Racket e usura, come uscirne

Il film su Libero Grassi, l’imprenditore siciliano ucciso da Cosa Nostra dopo essersi opposto alla richiesta di pizzo, trasmesso in tv recentemente, ha acceso di nuovo i riflettori su questo eroe contemporaneo.

La figura e la storia di quest’uomo fanno tornare di attualità parole come pizzo, estorsioni, racket e usura. Parole comuni che rappresentano un fenomeno che lo Stato e le Istituzioni contrastano con arresti e iniziative a sostegno delle vittime. Tante anche le iniziative di associazioni di categoria.

Per agevolare i cittadini e i commercianti il ministero dell’Interno dedica una sezione del sito a questo fenomeno raccogliendo tutte le ultime novità legislative, i numeri verdi delle associazioni, i dati, gli indirizzi e le informazioni utili per chi vuole saperne di più e per chi decide di “uscire dal giro”.

Grazie alle denunce di chi cade nella rete della criminalità o della mafia, sono molte le operazioni portate a termine dalle Polizia con numerosi arresti.

Cos’è l’estorsione

L’estorsione (o “pizzo”) è un’attività criminale generalmente volta ad ottenere da un operatore economico, dietro una strategia di minaccia e intimidazione, il pagamento periodico di una certa somma in cambio dell’offerta di “protezione” da una serie di intimidazioni che, in realtà, è lo stesso proponente a mettere in atto.

Cos’è l’usura

L’usura è un reato che consiste nel concedere un prestito – a chi ha bisogno di soldi – ad un tasso d’interesse superiore al cosiddetto “tasso soglia” (che si calcola aumentando del 50% il tasso effettivo globale medio (TEGM) relativo ai vari tipi di operazioni creditizie.

Chi commette l’usura sfrutta il bisogno di denaro di un altro individuo per ottenere un forte guadagno illecito, mentre chi si trova in difficoltà e ha necessità di avere dei soldi, l’offerta può apparire come un’immediata possibile soluzione, ma poi difficilmente ne riesce ad uscire.

fonte e foto polizia di stato

Estorsioni e usura con tassi del 76mila per cento, otto arresti nel clan dei Casamonica

Perquisizioni nei confronti degli indagati e di società a loro riconducibili a Roma e in provincia

Otto arresti, 20 perquisizioni nei confronti degli indagati e in sedi legali di alcune società nella provincia di Roma. E’ il bilancio dell’operazione condotta questa mattina, dopo due anni di indagini, dalla polizia di Stato che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di otto esponenti del clan malavitoso dei Casamonica attivo nella capitale con ramificazioni nei territori di Nettuno, Genzano, Lanuvio e Cerveteri.

La Squadra mobile e il commissariato Vescovio hanno documentato lo spessore criminale dell’organizzazione che, secondo gli inquirenti, in pochissimo tempo ha soggiogato alla sua volontà noti imprenditori commerciali della capitale in un vorticoso giro di prestiti usurai con interessi elevatissimi, fino al 76mila per cento.

Un imprenditore romano, a fronte di un prestito iniziale di 20 mila euro del 2007, ne ha restituiti complessivamente circa un milione e ottocentomila in sei anni. Le indagini sono partite a giugno del 2013 in seguito alla denuncia di un consulente immobiliare che ha raccontato di essere stato vittima di un’estorsione e di minacce telefoniche di morte da parte di una persona che si era presentata come membro della famiglia Casamonica e che lo aveva costretto a pagare mille euro per avere la ‘protezione’.

Gli investigatori sono risaliti così ad un imprenditore che ha diversi negozi di oggetti per la casa nella capitale. E’ stato accertato che i prestiti venivano concessi anche attraverso la vendita di macchine, orologi e gioielli della vittima a commercianti compiacenti o che l’imprenditore veniva costretto ad acquistare a sua volta oggetti dai Casamonica pagandoli ad un prezzo superiore rispetto al reale valore. Laddove le scadenze non venivano rispettate alla vittima venivano applicate delle ‘multe’, ossia ulteriori interessi al prestito iniziale. L’imprenditore sarebbe stato anche vittima di minacce.

