Torino: presa la banda della Ritmo viola

Agivano pistola alla mano e con il volto coperto, e, almeno in 4 episodi, hanno rapinato le aree di servizio sulla tangenziale di Torino. Due di loro erano stati già arrestati nel settembre scorso dopo aver tentato di rapinare una banca sempre nel capoluogo piemontese, e questa mattina, al termine dell’indagine svolta dalla Polizia stradale torinese e denominata “Ritmo“, gli è stata notificata anche l’ordinanza che li accusa delle rapine commesse l’estate scorsa.

Una terza persona era già stata fermata per ricettazione per essere stata trovata in possesso di un telefono cellulare sottratto durante una delle rapine. La banda agiva a bordo di una vecchia Fiat Ritmo, e proprio questo particolare ha dato il nome all’operazione. L’attività investigativa della Squadra di polizia giudiziaria del Compartimento polizia stradalePiemonte e Valle d’Aosta“, che ha sede a Torino, è iniziata subito dopo la prima rapina, messa a segno nel luglio scorso, e durante la quale fu rubato anche un cellulare.

Proprio seguendo le tracce di quel telefono gli investigatori hanno isolato alcuni numeri che sono stati messi sotto controllo. Grazie alle successive intercettazioni telefoniche e all’analisi dei tabulati, i poliziotti sono riusciti a concentrare l’attenzione su alcune persone, indiziate di essere i possibili autori dei colpi. Molto importanti, ai fini delle indagini, sono stati i filmati delle telecamere di sorveglianza degli esercizi commerciali rapinati, dai quali si è potuto accertare l’utilizzo da parte dei criminali di una Fiat Ritmo di colore viola.

Proprio a bordo di quella macchina le Volanti di Torino bloccarono, nel mese di settembre, due degli indagati subito dopo il loro tentativo di rapinare una banca. Si sta ancora indagando per capire se l’uomo accusato di ricettazione possa essere in realtà uno dei rapinatori.

fonte Polizia di Stato

Commissariato Appio a Roma: Gli Agenti di Polizia contro lo Stalking

Con il termine inglese stalking (derivante da “to stalk”, ovvero «fare la posta alla preda») vengono identificati gli atteggiamenti e comportamenti (cosiddetti atti persecutori) tenuti da un soggetto (chiamato stalker) nei confronti di un altro soggetto (vittima), mediante persecuzione e per generare paura ed ansia, compromettendo di conseguenza il normale svolgimento della vita quotidiana. Esempi di atti persecutori sono comportamenti invadenti, di intromissione, con pretesa di controllo, minacciando costantemente la vittima con telefonate, messaggi, appostamenti e ossessivi pedinamenti.

Nell’Art. 612 bis del Codice Penale relativo agli “Atti persecutori Stalking” si legge “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque reiteratamente, con qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a quattro anni“.

Per la consumazione del reato occorre dimostrare l’effetto che la condotta dell’aggressore ha avuto sulla vittima, che può essere di tre tipi, tra loro alternativi: un procurato “perdurante e grave stato di ansia e di paura”; un ingenerato “fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di una persona al medesimo legata da relazione affettiva”; una alterazione delle proprie abitudini di vita.

Come si procede contro lo Stalking
La vittima deve denunciare i fatti (querela) entro sei mesi dopo l’ultimo della serie di atti persecutori tenendo in conto che la querela è irrevocabile se si è in presenza di gravi minacce ripetute, ad esempio con armi ed è revocabile negli altri casi, ma la remissione può essere fatta solo in sede processuale davanti all’autorità giudiziaria al fine di garantire la libera determinazione della vittima. «Fino a quando non è proposta querela, la persona offesa può esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta». A seguito di una denuncia inizia il lavoro di indagine per identificare e accertare ripetitivi comportamenti invadenti e persecutori affinchè l’autorità di Polizia Giudiziaria (PG) possa procedere.

Si procede d’ufficio (ossia l’autorità giudiziaria si attiva per perseguire il colpevole), nei seguenti casi:

  • il fatto viene commesso nei confronti di un minore di età oppure di una persona con disabilità;
  • il fatto viene connesso con altro delitto per cui debba procedersi d’ufficio;
  • il soggetto sia stato già ammonito

Sono inoltre previste delle aggravanti e la pena è aumentata se:

  • il fatto è commesso dal coniuge anche legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa;
  • il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici;
  • il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità;
  • il fatto è commesso con armi o da persona travisata.

