Inaugurate le nuove “stanze rosa” per le vittime di violenza di genere.

In questi giorni nei quali tutti parlano dell’omicidio di Giulia sono state inaugurate le “Satanze Rosa” nelle questure di Vibo Valentia, Reggio Calabria e Rimini e nei commissariati di Gela (Caltanissetta) e Legnano (Milano). Si tratta di stanze dove le vittime di violenza di genere possono confidarsi e raccontare gli abusi subiti. Tutto questo dinnanzi davanti a poliziotti che sono stati specializzati e che appartengono alle squadre investigative e agli uffici anticrimine. Assieme a loro poi il programma prevede la partecipazione di psicologi anch’essi specializzati nel settore. Le sale sono circa un centinaio e al progetto ha collaborato anche il Soroptimist international Italia.

Dal sito dell’associazione si legge: “Il Soroptimist International, Associazione mondiale di donne impegnate in attività professionali e manageriali, è una voce universale per le donne che si esprime attraverso la presa di coscienza, il sostegno e l’azione. Il Soroptimist sostiene i Diritti Umani per tutti, la pace nel mondo e il buon volere internazionale, il potenziale delle donne, la trasparenza e il sistema democratico delle decisioni, l’accettazione delle diversità, lo sviluppo sostenibile, il volontariato e l’amicizia. Le Soroptimiste realizzano progetti, promuovono azioni, e creano opportunità attraverso la rete globale delle socie e la cooperazione internazionale affinché tutte le donne possano attuare il loro potenziale individuale e collettivo, realizzare le loro aspirazioni e creare nel mondo forti comunità pacifiche.”

L’obiettivo è quello di aiutare le vittime ad elaborare le violenze subite evitando il fenomeno della vittimizzazione secondaria per la quale chi è stata vittima viene addirittura colpevolizzata. Anche l’arredo delle stanze è stato curato nei minimi particolari per dare un senso di familiarità e protezione alle vittime di abusi. Lo scopo è quello di costruire in tutti gli Uffici di Polizia di spazi idonei a ricevere le vittime di violenza di genere che potranno contare sulla professionalità dei poliziotti per denunciare gli abusi e chiedere misure di protezione, per sé e per i propri figli.

Direttore Umberto Buzzoni
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Denunciate 82 persone nell’ambito dell’immigrazione irregolare a Prato.

82 persone sono state denunciate dai poliziotti dell’Ufficio immigrazione della questura di Prato con l’accusa di contraffazione di documenti al fine di ottenere il permesso di soggiorno e con l’accusa di uso di atto falso. Il codice penale stabilisce che “1.Chiunque senza essere concorso nella falsità, fa uso di un atto falso soggiace alle pene stabilite negli articoli precedenti, ridotte di un terzo. [2. Qualora si tratti di scritture private, chi commette il fatto è punibile soltanto se ha agito al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno] “. L’indagine è iniziata quando le forze dell’ordine hanno notato un flusso anomalo di domande di protezione internazionale che erano state elaborate maggiormente da da persone di origine egiziana o dei paesi del Maghreb. L’anomalia stava nel fatto che nel territorio di prato la comunità egiziana risultava composta da circa 113 unità, poche rispetto alle domande inoltrate.

Dopo un’attenta analisi della documentazione gli agenti di polizia di Prato mettevano in evidenza alcun elementi che si ripetevano in tutte le domande. Il primo era sicuramente la calligrafia e la firma delle “dichiarazioni di ospitalità” che si somigliava tantissimo in tutte le domande anche se riguardavano persone completamente diverse. I sigilli delle Pubbliche amministrazioni posti in calce ai documenti erano palesemente modificati come se fossero stati maldestramente fotocopiati da altri documenti. Gli immobili oggetto dei contatti di locazione erano situati in diversi comuni della provincia di Prato. Al termine delle indagini è risultato come i soggetti ospitanti indicati nei contratti avessero già dei precedenti penali per reati legati al favoreggiamento ed allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina.

Direttore Umberto Buzzoni
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Lotta e contrasto all’estremismo di destra su internet.

Quante volte abbiamo sentito parlare di neonazismo. Con questa parole si vuole descrivere l’insieme dei movimenti sociali o politici che sono nati dopo la seconda guerra mondiale con lo scopo di riportare in auge e mettere in pratica l’ideologia del nazismo. I neonazisti tentano di utilizzare la loro ideologia per diffondere l’astio verso le minoranze o, in alcuni casi, per far nascere uno Stato politico fascista. Proprio con l’intento di contrastare il fenomeno del radicalismo sul web di matrice suprematista e neonazista è stata messo in atto un operazione internazionale coordinata dalle agenzie Eurojust ed Europol alla quale hanno partecipato i poliziotti del Centro operativo sicurezza cibernetica della Polizia postale e della Digos di Torino, diretti dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione e dal Servizio polizia postale.

