Verona: spacciatori in manette con l’operazione “Malok”

Con l’operazioneMalok” la Squadra mobile di Verona ha interrotto l’attività di un’organizzazione criminale, composta da cittadini italiani e stranieri, che gestiva lo spaccio in diversi quartieri della città.

Sono quattro le persone arrestate questa mattina, tre delle quali, sono finite in carcere e una ai domiciliari.

Il gruppo era specializzato nell’importare cocaina, eroina ed hashish da Albania e Marocco, per distribuirle ad altri gruppi che si occupavano di vendere la droga al dettaglio.

L’indagine, iniziata a fine 2013, ha accertato che la droga arrivava in Italia anche per mezzo di corrieri detti “ingoiatori“, che evitavano i controlli ingoiando ovuli ripieni di droga.

Nel corso dell’attività investigativa i poliziotti della Mobile avevano già arrestato sei persone in flagranza di reato: alcune di queste erano corrieri appena sbarcati dall’aereo, e altre “semplici” spacciatori; durante tali attività sono stati sequestrati oltre 2 chili di droga.

Durante l’indagine gli investigatori hanno inoltre documentato molte consegne di sostanze proibite, che spesso avvenivano in aperta campagna (da qui il nome dell’operazioneMalok” che in albanese significa contadino) dove gli spacciatori arrivavano in bicicletta.

Gli arresti sono stati eseguiti con la collaborazione delle Squadre mobili di Bologna e Rovigo, del Reparto prevenzione crimine Veneto e di alcune unità cinofile.

fonte Polizia di Stato

Il Direttore del nostro Mensile vittima di un furto

fonte Ansa

fonte Ansa

Furto con destrezza subito dal Direttore di MensilePoliziadiStato.it, Umberto Buzzoni. Il “colpo” è stato messo a segno nel primo pomeriggio dell’11 gennaio scorso, all’interno di un bar ubicato sull’Appia Nuova, in Roma, dove il Direttore si era recato con alcuni amici, poggiando il giaccone su una sedia vuota, limitrofa a quella in cui si era seduto lui. Alcuni minuti più tardi, all’atto di lasciare il locale, con enorme sorpresa aveva constatato che dal giaccone erano stati sottratti due cellulari ed il portafogli, contenente numerosi documenti, alcuni dei quali di rilevante importanza.

Comunque, la sorte è stata poi benigna; infatti, alcune ore più tardi, una signora si è presentata presso il Commissariato SezionaleAppio Nuovo” (dove il Direttore aveva sporto immediata denuncia), ed ha consegnato il portafogli oggetto di furto, riferendo di averlo rinvenuto nell’ingresso dello stabile in cui abita, sito in quelle vicinanze. Ad eccezione dei due telefonini, pertanto, tutto è rientrato nella disponibilità del Buzzoni.

Da un primo sommario esame delle riprese di una telecamera a circuito chiuso, installata nel bar in cui si è verificato il furto, si nota un individuo che, con mossa fulminea, approfittando di un attimo di distrazione dei presenti, infila le mani nel giubbotto in questione, sottraendo quanto sopra descritto. Le modalità di consumazione del reato, lasciano presupporre che a commetterlo sia stato un professionista dei cosiddetti “furti con destrezza”. Del caso si sta interessando l’Ispettore Capo Stefano Macchi, in forza al citato Commissariato, il quale, con il consueto acume investigativo, sta già seguendo una pista ben precisa per giungere rapidamente alla identificazione del ladro.

La Redazione

Papa Francesco incontra i Poliziotti nel Vaticano

fonte Polizia di Stato

fonte Polizia di Stato

Stamane Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano il capo della Polizia Alessandro Pansa, i vice capi e il personale dell’Ispettorato di pubblica sicurezza per il consueto saluto di inizio anno ai poliziotti.

