,; in quell’occasione, a conferma del suo ruolo di vertice, lo stesso si è preoccupato di fare accantonare delle somme di denaro necessarie al suo mantenimento una volta che fosse stato arrestato anche lui. Di particolare interesse lo stupore del capomafia che si è ritrovato indagato nonostante le accortezze impiegate, quali spostarsi per “chilometri” per parlare di persona con i suoi accoliti o riportare tutto su “pizzini” che poi ingoiava.

Il ruolo di capo dell’organizzazione mafiosa riconosciuto all’arrestato sul territorio è stato desunto da innumerevoli episodi quali, ad esempio, la richiesta d’intervento da parte di alcuni pregiudicati nisseni che lo avevano chiamato a svolgere il ruolo di paciere; la risoluzione di controversie sorte tra due imprenditori nell’ambito delle trattative di vendita di un autolavaggio; la manifesta volontà di  inserirsi nei lucrosi settori della compravendita immobiliare, dei lavori di edilizia, dopo essersi già inserito in quello della vendita di autovetture, così da assicurarsi canali di investimento per il riciclaggio dei proventi delle attività illecite e ottenere così guadagni in nero da destinare anche al mantenimento delle famiglie dei carcerati.

La cassa dell’organizzazione mafiosa è stata foraggiata grazie all’intensa attività di spaccio attuata dallo stesso e  dai suoi sodali, odierni arrestati, ed anche grazie alla tradizionale attività estorsiva, cui sono stati sottoposti diversi commercianti di Caltanissetta e provincia, cui è stato apertamente spiegato che le dazioni estorsive servivano anche per mantenere i detenuti.

L’intera attività investigativa si è basata su intercettazioni telefoniche e ambientali, senza che nessun apporto dichiarativo sia stato fornito dalle vittime delle estorsioni; ciò a riprova dell’immutata forza di intimidazione del sodalizio mafioso in grado di imporre un clima di diffusa omertà.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Operazione “Jammer”

La polizia di Stato di Trapani sta eseguendo una vasta  operazione contro alcune bande specializzate nell’assalto alle postazioni bancomat mediante l’utilizzo di escavatori operanti nel territorio delle province di Trapani e Catania.
Oltre un centinaio di poliziotti della squadre mobili di Trapani e Catania, coordinati Servizio Centrale Operativo, unitamente agli investigatori del Commissariato di P.S. Marsala, stanno dando esecuzione a 18 provvedimenti cautelari richiesti dalla Procura della Repubblica di Marsala contro altrettanti indagati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, furto, danneggiamento aggravato e simulazione di reato.
In corso anche numerose perquisizioni con l’ausilio di unità cinofile dei Reparti Prevenzione Crimine e di un elicottero del Reparto Volo di Palermo.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

OPERAZIONE “MIRÒ”

La Polizia di Stato di Palermo sta eseguendo numerosi arresti nei confronti di soggetti abitualmente dediti all’approvvigionamento ed al conseguente smercio di cocaina nel territorio.

Le indagini dei poliziotti del Commissariato di Partinico hanno permesso di accertare come l’illecita attività sia stata condotta ben oltre i confini di Partinico, arrivando ad interessare altri comuni della provincia palermitana come Balestrate, Trappeto, Camporeale, San Cipirello, nonché del trapanese come Alcamo, Castellammare del Golfo, Santa Ninfa, Gibellina, Mazara del Vallo.

L’intensità di traffici, la sussistenza di modalità organizzative di svolgimento dell’attività criminale, la numerosissima clientela acquisita e nel tempo fidelizzata, l’estesa dimensione territoriale dell’attività di spaccio, il rilevante volume di affari, la pluralità di canali di approvvigionamento della droga, il ricorso anche a modalità violente per il recupero dei crediti e la completa indifferenza alle operazioni di polizia giudiziaria rappresentano le caratteristiche principali che hanno impregnato la malavita partinicese nell’ambito dello spaccio al dettaglio e non solo.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Rovigo. La Polizia di Stato ha smantellato una organizzazione criminale dedita alle truffe nella compravendita di autovetture.

Dieci le persone destinatarie di ordinanza di custodia cautelare in carcere, una agli arresti domiciliari, due interdette all’esercizio di attività di impresa. 18 in totale gli indagati, disposti, inoltre, i sequestri di 13 conti correnti e beni per oltre 700.000 euro. Diverse decine le persone, vittime di raggiri con ingenti danni economici stimati al momento in oltre 600.000 euro.