Le indagini hanno messo in risalto un network operativo in tutta Europa che aveva come punti di riferimento in Italia da due ragazzi minorenni di Torino e Salerno. L’attività investigativa ha riguardato sette paesi e ha portato all’arresto di cinque membri dell’organizzazione idealista. All’interno delle chat private venivano condivisi manuali per l’attacco ed il sabotaggio delle infrastrutture più importanti e per l’assembramento di armi da fuoco e materiale esplosivo. L’organizzazione si diceva pronta a mettere in atto attentati contro popoli che loro consideravano di razza inferiore. I due italiani erano molto attivi tanto che molteplici sono state le frasi xenofobe e antisemite che sono finite sotto la lente di ingrandimento delle forze dell’ordine. Sono stati posti sotto sequestro dei computer e telefoni cellulari oltre ad un pugnale con simboli nazisti.

Direttore Umberto Buzzoni
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Sequestrati beni per 300mila euro a Trapani.

 I poliziotti della Questura e dai militari dei Carabinieri di Trapani hanno messo in atto un’importante operazione che ha portato al sequestro di beni per un valore che si avvicina ai 300 mila euro. Il provvedimento è stato preso nei confronti di un padre e un figlio di Trapani. L’indagine è stata improntata sulla analisi di una importante attività di spaccio di sostanza stupefacenti. Nei confronti dei due soggetti di 45 e 24 anni sono stati disposti gli arresti domiciliari dopo aver riportato diverse condanne per detenzione e commercio illecito di droga. Il più anziano dei due nel corso del 2018 e 2020 era stato considerato una pedina fondamentale che collegava i gruppi criminali palermitani con la “piazza” trapanese. Da loro infatti proveniva il rifornimento di sostanze stupefacenti che veniva poi spacciata al dettaglio tra Trapani e Erice attraverso una strutturata organizzazione a cui faceva capo proprio il quarantacinquenne.

Il ragazzo di 24 anni invece stava seguendo l’esempio del padre nello svolgimento dell’attività criminale, infondendo timore anche attraverso l’utilizzo di armi da fuoco e ferocia violenza nei confronti dei suoi oppositori o di chi non era in linea con i pagamenti. Tutto questo è stato possibile anche grazie alle importanti conoscenze del padre. Il figlio così era riuscito a mettere in piedi una organizzazione criminale tutta sua che si stava facendo strada nell’ambiente malavitoso della zona. Tutte queste attività illecite avevano portato la famiglia ad accumulare discrete ricchezze sia in denaro che in beni materiali. Possedevano anche due attività commerciali (nello specifico due pizzerie) che utilizzavano come “lavanderie” del denaro sporco che proveniva dallo spaccio. Le indagini delle forze dell’ordine hanno evidenziato la marcata sproporzione tra i redditi dichiarati e le proprietà del nucleo familiare. Nello specifico sono state messe sotto sequestro le due pizzerie, otto motociclette, tre conti correnti e infine un’abitazione e un terreno che sono risultati anche abusivi. Il tribunale di Trapani ha nominato un amministratore giudiziario che curerà gli interessi dei dipendenti e dei contratti economici.

Direttore Umberto Buzzoni
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Arrestato con 30 chili di droga nel portabagagli.

La Squadra mobile di Arezzo e la Sottosezione di Polizia stradale di Bagno di Romagna, che si trova in provincia di Forlì-Cesena, hanno posto in arresto un uomo di ventidue anni con l’accusa di possesso di droga ai fini di spaccio. L’arresto è avvenuto durante la normale attività di pattuglia da parte degli uomini della mobile. Hanno notato una vettura che mostrava un andamento molto anomalo, alternando dei momenti di alta velocità a dei momenti in cui procedeva molto lentamente. Questa situazione ha insospettito le forze dell’ordine che hanno deciso di fermare la macchina attraverso l’aiuto anche degli agenti della stradale.

Una volta fatta accostare la vettura sospetta gli investigatori hanno notato un forte odore di sostanza stupefacenti e per questo hanno iniziato a perquisire la vettura e nel portabagagli hanno trovato 30 chili di hashish e marijuana. Le sostanze erano state confezionate in panetti con il sistema del sottovuoto. La droga era stata nascosta all’interno di alcuni scatoloni che riportavano il nome della città alla quale probabilmente erano destinati. (Torino, Rimini, Bolzano). Un sequestro di merce che una volta venduta avrebbe fruttato più di 200mila euro. Oltre alla droga sono stati sequestrati 500 euro in contanti, tre telefoni cellulari e delle banconote false. L’uomo arrestato dovrà rispondere anche di detenzione di banconote false e di guida senza patente.