Il Santo Padre dopo aver ringraziato i dirigenti, i funzionari e gli agenti dell’Ispettorato di pubblica Sicurezza presso il Vaticano augurando “Che il Giubileo della Misericordia sia per tutti un tempo forte dello spirito, tempo di riconciliazione con Dio e con i fratelli”, rivolgendosi ai poliziotti ha aggiunto: “Il nostro odierno incontro è ancor più significativo perché si colloca nel contesto dell’Anno Santo della Misericordia, evento di rilevanza spirituale, che ha visto già in questi primi giorni affluire a Roma molti pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Anche voi dirigenti, funzionari e agenti di pubblica sicurezza, siete chiamati ad un impegno più grande per far sì che le celebrazioni e gli eventi collegati con il Giubileo straordinario si svolgano in modo regolare e proficuo”.

Durante l’incontro il dirigente dell’Ispettorato di Pubblica sicurezza presso il Vaticano, Maria Rosaria Maiorino, ha sottolineato: “L’Anno Santo comporta indubbiamente che tutti noi dell’Ispettorato Vaticano siamo chiamati ad un impegno più grande per far sì che le celebrazioni e gli eventi ad esso collegati si svolgano serenamente, ma le assicuro, Padre Santo, che oltre all’orgoglio di poter, in qualche modo, seppure minimo, aiutarla nell’esercizio del suo altissimo magistero, non ne sentiamo il peso, perché, consentendo ai fedeli di varcare la Porta Santa in tranquillità, animati solo da profondo animo cristiano, ci rendiamo conto che anche la nostra fede si rafforza e, con essa, il nostro spirito”.

di Umberto Buzzoni

Catania: 3 scafisti fermati, un migrante annegato e 5 dispersi in mare

Si aggiorna il bollettino della disperazione a Catania. Con l’ultimo arrivo di migranti, avvenuto il 16 gennaio, è stato sbarcato anche il cadavere di un annegato.

Sono invece cinque i dispersi nelle acque siciliane e tre gli scafisti arrestati. I tre fermati dalla Polizia di Stato a Catania erano alla guida di due gommoni carichi di migranti.

I gommoni, che trasportavano oltre 240 migranti, sono stati soccorsi, in due momenti diversi, da un pattugliatore della Guardia costiera a largo delle coste siciliane.

Durante le operazioni di soccorso è stato anche recuperato il cadavere di un migrante annegato, mentre altri cinque, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, sono dispersi in mare.

I tre arrestati, due maggiorenni ed un minorenne, provengono dal Ciad, dal Gambia e Guinea.

Le indagini sono state condotte in collaborazione con lo Scico della Guardia di finanza e con i militari della Guardia costiera che hanno raccolto i primi elementi di indagine subito dopo le operazioni di soccorso.

fonte Polizia di Stato

Roma, raffica di rapine: la polizia arresta quattro persone

Quattro arresti sono stati eseguiti dalla polizia a Roma, nell’arco di poche ore, per furti e rapine in quattro distinti episodi. Gli agenti del commissariato Porta Pia, in via del Policlinico, hanno arrestato H.V., 50enne lituano, che aveva appena provato a rubare il navigatore di una piccola vettura, il cui proprietario si era messo all’inseguimento del ladro. I poliziotti, dopo aver fermato il lituano, lo hanno sottoposto a perquisizione e in un borsello hanno trovato e sequestrato diversi arnesi utili per aprire le auto. A finire in manette anche un 30enne ucraino per aver rubato alcuni capi di abbigliamento in un negozio di via Appia.