Le indagini dei poliziotti della  Polizia Stradale di Rovigo in collaborazione con quella di Vicenza, hanno permesso di accertare l’esistenza di una associazione a delinquere specializzata nel vendere a più persone auto di particolare valore economico a prezzi particolarmente vantaggiosi presentandole come veicoli di importazione estera senza poi consegnarle agli acquirenti.

Il nome dell’operazione prende spunto dal fatto che il gruppo criminale ha sfruttato a proprio vantaggio il periodo di lockdown, operando attraverso internet senza che gli acquirenti potessero approfondire le verifiche sui veicoli di interesse. Ai veicoli fittiziamente messi in vendita, già immatricolati in Italia, infatti, erano state tolte le targhe e cancellati i numeri di telaio riportati nelle diverse parti visibili del veicolo.

Grazie poi alla pubblicizzazione su diversi siti internet l’associazione ha potuto truffare persone di più regioni del nord e del centro Italia (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna in particolare).

Gli arrestati, tutti con precedenti, provengono in gran parte dal Veneto (Pordenone, Padova, Treviso, Venezia) uno è di Piacenza mentre un pescarese è ai domiciliari.

Le ordinanze  sono arrivate a conclusione di accertamenti partiti da un anomalo tentativo di immatricolazione di due auto che, grazie alla segnalazione della motorizzazione civile rodigina, portavano ad un controllo della Polizia Stradale ad una concessionaria auto di Occhiobello (Rovigo). Concessionaria che, intestata ad un prestanome, nei giorni immediatamente successivi chiudeva svuotando i locali.

Dopo questo episodio i criminali non hanno interrotto la loro attività truffaldina, proseguendo i loro traffici e rivendendo all’estero auto acquisite da società di noleggio o in leasing danneggiando così le ditte del settore.

I consigli della Polizia Stradale per l’acquisto di auto sono di usare molta cautela in caso di veicoli proposti a prezzi “troppo vantaggiosi”, di visionare  sempre il numero di telaio per poter fare le opportune verifiche e di pagare attraverso bonifico bancario dove la causale dovrà contenere oltre l’indicazione di saldo autovettura, numero di targa e di telaio oltre alla dicitura “salvo diritto di recesso” in modo tale che la banca versi al venditore il denaro solo una volta trascorsi i 14 giorni nei quali è ammesso il ripensamento da parte del comparatore.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Caserta, traffico di sostanze stupefacenti scoperto dalla Polizia

L’operazione di polizia è stata realizzata nell’ambito di un servizio della Squadra Mobile di Caserta, predisposto al fine di contrastare il fenomeno dello spaccio di droga.

I poliziotti, nel corso delle attività di appostamento, hanno sottoposto a controllo un autoarticolato sospetto, individuato nei pressi dell’area di servizio “San Nicola ovest”, lungo l’Autostrada A1.

Considerate le enormi dimensioni del mezzo e le numerose pedane trasportate, costituite da materiale plastico destinato agli imballaggi, l’autoarticolato è stato condotto presso la sede del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Caserta, al fine di effettuare una accurata perquisizione, con il supporto logistico della Brigata Garibaldi dell’Esercito Italiano – che ha fornito la disponibilità di “muletti” per movimentare le pedane – e di unità cinofile della Guardia di Finanza.

La perquisizione ha consentito di individuare un doppio fondo, ricavato sotto le pedane trasportate, costruito per occultare un ingente carico di droga.

È stato infatti rinvenuto e sottoposto a sequestro un carico di circa 205 kg di cocaina, suddiviso in 175 involucri di cellophane, a forma di “panetto”, alcuni dei quali riportanti le diciture “CK”, “JEFE” o ancora “T3J”.

L’operazione costituisce uno dei maggiori sequestri di droga operati dalla Polizia di Stato di Caserta. La cocaina sequestrata avrebbe prodotto, se immessa sul mercato, illeciti guadagni per oltre 10 milioni di euro.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Cosenza. ‘Ndrangheta Arresti.

Eseguite dalla Polizia di Stato 17 misure cautelari personali e sequestri di società e imprese, nei confronti di esponenti e soggetti vicini alla cosca di ‘Ndrangheta dei Forastefano operante nella Sibaritide
E’ in corso dalla prima mattinata odierna un’importante operazione della Polizia di Stato, che sta dando esecuzione a un articolato provvedimento restrittivo emesso dal GIP del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 17 soggetti appartenenti e vicini al potente clan di ‘ndrangheta dei FORASTEFANO, operante a Cassano all’Ionio e in tutta la Sibaritide, dedito alle estorsioni e all’intestazione fittizia di beni.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Sato