Direttore Umberto Buzzoni
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A Taranto scattata l’operazione antidroga “Mediterraneo”.

La polizia di Taranto ha messo in atto una misura cautelare nei confronti di 12 persone con l’accusa di spaccio di droga (hashish, cocaina, marijuana), di possesso illegale di armi e infine per attività usuraia e per estorsione. Gli arresti sono il risultato di una importante indagine messa in atto dai poliziotti della Squadra mobile di Taranto denominata “Mediterraneo”. Come detto sono stati indagate 12 persone e di loro nove sono finiti in carcere, due invece sono finiti agli arresti domiciliari mentre per un soggetto è stato disposto l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. L’indagine delle forze dell’ordine è iniziata nell’anno 2019. A far iniziare il tutto è stata la sparatoria accaduta a dicembre 2018 in un negozio che porto all’arresto di 5 persone.

Uno dei malviventi che fini sotto la lente di ingrandimento delle forze dell’ordine forni moltissime informazioni sullo spaccio di droga che avveniva a Taranto in località Talsano in via Mediterraneo, strada che ha poi dato il nome all’attività di indagine. Durante il periodo di detenzione la moglie e il figlio dell’uomo hanno proseguito l’attività di spaccio portando avanti l’attività (illegale) di famiglia. Dall’attività investigativa sono emersi degli elementi fondamentali tra cui i fornitori e la struttura dell’associazione malavitosa . C’erano diversi spacciatori, delle vedette sistemate in diversi punti nevralgici, dei soggetti che avevano il compito di custodire le sostanze stupefacenti.  C’era poi un uomo che gestiva lo smercio. Lo spaccio avveniva 24h su 24 e addirittura nel periodo del COVID venivano effettuate delle consegne a domicilio con prezzi maggiorati. Il gruppo di malviventi agiva in maniera molto violenta nei confronti di chi era in ritardo con i pagamenti. L’indagine ha portato al sequestro di oltre 6 chili di stupefacente tra hashish e cocaina.

Direttore Umberto Buzzoni
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Arrestato il nuovo referente dei Casalesi.

Un uomo è stato accusato di associazione di tipo mafioso e sottoposto a custodia cautelare. L’ordinanza è stata eseguita dagli uomini della Squadra mobile di Caserta. Le forze dell’ordine hanno svolto una intensa attività investigativa al termine della quale è stata emesso il provvedimento dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli. Nell’ambito dello stesso filone di indagine nel 2021 sei persone erano già finite in carcere per attività di estorsione e di traffico di armi. L’operazione ha lo scopo di ricomporre la nuova struttura di potere del clan dei Casalesi, dei legami tra le varie famiglie, dei collegamenti all’interno dell’organizzazione delle attività criminali nelle diverse aree territoriali.

Come riporta Wikipedia sul suo sito web: “Il clan dei Casalesi è uno dei più potenti clan camorristici e una delle più potenti organizzazioni criminali. Si tratta di una federazione di bande criminali unite tra loro, ma ognuno con una propria autonomia nei loro comuni d’appartenenza. Trova le proprie radici tra il comune di San Cipriano d’Aversa e quello di Casal di Principe e fu formato nella seconda metà del XX secolo”.

Nonostante siano stati tantissimi i colpi inflitti a questa organizzazione negli ultimi tempi, l’attività investigativa della Squadra Mobile ha messo in evidenza come il clan sia ancora molto operativo attraverso una nuova organizzazione. La nuova struttura viene gestita dalle nuove generazione delle famiglie Schiavone e Bidognetti. L’uomo arrestato e sottoposto al regime del 41 bis, appartiene proprio alla fazione Schiavone del clan. Le attività criminali vanno dal traffico di droga, all’estorsione fino alla truffa sul 110 %. Infine è accusato di gestire l’arsenale dell’organizzazione criminale.

Direttore Umberto Buzzoni
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Arrestati a Milano due uomini nell’ambito della lotta al terrorismo.

Due uomini di origine egiziana sono stati arrestate a Milano con l’accusa di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo ed istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. I soggetti sono stati trasferiti in carcere a seguito dei provvedimenti emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale milanese. Gli arresti sono l’ottimo risultato dell’indagine condotta dalla Digos di Milano e dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Perugia con la collaborazione della Direzione centrale della Polizia di prevenzione e con il Servizio Polizia postale e delle comunicazioni. L’indagine è iniziata due anni fa nel 2021 dopo l’acquisizione di importanti elementi da parte dell’intelligence.