Quando i dipendenti dell’esercizio commerciale si sono accorti del furto hanno provato a fermarlo, ma l’ucraino si è opposto con violenza e solo gli agenti del Reparto Volanti, intervenuti, sono riusciti a bloccarlo. L’uomo dovrà ora rispondere del reato di rapina impropria. Stesso reato che è stato contestato a un 53enne originario della Basilicata, per aver tentato di rubare un cellulare a un paziente ricoverato in un ospedale di Roma-Nord. Anche in questo caso l’intervento tempestivo degli agenti del Reparto Volanti ha permesso l’arresto dell’uomo che, scoperto da una giovane infermiera, stava tentando la fuga. È furto aggravato il reato di cui deve rispondere invece un 19enne romeno, per aver tentato di rubare dagli scaffali di un supermercato cinque bottiglie di un costoso rum. Gli agenti del Reparto Volanti, in servizio nella zona Eur-Laurentina, lo hanno sorpreso mentre toglieva le placche antitaccheggio dalle bottiglie.

fonte Il Messaggero

Risolto il giallo di Firenze: è un senegalese il presunto assassino di Ashley Olsen

Nel giro di pochi giorni, la Squadra Mobile della Questura fiorentina ha risolto il mistero della morte violenta di Ashley Olsen, la giovane americana trovata priva di vita il 9 gennaio scorso, all’interno del monolocale di via Santa Monaca 3, in Firenze, città dove viveva da circa quattro anni. Ad ucciderla sarebbe  stato Diaw Cheiktidian, 27 enne cittadino senegalese, arrivato clandestinamente in Italia alcuni mesi fa, per ricongiungersi con un suo fratello.

Gli sviluppi delle indagini che hanno portato al fermo del senegalese, gravemente indiziato di omicidio doloso aggravato dalla crudeltà e per aver agito nei confronti di un soggetto in condizioni di minorata difesa, sono stati spiegati dal Procuratore Capo di Firenze, Dr. Giuseppe Creazzo, nel corso di una conferenza stampa, il quale, tra l’altro, ha precisato “Abbiamo dovuto chiudere le indagini per impedire che il sospettato fuggisse; le prove finali, decisive, che ci hanno indotto ad emettere il fermo, sono arrivate solo ieri sera (mercoledì 13 – n.d.r.) e consistono nel risultato delle analisi del dna”.

Pare che la Ashley Olsen ed il suo presunto assassino si fossero conosciuti la notte stessa del delitto in una discoteca fiorentina (il club Montecarla in via de’ Bardi), per poi recarsi presso l’abitazione della ragazza. Una volta a casa, dopo un rapporto sessuale consenziente, per motivi ancora da appurare compiutamente, avevano avuto un litigio, culminato con l’omicidio della giovane statunitense.

Dai primi risultati dell’autopsia, sono emersi segni di strangolamento e due fratture alla base del cranio, le quali, verosimilmente, già da sole sarebbero state sufficienti ad ucciderla.

Evidenti e schiaccianti sembrano essere le prove a carico dell’indagato: a) numerosi sono i testimoni che lo avevano visto allontanarsi dalla discoteca in compagnia della ragazza, così come diverse sono le telecamere che li avevano ripresi insieme; b) dopo aver ucciso la Ashley Olsen, il senegalese si è allontanato dal luogo del delitto portando via il telefonino della giovane e poi inserendovi la propria scheda sim, con cui, il giorno seguente, ha fatto alcune telefonate alla sua ragazza italiana, prima di gettarlo via e di inserire di nuovo la sim nel suo cellulare.

Peraltro, come già evidenziato, fra le prove finali che hanno fatto scattare il fermo, i risultati delle analisi del dna sui reperti biologici prelevati dalla polizia scientifica in occasione del primo sopralluogo sulla scena del crimine: un profilattico ed una cicca di sigarette. In occasione dell’autopsia, inoltre, erano state repertate tracce biologiche presenti nella vagina della Ashley Olsen e residui di pelle rinvenuti sotto le sue unghie. Il dna di tutti i campioni combacia con il dna del senegalese sospettato dell’omicidio!

Diversamente da quanto sospettato in un primo momento, non è stata acclarata l’ipotesi del “gioco erotico” e, sempre in base a ciò che ha riferito dal Dr. Creazzo  “è possibile che i due protagonisti non fossero lucidi, aspettiamo gli esami tossicologici su Ashley, abbiamo elementi per pensare che avessero assunto sostanze che non li rendevano lucidi, alcol di sicuro, forse altro”.

