Sorelline uccise a Lecco, la madre infierì su di loro con 90 coltellate

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Si è accanita sul corpo delle tre figlie con una violenza, sferrando almeno 30 coltellate per ciascuno corpo. Sono gli esiti dell’autopsia sulle tre sorelline di Lecco, uccise in casa dalla madre Edlira Dobrushi nella notte dell’8 marzo. La donna si era separata dal marito. “Ero disperata”, le prime parole dopo la furia omicida.

Edlira Dobrushi è accusata di omicidio plurimo aggravato dal rapporto di consanguineità. Simona, Kesi e Sidny furono accoltellate in casa, nel rione Chiuso di Lecco. L’avvocato della donna, secondo Il Giorno, riferisce che quando non è sedata, sono riusciti a parlare degli aspetti processuali della vicenda: “le ho spiegato cosa sta succedendo, la prossima perizia e le conseguenze”. “Non volevo che vivessero una vita di disperazione”, avrebbe detto Edlia Dobrushi agli inquirenti subito dopo gli omicidi.

Sorelline uccise dalla mamma a Lecco, una di loro provò a chiamare il 112

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Una chiamata arrivata ai centralini del 112 di Lecco nella notte tra sabato e domenica, poco dopo le due e un quarto. L’operatore riesce a distinguere solo urla e voci concitate: alla cornetta non risponde nessuno e dopo pochi secondi la telefonata si interrompe. Proprio in quei minuti, a Lecco, Edlira Dobrushi, 37 anni, stava uccidendo le tre figlie: a chiamare i soccorsi sarebbe stata una delle tre giovani vittime.

Proprio in quegli istanti, riporta il Corriere della Sera, un vicino sentì provenire delle urla dall’appartamento della famiglia e uscì sul pianerottolo. L’uomo decise però di non chiamare i carabinieri: “Non era la prima volta che accadeva e non mi sembrò strano”. Passeranno altre quattro ore prima della chiamata al 118 da parte di un altro vicino, l’uomo a cui la madre ha bussato, sotto shock e ricoperta di sangue, all’alba di domenica.

La donna è ora piantonata in ospedale, dove è stata ricoverata, ferita e in stato confusionale, dopo aver tentato il suicidio. Nelle prossime ore gli investigatori dovrebbero interrogare il marito, Bashkim Dobrushi, padre delle tre bimbe uccise. L’uomo, che aveva iniziato una relazione con un’altra donna, era tornato in Albania.

E intanto dai social network emergono le ultime frasi postate da Simona Dubroshi, la maggiore delle tre sorelle uccise. Una ragazzina sveglia, che non aveva paura a rispondere a tono anche alle domande più scomode. Come quando qualcuno, su Ask.fm, le chiese: “Come distinguere una persona buona da una cattiva?”. E lei: “Come fai a distinguere un piatto buono da uno cattivo? Assaggiandolo, no? Quindi bisognerebbe conoscerla quella persona, prima di giudicare”. Sul sito, così come su Facebook, non era registrata con il suo vero nome, ma come Simona Gomez, in omaggio all’attrice e cantante Selena Gomez, che era il suo idolo insieme a Justin Bieber.

Una tredicenne determinata che, ignorando cosa le avrebbe riservato il futuro, alla domanda “Cosa faresti oggi se non ci fosse un domani?” rispondeva “Cercherei di realizzare i miei sogni”. Oggi resta solo un grande vuoto, e la disperazione di chi la conosceva. Su Facebook la cugina, registrata come Olivia, la ricorda così: “Eri la cugina migliore di sto mondo.. come hai potuto lasciarmi in questa merda? cos’hai fatto di male per esserti capitato ciò? già mi manchi e le lacrime che sto buttando ora nemmeno te le immagini”.