Dalle indagini emerge inoltre che anche alcune donne della famiglia avevano un ruolo per far rientrare il denaro prestato, pretendendo che la vittima consegnasse lampadari ed altri oggetti di arredamento dai propri negozi. A finire in manette, tra gli otto arresati, ci sono Consilio Casamonica detto ‘Tony il meraviglioso’ e i figli Enrico e Antonio.

 

fonte La Repubblica

Reti e sportelli di solidarietà per combattere il racket e l’usura

da Ministero dell’Interno

Quattro convenzioni siglate al Viminale, alla presenza del ministro dell’Interno, dal commissario Tano Grasso e dal presidente del Comitato Addiopizzo Salvatore Forello

Convenzioni al Viminale«Estorsione ed usura sono reati che possono essere sconfitti soprattutto grazie alla collaborazione delle vittime di tali reati e al sostegno che le associazioni antiracket e antiusura e di categoria offrono a coloro i quali si accingono a denunciare tali reati favorendone la loro emersione». Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha espresso soddisfazione per la sottoscrizione al Viminale di quattro convenzioni che rientrano nell’ambito dell’Obiettivo ‘Contrastare il Racket e l’Usura’ del PON Sicurezza, Obiettivo ‘Convergenza 2007-2013’, per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia, finanziato dall’Unione Europea.
Il ministro ha sottolineato così l’importanza della collaborazione delle categorie interessate da racket e usura con le forze dell’ordine e le istituzioni, anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni che rivestono un prezioso ruolo di cerniera tra società e istituzioni.

Gli accordi sono stati siglati dal Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura e presidente onorario della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane (F.A.I.) Tano Grasso e il presidente del ‘Comitato Addiopizzo’ Salvatore Forello.

Le convenzioni riguardano i seguenti progetti.

  1. la realizzazione di due sportelli di solidarietà alle vittime del racket e dell’usura, con sedi a Napoli e Palermo, in partenariato con F.A.I..
    Il costo del progetto è di 1.797.000,00 euro complessivi per 3 anni. E’ volto ad offrire ai soggetti che hanno denunciato reati di estorsione e di usura una assistenza completa rivolta alla soluzione dei tanti problemi che seguono alla denuncia. Ciò anche rafforzando il sistema di relazioni tra i soggetti attori coinvolti a vario titolo nella lotta al racket e all’usura (Istituzioni, Enti territoriali, Associazioni Antiracket e Antiusura, Banche, Imprenditori, Forze dell’Ordine).
  2. la promozione di una rete antiracket per le Regioni dell’Obiettivo Convergenza, con sedi a Napoli, Caserta, in Calabria, Puglia, Sicilia occidentale ed orientale, in partenariato con F.A.I..
    Il costo del progetto è di 3.524.000,00 euro complessivi per 3 anni.
    E’ volto a creare una struttura che fornisca una sufficiente conoscenza dei fenomeni del racket e dell’usura, la complessità del fenomeno mafioso, la sua evoluzione, la sua diversità territoriale e rafforzi le associazioni antiracket ed antiusura, promuovendone la diffusione.
  3. la costituzione di una rete per il “Consumo Critico antiracket”, con sedi a Palermo e provincia, e a Gela, in partenariato con il “Comitato Addiopizzo”.
    Il costo del progetto è di 1.469.977,75 euro per 3 anni. Il punto di partenza è costituito da un piccolo circuito economico già esistente, che si oppone pubblicamente al racket delle estorsioni mafiose. Lo scopo è quello di estendere la rete di “consumo critico antiracket”, quale strumento volto ad incentivare le denunce e creare un movimento collettivo di opposizione al fenomeno del “pizzo”.
  4. la rete di Consumo Critico “Pago chi non paga” in tutte le regioni dell’Obiettivo Convergenza (escluse Palermo e Gela).
    Il costo del progetto è di 2.782.000,00 euro. Si intende creare una “Rete di Consumo Critico” costituita da operatori economici e consumatori che consenta:
    • l’allargamento del fronte di “reazione” alla pressione della criminalità con il coinvolgimento diretto dei consumatori nella lotta al racket;
    • la differenziazione fra chi paga il pizzo e chi no, creando condizioni vantaggiose di mercato per coloro che rifiutano di pagarlo;
    • la realizzazione di una rete di imprese etiche finalizzata a contendere il mercato alle imprese mafiose.