Diaw Cheiktidian, dopo il fermo, assistito dall’avvocato Antonio Voce, ha subito un lungo interrogatorio, durante il quale, messo di fronte ai numerosi elementi probatori a suo carico, ha finito con l’ammettere di aver spinto violentemente a terra Ashley, negando, però, di averla strangolata e di averla voluta uccidere.

Nella sua “confessione”, il senegalese ha affermato che la lite sarebbe nata dopo il rapporto sessuale, in quanto la ragazza voleva mandarlo via: “Mi ha detto vattene, deve arrivare il mio fidanzato, e mi ha spinto alla porta. A quel punto, egli l’avrebbe colpita con un pugno alla nuca, urlandole “Mi hai trattato come un cane!” A causa del pugno, lei sarebbe caduta, per poi rialzarsi e spingerlo; al che, lui avrebbe reagito strattonandola violentemente, facendola cadere di nuovo;  in occasione della seconda caduta, Ashley avrebbe battuto la testa al pavimento.

di Umberto Buzzoni

Traffico di rame a Catania, guadagni illegali per migliaia di euro

In un solo anno riuscivano a riciclare tonnellate di rame e materiale ferroso di ogni genere guadagnando fino a 250 mila euro.

È quanto avevano organizzato alcune ditte di lavorazione e trasporto di materiale ferroso di Catania. Questa mattina, però, 4 persone titolari delle ditte sono finite ai domiciliari ed ad una quinta è stato imposto l’obbligo di dimora.

La Squadra mobile della città etnea ha documentato, nell’OperazioneCopper“, rame appunto, tra il dicembre 2012 e il maggio 2013 tutto il sistema di utilizzo del rame rubato.

Un sistema che permetteva, in modo apparentemente legale, di spostare migliaia di chili di materiale ferroso lungo tutto lo Stivale.

I ladri sottraevano alla Telecom o ad aziende di trasporti che utilizzano il rame per la propria attività, il metallo; questo veniva poi trasportato con fatture finte e bolle di trasporto da un’azienda all’altra.

Questo movimento consentiva ai criminali di nascondere la movimentazione del rame rubato tra quello acquistato lecitamente.

Una volta creato in modo documentale il rame e avendolo quindi reso legale, il metallo veniva rivenduto ad aziende del nord Italia.

Il rame non era l’unico metallo ricettato, la Polizia di Stato di Catania, che si è avvalsa dell’aiuto della Polizia provinciale, ha anche scoperto che venivano ricettati tombini di ghisa.

Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno sequestrato 6 mila chili di rame e materiale ferroso, rubato.

fonte Polizia di Stato

Chiedevano il “pizzo” con la “pizza”. Due arresti a Palermo

Con la frase perentoria di “mettiti a posto e cercati un amico” due pregiudicati palermitani hanno tentato un’estorsione nei confronti di un ristoratore della città, ma gli investigatori della Squadra mobile e del Commissariato “S. Lorenzo” li hanno arrestati dopo averli colti sul fatto. La scorsa sera, infatti, gli uomini di pattuglia nelle vie cittadine hanno notato un gruppo di persone sull’uscio di una nota pizzeria. Incuriositi da quell’assembramento, gli agenti hanno cercato di capire cosa stesse succedendo.

La gente raccolta ha raccontato che due uomini erano poco prima entrati nel locale e dopo aver ordinato due pizze da asporto ed averle pagate, avevano rivolto al proprietario delle raccomandazioni che celavano delle richieste chiaramente estorsive. Inoltre, allo scopo di esercitare pressioni intimidatorie sullo stesso, avevano anche sottolineato di essere al corrente dell’apertura di un nuovo ristorante in altra zona.

Di fronte al rifiuto del negoziante di pagare qualsiasi somma di denaro, si è creata una certa confusione che ha attirato l’attenzione dei clienti e poi della pattuglia.

