DIGOS, esecuzione di perquisizioni nei confronti dei “FORCONI”

La Polizia di Stato di Latina  sta dando esecuzione ad una serie di perquisizioni domiciliari su tutto il territorio nazionale nei confronti di leaders ed esponenti del Movimento 9 Dicembre – Forconi. L’attività è condotta dalla DIGOS di Latina, in collaborazione con le DIGOS di Ascoli, Campobasso, Como, Firenze, Roma, Taranto, Treviso e con il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione.
Destinatari delle perquisizioni sono 18 persone evidenziatesi nei mesi scorsi per la loro appartenenza o comunque vicinanza al Movimento e che hanno manifestato l’intenzione di porre in essere una serie di condotte criminose finalizzate, in particolare, a dare esecuzione al cosiddetto “Ordine di Cattura Popolare”, un documento di 19 pagine redatto da alcuni tra gli odierni indagati e dal contenuto fortemente istigatorio con il quale si incitano i cittadini ad “arrestare” tutti i parlamentari della Repubblica, gli esponenti del Governo e finanche il Presidente della Repubblica.
Al riguardo, emblematico è quanto accaduto lo scorso 14 dicembre nei pressi di Montecitorio, allorquando un gruppo di aderenti aggredì l’ex parlamentare Osvaldo Napoli per eseguire il “primo arresto popolare di un politico”: nella circostanza, l’intervento di Polizia e Carabinieri in servizio di vigilanza scongiurò conseguenze peggiori e permise di identificare e denunciare 14 persone.
Nel corso dell’indagine gli odierni indagati si sono evidenziati oltre che per aver depositato presso alcuni Uffici di Polizia il suindicato “Ordine di Cattura Popolare” anche per aver postato sui social network inquietanti proclami di rivolta sociale e per aver partecipato a iniziative di piazza connotate da illegalità tra cui il citato tentativo di “arresto”.

Fonte Foto Polizia di Stato

Polizia di Stato Operazione WHINE & CHEESE

Dalle prime ore di questa mattina è in corso una vasta operazione della Polizia di Stato di Modena che ha sgominato un´importante organizzazione criminale dedita alla consumazione di furti in danno di caseifici, magazzini e abitazioni in provincia di Modena.
Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile modenese e coordinate dalla Procura della Repubblica di Modena, P.M. dott. Enrico STEFANI, hanno fatto luce su una serie di episodi criminosi consumati nel 2015 e nel 2016.
Le persone coinvolte nell´operazione sono prevalentemente italiane anche se non è mancato il coinvolgimento di due cittadini Serbi durante alcuni eventi.
Le investigazioni hanno consentito di accertare una regia nella pianificazione dei furti da parte di un gruppo di soggetti provenienti da Cerignola (FG) ed esponenti della criminalità comune modenese.
In particolare tra gli episodi contestati vi è il furto di 16.000 bottiglie di vino pregiato, effettuato il 15 ottobre 2015, presso la Rayl Logistic Way di Modena per un valore di circa 100.000 euro ed il furto di 168 forme di parmigiano reggiano, effettuato il 4 giugno 2016, presso l´istituto d´istruzione superiore per le tecnologie agrarie e servizi “Lazzaro Spallanzani” di Castelfranco Emilia per un valore di oltre 80.000 euro Quattro provvedimenti sono stati eseguiti proprio nella cittadina di Cerignola, si tratta di G.G. di anni 49; M.P. di anni 47; F.T. di anni 62; A.F. di anni 36 tutti con precedenti per reati contro il patrimonio.
Tre provvedimenti sono stati invece eseguiti nel bolognese, si tratta di G.F. di anni 62 con precedenti specifici; A.T. e M.M. entrambi con cittadinanza Serba rispettivamente di anni 24 e 49, incensurati sottoposti agli arresti domiciliari presso i rispettivi domicili.
Tre provvedimenti sono stati, infine, notificati a modenesi quasi tutti con precedenti per reati contro il patrimonio, si tratta di S.P. di anni 29 residente a Castelfranco Emilia; T.P. di anni 53 ex guardia giurata carpigiano, unico immune da precedenti penali; S.M. di anni 63 residente a San Cesario sul Panaro.

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Polizia: DRONI per controllo del territorio

Polizia, Carabinieri e GdF testano i droni per controlliIn questo weekend è stato dato avvio, nella Provincia di Frosinone,  alle attività di sperimentazione dell’impiego dei Droni in attività di controllo del territorio, nell’ambito del tavolo tecnico appositamente costituito presso la Segreteria del Dipartimento della P.S. al quale partecipano rappresentanti della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza..
Nell’ambito di un dispositivo di posto di controllo effettuato congiuntamente dai poliziotti della Questura di Frosinone, del Reparto Prevenzione Crimine di Roma, della Sezione Polizia Stradale di Frosinone e dall’Arma dei Carabinieri sono stati utilizzati DRONI (due esacotteri e un quadricottero) certificati ENAC secondo il modello di sperimentazione approvato dal tavolo tecnico interforze.
L’attività, come documentano le immagini pubblicate sul profilo Twitter della Polizia di Stato, è stata effettuata da piloti della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri ed alla presenza di rappresentati dall’Aeronautica Militare che hanno curato le eventuali interferenze con le aviolinee sovrastanti la zona interessata dalla sperimentazione.
Nei prossimi giorni l’attività di sperimentazione continuerà nella provincia di Frosinone in vari scenari di controllo del territorio e di ordine pubblico.
Proseguono inoltre i corsi di formazione per piloti di drone della Polizia di Stato presso la struttura certificata ENAC Droneaviation di Roma.