I due arrestati facevano parte di gruppi WhatsApp di matrice jihadista sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento dalla polizia che attraverso l’analisi delle conversazioni e delle ricerche sul web hanno evidenziato l’azione di promozione attiva nella diffusione del messaggio jihadista finalizzato al proselitismo. Il gruppo a cui si erano associato i due egiziani esaltavano palesemente le azioni terroristiche violente, attraverso anche un addestramento diffuso tramite la rete con video e testi espliciti. Il materiale che veniva inviato vedeva protagonisti spesso anche dei bambini. È stato messo in luce anche un trasferimento di denaro in favore di soggetti presenti in Yemen e Palestina. Infine ma non per importanza le forze dell’ordine hanno evidenziato come i due soggetti arrestati avessero una forte esperienza nell’uso delle armi e avessero minacciato più volte diverse cariche istituzionali.

Direttore Umberto Buzzoni
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Scoperto un giro di “passaporti veloci” a pagamento a Milano.

Cinque persone sono state indagate dai poliziotti della Squadra mobile di Milano per di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità. Chiunque infatti dichiara o attesta falsamente al pubblico ufficiale l’identità, lo stato o altre qualità della propria o dell’altrui persona commette reato. L’altra accusa è di essere i promotori della turbativa della regolarità di un servizio pubblico. Gli agenti della divisione Polizia amministrativa e sociale della Questura di Milano e del commissariato Sempione stavano svolgendo delle indagini proprio su turbativa della regolarità di un servizio pubblico e in particolare avevano scoperto che un’agenzia, riusciva a favorire dietro corresponsione di denaro, un rilascio molto veloce del passaporto a coloro che ne avevano fatto richiesta con una certa urgenza. In che modo? L’agenzia riusciva ad avere appuntamenti presso i commissariati della città in tempi molto ridotti.

Tra settembre 2022 e luglio 2023 le persone indagate avevano ottenuto quasi duemila appuntamenti su sito passaportionline.poliziadistato.it per clienti che pagavano fino a 250 euro per un servizio che in realtà era completamente gratuito. Il meccanismo era il seguente. Venivano inseriti dapprima dei nomi fittizi e successivamente venivano sostituiti con quelli dei clienti che avevano pagato. Cosi le persone potevano presentarsi allo sportello per ritirare il loro passaporto in tempi decisamente molto più brevi. Il ricavato illecito è stato calcolato intorno ai 300mila euro. Il servizio però veniva ingolfato e peggiorato dall’attività degli indagati che occupavano un grande numero di slot per le prenotazioni e non cancellavano le prenotazioni che non andavano a buon fine.

Direttore Umberto Buzzoni
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Arresti a Catania in merito ai finanziamenti del “decreto covid”.

I poliziotti della Squadra mobile di Catania e del Servizio centrale operativo, coordinati dalla Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato hanno svolto una importante operazione a seguito di intense indagini su operazioni di falso ideologico in scrittura privata e in atti pubblici, di truffa allo Stato e soprattutto di favoreggiamento del clan mafioso Santapaola-Ercolano di Catania con lo scopo di ricevere finanziamenti pubblici e contributi garantiti dallo stato.

Le indagini hanno prodotto 10 provvedimenti cautelari. Nel carcere sono stati trasferiti 5 soggetti mentre per altri 5 soggetti è stato previsto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e obbligo di dimora. Le forze dell’ordine hanno utilizzato immagini video e intercettazioni telefoniche per certificare come l’associazione malavitosa riusciva a far ottenere finanziamenti che rientravano nel “decreto liquidità” emanato per fronteggiare l’emergenza economica dovuta alla pandemia da Covid-19, a soggetti che in realtà non ne avevano diritto. Si trattava soprattutto di piccoli imprenditori. Sul sito del ministero delle imprese e del made in Italy viene specificato come:” Su piccoli prestiti fino a 30 mila euro l’intervento del Fondo copre il 90% dei finanziamenti con durata massima di 15 anni senza che venga effettuata, ai fini della concessione della garanzia, la valutazione del merito di credito. Fermo restando l’importo massimo di 30 mila euro, il finanziamento non può superare il 25% dei ricavi o il doppio della spesa salariale annua dell’ultimo esercizio utile. “

All’interno dell’organizzazione criminale c’erano anche liberi professionisti e direttori di società finanziarie e i proventi criminale venivano convogliati in gran parte verso il clan mafioso. Hanno contribuito con il loro operato equipaggi del Reparto prevenzione crimine, la polizia scientifica e i poliziotti del Reparto mobile.

Direttore Umberto Buzzoni
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