In un’operazione condotta dalla Squadra mobile e dal Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale di Frosinone, sono stati identificati i membri di un’associazione per delinquere dedita al traffico illecito di rifiuti oltre la frontiera e trasferimento fraudolento di valori. Gli inquirenti hanno deciso per gli arresti domiciliari di nove persone provenienti da varie regioni (Lazio, Campania e il Friuli Venezia Giulia) .Quattro società sono state poste sotto sequestrate cosi come sono stati sequestrati due milioni e mezzo di euro in contanti e prodotti finanziari. L’indagine parte nel giugno del 2019 quando si verificò un incendio di vaste proporzioni in un impianto di trattamento dei rifiuti nell’area industriale di Frosinone . In effetti, dall’attività investigativa svolta è venuta fuori una cooperazione tra gli amministratori occulti dell’impianto cittadino distrutto e le numerose società campane che scaricavano i rifiuti insieme ad altri proprietari di siti di smaltimento e recupero. Ingenti quantità di rifiuti che dovevano essere smaltiti in Campania sono stati convogliati verso un imprenditore del frusinate. I rifiuti sono stati riclassificati in rifiuto speciale senza subire alcun trattamento che alterasse effettivamente le loro caratteristiche e la loro composizione, aggirando così la normativa.
Il legislatore nazionale infatti ha stabilito il principio dell’autosufficienza su base regionale dello smaltimento dei rifiuti urbani; pertanto, è vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in Regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti. “… lo smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi è attuato con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata dì impianti in modo da realizzare l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi e dei rifiuti del loro trattamento in ambiti territoriali ottimali (d. lgs. n. 152/2006, art. 182-bis, comma 1-fonte gazzettaamministrativa.it)… ” Secondo le indagini, il traffico illecito dei rifiuti non è finito con l’incendio dell’impianto di Frosinone. L’impianto , guidato da un imprenditore locale e un imprenditore campano come dominus occulti, ha continuato a funzionare in tutto il paese e in tutto il mondo. I due hanno continuato a fare intermediazioni mentre cercavano un luogo per stabilire il nuovo centro dei loro affari. E’ stato scelto un capannone ad Aviano, in provincia di Pordenone che veniva regolarmente utilizzato per lo stoccaggio illegale di ingenti quantità di rifiuti misti, inclusi quelli ospedalieri.
Direttore Umberto Buzzoni
foto Polizia di Stato