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POLIZIA: “QUESTO NON E’ AMORE” CAMPAGNA ANTI VIOLENZA SULLE DONNE

Risultati immagini per questo non è amore POLIZIAPer la giornata dell´8 marzo la Polizia di Stato sceglie di stare vicina alle donne con la campagna “…questo non è amore” che prevede in tutte le province italiane iniziative finalizzate a rompere l´isolamento e il dolore delle vittime di violenza di genere, offrendo il supporto di un´equipe di operatori specializzati, in prevalenza composta di donne e formata da personale di Polizia specializzato, da medici, psicologi e da rappresentanti dei centri antiviolenza.
Un´idea, quella del progetto CAMPER contro la violenza di genere che, partito a luglio del 2016, in circa sei mesi in 22 province italiane ha consentito di contattare oltre 18.600 persone, in maggioranza donne, diffondendo informazioni sugli strumenti di tutela e di intervenire su situazioni di violenza e stalking che diversamente sarebbero potute rimanere ingabbiate nel dolore domestico.
In questa direzione si muove anche l´adozione del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure italiane.
Il protocollo E.V.A. ha codificato in linee guida le best practice per la gestione degli interventi legati alla violenza di genere in caso di primo intervento degli addetti al controllo del territorio, come avviene nel caso delle cosiddette “liti in famiglia”. Le linee guida si rivolgono non solo agli operatori sul campo ma anche a coloro che, in Sala Operativa, coordinano e gestiscono a distanza tutte le fasi dell´intervento. Si tratta di procedure che consentono agli equipaggi della Polizia di Stato di sapere, per esempio, se vi siano stati in passato altri episodi di violenza nello stesso contesto familiare e che, attraverso la compilazione di checklist, permettono anche in assenza di formali denunce, di tenere sotto controllo situazioni di disagio nelle quali intervenire in caso di reiterazione di fatti violenti.

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12 ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE A CATANZARO

La Polizia di Stato di Catanzaro ha eseguito 12 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di associazione di stampo mafioso e di numerose estorsioni a carico di esercizi commerciali ed imprenditori, nonché di atti intimidatori con bottiglie incendiarie e di danneggiamenti con l’utilizzo di ordigni esplosivi. 

Le attività investigative, condotte, con il concorso del Servizio Centrale Operativo, dalla Squadra Mobile di Catanzaro e dal Commissariato di P.S. di Lamezia Terme,  hanno permesso di accertare l’esistenza di soggetti considerati “Nuove Leve” della cosca GIAMPA’ che si sono adoperati per rinsaldarne le fila, successivamente alle diverse operazioni di Polizia condotte negli anni scorsi nei confronti della stessa, con l’intento di continuare nell’esercizio delle attività estorsive sul territorio per conto dei capi cosca sottoposti a regime detentivo.

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FORLI’- FABBRICA PER PRODUZIONE CANNABIS: LA POLIZIA ARRESTA ALBANESE

La Polizia di Stato di Forlì ha arrestato un cittadino cinese di 31 anni che in località Savignano Rubicone (FC) all´interno di un casolare aveva allestito una vera e propria fabbrica per la produzione di cannabis. La Squadra Mobile di Forlì/Cesena dopo numerosi servizi di osservazione e pedinamenti ha fatto ingresso all´interno del predetto edificio rinvenendo ben 650 piantine suddivise in diverse stanze termo riscaldate e termo ventilate. Rinvenuti anche 2 kg di marijuana già pronta per essere immessa nelle piazze di spaccio della provincia. Il cittadino cinese aveva allestito una serra con un impianto elettrico composto da numerosi cavi elettrici scoperti ed allacciati ad altrettanti contatori riadattati all´illecito utilizzo. L´attività partita per verificare eventuali edifici adibiti a officine di lavoro fuori dai centri urbani, spesso utilizzati da cittadini cinesi come veri e propri laboratori, ha in realtà svelato una situazione ben diversa ossia che all´interno di quel casolare vi era una fabbrica adibita alla produzione di marijuana. L´uomo arrestato per la produzione e la coltivazione di marijuana, aveva altresì bloccato ogni accesso dall´esterno tanto da essere necessario rimuovere gli ostacoli e le barriere attraverso l´utilizzo di materiale edile quali martelli e vanghe, una volta all´interno il cittadino cinese, che viveva in condizioni igenico sanitare precarie, veniva rintracciato ancora in pigiama ed accovacciato all´interno di una vasca da bagno molto probabilmente utilizzata come luogo di ristoro.

