La madre di Cocò, il bimbo di 3 anni ucciso domenica a Cosenza insieme ai nonni, e i cui corpi carbonizzati sono stati trovati in un auto, è sicura: “Lo hanno ucciso perché conosceva i suoi assassini”. Antonia Iannicelli, attualmente in carcere, è disperata. “Li ha visti in faccia e così lo hanno ucciso, vigliacchi – dice in una intervista a “La Stampa” -. Quando uscirò dalla prigione andrò via dalla Calabria”.
Gli inquirenti continuano a lavorare senza sosta per trovare gli assassini di Cocò, di suo nonno Antonio e della sua compagna. Non si esclude che i tre stessero rientrando a casa e, giunti proprio nei pressi del casolare dove sono stati trovati i corpi carbonizzati, siano rimasti vittime di un agguato. I killer avrebbero poi rinchiuso il corpo di Iannicelli nel bagagliaio dell’automobile e portato il mezzo vicino al casolare per incendiarlo.
Poco prima di allontanarsi dal luogo dell’incendio dei corpi, gli autori del delitto hanno lasciato sul cofano dell’automobile una moneta da 50 centesimi che, nel linguaggio della criminalità organizzata, significa che la vittima aveva uno scarso valore. Iannicelli potrebbe essere stato ucciso al termine di una discussione degenerata.
Probabilmente Giuseppe doveva incontrare qualcuno, spiegare che quei soldi non li aveva. Magari pensava che con il nipotino sarebbe stato al riparo dalla violenza. Sbagliava. Non è possibile, al momento, capire come siano morti perché i corpi sono stati consumati dalle fiamme. Giuseppe Iannicelli sarebbe stato colpito quando era fuori dall’abitacolo. Poi è toccato alla donna marocchina e a Cocò.