Oggi vogliamo riportare l’eccellenza degli agenti del Commissariato Appio, in Via Botero a Roma, che da oltre un decennio, con dedizione e costanza, combattono lo Stalking, con un particolare riguardo per il Sovrintendente Capo Coppola Giuseppe, di origine campana, con una carriera di 26 anni in Polizia (due anni in Piemonte, cinque a Pisa, due a Roma nel Commissariato Tuscolano e quindici anni a Roma nel Commissariato Appio) e l’Assistente Capo Angela Pellegrina, di origine friulana, con una carriera di 30 anni in Polizia (quindici anni tra Firenze e Prato e quindici anni a Roma nel Commissariato Appio). Un ringraziamento per il lavoro svolto a loro e tutti gli agenti impegnati per la tutela contro lo Stalking.

di Umberto Buzzoni

 

 

 

Taranto: presi 28 spacciatori

 L’arresto di un corriere della droga trovato in possesso di 4 chili di eroina purissima, intercettato dagli uomini della Squadra mobile di Taranto nel novembre 2011, ha dato inizio all’indagine denominata “Game over“. L’operazione della Mobile tarantina ha portato all’esecuzione di 28 provvedimenti emessi dal Tribunale di Lecce. Cinque persone sono finite in carcere, 20 agli arresti domiciliari mentre altre tre sono destinatarie dell’obbligo di dimora.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla illecita detenzione, trasporto, commercio, offerta, vendita e distribuzione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, hashish ed eroina.

L’indagine ha fatto luce sull’attività di due gruppi criminali che controllavano lo spaccio in diverse zone di Taranto. Gli agenti hanno analizzato la struttura delle organizzazioni, ognuna autonoma nella propria zona di competenza, ma che spesso venivano in contatto realizzando affari in comune.

Dopo l’arresto del 2011 la Squadra mobile tarantina iniziò ad indagare con intercettazioni telefoniche, ambientali, appostamenti e pedinamenti; ne risultò un quadro ben definito dell’attività delle due bande di spacciatori. La prima, quella più importante, era attiva nei quartieri Tamburi e Paolo VI, mentre l’altra agiva in monopolio nei vicoli della città vecchia.

Il gruppo principale era capeggiato da un leader storico della malavita tarantina, molto rispettato e temuto; era proprio lui che promuoveva il commercio su larga scala della droga e il capillare controllo del suo territorio. Aveva inoltre previsto una sorta di mutua assistenza per i propri affiliati, prevedendo dei contributi economici alle famiglie dei detenuti.

Il leader era affiancato da un altro capobanda di pari livello, imprenditore nel settore delle slot machines (da questo deriva il nome dell’operazione). Grazie alla sua attività lecita, l’uomo trovava canali di sbocco per l’attività illecita. Inoltre utilizzava un linguaggio attinente alla sua attività per cercare di sviare eventuali intercettazioni, parlando di “macchine” o “schede” per indicare in realtà le partite di droga. Tra i suoi compiti c’era quello di procacciare clienti per l’organizzazione, e di gestire diversi canali di fornitura e di smercio delle sostanze stupefacenti, curando l’acquisto e la successiva cessione di grosse quantità di droga.

Nel corso dell’indagine gli agenti della Mobile hanno sequestrato oltre 15 chili di droga, documentando come l’organizzazione fosse in grado di commercializzare elevate quantità di sostanze stupefacenti, grazie ai rapporti con organizzazioni attive nella zona di Bari, in Albania, Basilicata e Calabria.

L’operazione è stata svolta con la collaborazione delle Squadre mobili di Bari, Lecce, Reggio Calabria e Matera e dei Reparti prevenzione crimine di Bari e Lecce.

fonte Polizia di Stato

‘Ndrangheta: operazione “Antibes”, 16 in manette

 Tra i reati contestati alle 16 persone arrestate, questa mattina, dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, l’associazione mafiosa, l’estorsione e l’aver favorito la latitanza di Giovanni Franco personaggio di spicco della ‘Ndrangheta reggina, arrestato nel 2013.

Tutti gli arrestati sono legati alla famigliaFranco” della frazione dei Pellaro di Reggio Calabria.

Tra l’altro gli investigatori sono riusciti a riscostruire l’escamotage che i fiancheggiatori del ricercato erano riusciti a trovare: spedivano i loro telefoni cellulari accesi, e quindi rintracciabili, con un corriere in un luogo qualsiasi di villeggiatura del Nord Italia, mentre loro raggiungevano il latitante ad Antibes, nota località francese, dove si nascondeva e da cui dirigeva ancora la “famiglia“.

Successivamente, con un’auto presa a noleggio raggiungevano il posto dove spedivano i cellulari, e li recuperavano.