All’arrivo dei poliziotti i due estorsori, già noti alle Forze dell’Ordine per lo stesso reato, si sono giustificati dicendo di essere in gravi difficoltà familiari, ma ciò non è servito per evitarne l’arresto.

fonte Polizia di Stato

Pescara immortalavano i loro furti con il cellulare

Immortalavano le loro imprese con il telefono cellulare e dopo un’indagine della Squadra mobile di Pescara su diversi atti criminosi che avvenivano in città, i componenti di una “gangspecializzata in furti sono stati individuati e arrestati.

Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti di 11 persone: una è finita in carcere, a due è stato imposto l’obbligo di dimora e per le restanti otto persone, una denuncia a piede libero. I criminali si sono resi responsabili di una serie di furti commessi in danno di esercizi commerciali e di abitazioni, nonché di borseggi, truffe online e atti vandalici; i componenti della banda agivano costantemente sotto l’effetto di stupefacenti.

Tra i video ritrovati dagli investigatori che immortalavano le imprese criminali, anche quella del “battesimo del furto” da parte di un bambino di 3 anni.

Il piccolo, figlio di uno del gruppo, veniva indotto al furto di un pacchetto di patatine dal padre, ricevendo poi i complimenti.

L’indagine ha consentito anche di risalire ai ricettatori, ai quali i malviventi si rivolgevano per rivendere la refurtiva, e agli spacciatori per rifornirsi di droga.

fonte Polizia di Stato

Ispettore fuori servizio e disarmato difende una donna e le sue figlie. Gesto eroico ma nessuno lo aiuta

Gli eventi si sono svolti alcune sere fa a Roma mentre una donna e le sue due bambine stavano passeggiando in Largo Orazi e Curiazi. In quel momento due moldavi stavano urinando sul marciapiede e alla vista della signora e le bambine hanno mostrato i genitali, insultando e ridendo.

L’Ispettore Capo di Polizia Dott. Fabrizio Rubbini del Commissariato Appio in Via Giovanni Botero, fuori servizio e disarmato, alla vista di quanto stava accadendo, è intervenuto immediatamente per intimare ai due moldavi di ricomporsi ma la reazione è stata violenta e senza rivestirsi si sono diretti verso l’Ispettore colpendolo con violenza e spaccandogli una bottiglia in testa.

Il tutto accadeva sotto lo sguardo di una trentina di persone presenti che non sono intervenute ne alle grida della signora ne per aiutare l’Ispettore Capo Dott. Fabrizio Rubbini quando è riuscito a rialzarsi e bloccare uno dei due moldavi.

All’arrivo delle pattuglie dei commissariati Appio e San Giovanni il moldavo 36enne C. A. è stato ammanettato e tre giorni fa è stato fermato anche D. S. moldavo 37enne. L’Ispettore è stato prontamente ricoverato in ospedale con una prognosi di 40 giorni per trauma cranico, rottura delle ossa nasali e distacco vitreo dell’occhio sinistro per cui è già stato sottoposto a due interventi.

L’Ispettore ha poi dichiarato “Ho agito istintivamente da padre, prima che da poliziotto. Ho fatto quello che avrebbe fatto qualunque papà, marito, fidanzato. Mi hanno sorpreso, pero’ l’indifferenza e l’immobilità della gente. Serve una maggiore coscienza civile. La donna che ha dovuto assistere a quegli atti osceni poteva essere la mamma, la fidanzata, la moglie di chiunque. Lo Stato siamo noi, e lo dico da cittadino. C’è bisogno di più senso di appartenenza“.

Come Direttore e amico auguro una pronta guarigione all’Ispettore Capo Dott. Fabrizio Rubbini, ringraziandolo per il gesto eroico compiuto che dovrebbe far pensare e scuotere l’indifferenza della gente e per tutte le occasioni in cui aveva già dimostrato il suo altruismo in passato mettendosi sempre a disposizione di chi ne avesse bisogno.

di Direttore Umberto Buzzoni