Gli investigatori hanno ricostruito nei dettagli tutti gli spostamenti effettuati dai fiancheggiatori e le intercettazioni hanno svelato anche i tentativi di reclutamento di nuove leve all’interno della famiglia.

fonte Polizia di Stato

Brescia: arrestato con 7 chili di cocaina nel Tir

Nascondeva la droga in un doppiofondo nella parte posteriore della cabina di guida del suo tir e durante un controllo degli uomini del Reparto prevenzione crimine e di quelli della Squadra mobile di Brescia, è stato arrestato.

Si tratta di un autotrasportatore bresciano di 46 anni, residente in Spagna, che viaggiava con un ingombrante carico: 7 chili e 200 grammi di cocaina contenuta in pacchi.

Durante la perquisizione effettuata al domicilio dell’arrestato, gli agenti hanno trovato e sequestrato 150 mila euro in contanti custoditi dentro una cassaforte, orologi di valore e numerosi assegni bancari.

fonte Polizia di Stato

‘Ndrangheta: 14 arresti per traffico internazionale di droga

Traffico internazionale di stupefacenti: è questa l’accusa con cui 14 persone, ritenute legate a cosche della ‘Ndrangheta, sono finite in manette nell’operazioneApegreen Drug“.

L’operazione del Servizio centrale Operativo (Sco) e della Squadra mobile di Reggio Calabria è il risultato di una precedente indagine che già nel 2010 portò all’arresto di oltre 300 persone. Nell’operazione di allora, chiamata “Crimine“, venne smembrata una rete ben articolata del narco-traffico tra l’Italia e l’estero (Austria e Canada).

Le attuali indagini hanno permesso di ricostruire il ruolo della cosca Commisso di Siderno nel settore degli stupefacenti, grazie anche all’analisi e alla ricostruzione delle conversazioni ambientali intercettate all’interno della lavanderia Apegreendi Siderno(RC), ritenuta la base operativa del sodalizio.

Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi figurano, oltre al boss detenuto Giuseppe Commisso, i suoi attuali broker di riferimento ed altri personaggi legati alla potente cosca Pesce di Rosarno (RC) e a quella di Ursino di Gioiosa Ionica (RC).

fonte Polizia di Stato

Brescia, la polizia sequestra coperte ai clochard: «Misura di sicurezza»

«E’ stata una misura di sicurezza necessaria. Tutti gli oggetti abbandonati vanno rimossi, anche le coperte e i vestiti dei clochard ». Parola di Renato Bertulli, comandante della polizia ferroviaria di Brescia che spiega così l’intervento degli agenti alla stazione di Brescia che hanno privato i senzatetto che bivaccano in zona delle loro coperte. Tolleranza zero, proprio come le temperature. Quattro clochard, tre italiani e uno straniero, sono rimasti al freddo a seguito dell’operazione compiuta dalla polizia ferroviaria sabato 18 gennaio. L’episodio, denunciato dai volontari dell’associazione «Good Guys» su Facebook, è stato confermato dalla Polfer stessa che è intervenuta buttando le coperte dei quattro senzatetto «stanziali» all’uscita secondaria della stazione di Brescia in un furgone con destinazione discarica.

«Abbiamo eseguito gli ordini di Questura e Prefettura». «Non abbiamo fatto nulla di particolare e si è trattato di un intervento di routine. Abbiamo rimosso il materiale abbandonato e c’erano quattro borse piene di coperte senza proprietario. Agli altri senzatetto non è stato tolto nulla», spiega il comandante della Polfer, Bertulli. Durante l’operazione i quattro clochard non presenti erano Luigi, 50enne di Napoli, Stefano, 60enne bresciano, Marcella, 37enne disabile e un 40enne straniero. «Abbiamo capito che il materiale fosse di altri senzatetto ma in un momento come questo tutti i bagagli abbandonati costituiscono un pericolo. Eseguiamo gli ordini: dopo gli attentati in Europa e alla scuola di polizia di Brescia le misure di sicurezza si sono alzate. Facciamo solo il nostro lavoro».

I volontari accusano: «Si salvaguarda il decoro anzichè la vita». I «Good Guys», che assistono i clochard della stazione, hanno raddoppiato la dose: Martedì sera, come se non bastasse, la Polfer ha cercato di allontanare queste persone dal portico della stazione. Dopo varie implorazioni gli agenti hanno desistito. A Brescia sembra che sia il decoro urbano a dover essere salvaguardato a discapito delle vite. Noi ci auguriamo che nessuna di queste anime, una mattina, a causa del gelo , non si svegli più. A quel punto, attraverso il sostegno di associazioni preposte tra cui gli avvocati di strada si cercheranno le varie responsabilità».

fonte Il Corriere della Sera

Catania: colpita la cosca Santapaola-Ercolano

 Chiuse le indagini su Cosa Nostra a Catania con l’Operazione Bulldog della Squadra mobile siciliana. Sono 5 le persone finite in carcere, 3 quelle per le quali sono stati disposti gli arresti domiciliari e 8 gli indagati per i quali la magistratura ha disposto l’obbligo di dimora e di firma presso la polizia.

Ancora una volta al centro delle indagini degli investigatori le attività della cosca Santapaola-Ercolano, i cui membri hanno cercato di diversificare il più possibile le loro attività.

Tra le pagine delle informative si legge che i membri della cosca si stavano indirizzando verso il recupero crediti; invece di ricorrere alle vie legali le persone che vantavano un credito presso altri si rivolgevano alla Cosca che, in virtù del proprio peso criminale, agevolava e “facilitava” la risoluzione del debito.

Ai criminali è stata anche contestata l’intestazione fittizia di beni che ha prodotto un sequestro di un numero impressionate di attività commerciali: campi di calcio, centri estetici, autolavaggi, parcheggi, ristoranti, lidi marini. Per queste attività ci sono già altri 9 indagati che hanno favorito tali intestazioni dei beni in realtà gestiti dai membri del Clan.

fonte Polizia di Stato

Falso attentato Isis a Firenze: identificato mister “X” di Anonymous

Il 28 dicembre scorso aveva rilasciato un’intervista su un quotidiano online facendo capire di aver sventato un attentato che l’Isis stava per portare a termine a Firenze, asserendo inoltre che la notizia arrivava da un’attività “sotto copertura” di Anonymous, che avrebbe presto portato anche all’individuazione dei membri del commando.

L’uomo, un 29enne esperto informatico di Aosta, conosciuto all’interno del movimento Anonymous come “X” oppure “wArning“, è stato fermato dalla Polizia e denunciato in stato di libertà con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo e al danneggiamento di sistemi informatici.

L’indagato è inoltre ritenuto dagli investigatori il fondatore del canaleOpParis“, nato con il fine di individuare profili Twitter dei presunti affiliati all’Isis collegati agli attentati di Parigi.

Subito dopo le sue “rivelazioni” il Servizio polizia postale e delle comunicazioni ha aperto un’indagine attraverso il Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche), ma non è stato trovato nessun riscontro della notizia. Stesso risultato per quanto riguarda l’analisi svolta dagli investigatori che si occupano in maniera specifica di terrorismo.

Inoltre è stato lo stesso Anonymous a sconfessare il suo adepto. Il due gennaio scorso è infatti apparso un post sulla pagina Facebook del Gruppo, che iniziava così: “In relazione a quanto apparso nei giorni scorsi sugli organi di stampa, Anonymous Italia intende sottolineare il suo disappunto e distacco totale in merito alle dichiarazioni rilasciate da un membro di nome X”.

Dopo aver concluso gli ultimi accertamenti ed aver escluso in maniera assoluta che la notizia potesse avere fondamento, gli investigatori del Cnaipic si sono presentati a casa di “X”. All’interno della sua abitazione è stato rinvenuto numeroso materiale informatico, ora al vaglio degli investigatori.

fonte Polizia di Stato

Senza fissa dimora partorisce in strada grazie all’aiuto della Polizia e Papa Francesco offre ospitalità per un anno

Una clochard di 37 anni di nazionalità romena ha partorito per strada, alle due e trenta del mattino, su un marciapiede a Roma in Piazza Pio XII, proprio davanti alle colonne di San Pietro, grazie all’aiuto dell’agente Maria Capone, poliziotta dell’Ispettorato Vaticano distaccata a Roma dalla Calabria per il Giubileo.

Altri agenti del commissariato Borgo sono intervenuti schierandosi in circolo utilizzando delle coperte per offrire riparo e discrezione dopo la nascita della piccola in attesa dell’arrivo del 118. La madre e la neonata Irene stanno bene e sono ricoverate nel reparto di maternità dell’Ospedale Santo Spirito dove hanno ricevuto la visita degli agenti di Polizia e dell’elemosiniere del Papa, Padre Konrad Krajewski che ha rinnovato l’offerta di ospitalità di Papa Francesco, per lei e per la bimba, nella casa delle suore di Madre Teresa a Primavalle.

di Umberto Buzzoni