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PALERMO. OLTRE 12 MILIONI DI EURO DI BENI CONFISCATI

La Polizia di Stato di Palermo, ha confiscato beni per un valore di olltre 12 milioni di euro a carico di un imprenditore organico alla famiglia mafiosa di “Brancaccio”, già arrestato nel maggio 2009 per associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione.

Le indagini svolte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno permesso di sequestrare e, successivamente confiscare, un consistente patrimonio costituito da imprese operanti in campo edile, nella commercializzazione di materiali da costruzione, nel movimento terra, nel settore del recupero e smaltimento di rifiuti edili, nonchè di beni immobili, beni mobili, conti correnti e polizze assicurative.

L’imprenditore, in virtù della posizione ricoperta all’interno della famiglia mafiosa di  “Brancaccio”, si sarebbe avvantaggiato di tutti quei meccanismi di pressione e coartazione tipici dell’organizzazione criminale, espandendosi prepotentemente nel settore edile e di movimentazione terra, traendone, così, notevoli vantaggi economici personali.

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Catania: “Operazione Emergency Room”

La Polizia di Stato di Catania ha arrestato 7 persone ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di lesioni aggravate, violazione di domicilio, interruzione di pubblico servizio e minacce a Pubblico Ufficiale.Le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile sono partite a seguito dell’aggressione, subita nella tarda serata dell’1 gennaio 2017, dal medico di servizio presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Vittorio Emanuele.
Nell’immediatezza dei fatti, i poliziotti del Reparto Volanti, intervenuti a seguito di segnalazione al 113, avevano arrestato un uomo ritenuto responsabile dei reati di lesioni aggravate e interruzioni di pubblico servizio, indagando contestualmente, in stato di libertà, altri quattro soggetti per i medesimi reati. Dalle prime indagini è emerso che lo stesso aveva preteso dal predetto medico di conoscere l’identità di una donna che aveva fatto ricorso alle cure ospedaliere, a seguito di un sinistro stradale; al rifiuto opposto dal citato sanitario, a seguito di un diverbio, l’uomo inizialmente si era allontanato, ritornando, poco dopo, unitamente ad altri sei soggetti che si rendevano responsabili dell’aggressione.
Le indagini condotte dai poliziotti della Squadra Mobile – “Sezione Reati contro la Persona hanno consentito di avere un quadro chiaro ed esaustivo della vicenda  e di individuare ,nonostante le oggettive difficoltà determinate dalla circostanza che i soggetti fossero travisati, tutti i componenti del gruppo che aveva preso parte al raid punitivo nei confronti del medico.
In particolare, è emerso che gli esecutori materiali, dopo essersi introdotti con il volto parzialmente travisato da cappucci, sciarpe e scaldacollo all’interno dei locali del servizio di Pronto Soccorso dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, avevano colpito con ripetuti schiaffi il medico di servizio e, mentre lo stesso si trovava per terra, con pugni e calci, cagionandogli lesioni personali consistite in trauma toracico e infrazione di una costola.
L’evento aveva causato, inoltre, l’interruzione del pubblico servizio del Pronto Soccorso del citato Ospedale turbandone la regolarità atteso che, in conseguenza dell’aggressione, il medico era stato sottoposto alle cure del caso, mentre il rimanente personale di servizio, a causa del violento sconvolgimento risentito, non era in grado di riprendere l’attività, venendo parzialmente sostituito da altro medico non in possesso delle medesime competenze dei colleghi impossibilitati, ragione per cui la Direzione del Pronto Soccorso inviava la centrale Operativa del “118” ad indirizzare le ambulanza presso altri nosocomi.
Due degli aggressori devono rispondere, altresì, del reato di minacce a Pubblico Ufficiale per avere, nella fase antecedente l’aggressione, usato minacce nei confronti del medico di servizio presso il Pronto Soccorso, che si era rifiutato di fornire loro il nominativo della donna richiesto.
Nell’ambito delle medesime indagini sono state, altresì, indagate due guardie particolari giurate dell’azienda che gestisce il servizio di vigilanza e sicurezza all’interno dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, per aver indebitamente omesso, in qualità di incaricati di pubblico servizio, di avvisare senza ritardo le Forze dell’Ordine di quanto stava avvenendo all’interno del presidio ospedaliero, nonchè di attivarsi debitamente per sedare l’aggressione in atto.

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L’Aquila diversi arresti per spaccio di stupefacenti

La Polizia di Stato de L´Aquila  ha eseguito  14  ordinanze di custodia cautelare (9 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora), nei confronti  di altrettanti soggetti aquilani e stranieri per spaccio di sostanze stupefacenti.
Le indagini, avviate nel giugno 2015 e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, sono state condotte dagli agenti della Squadra Mobile della Questura de L´Aquila, a seguito della morte di un giovane avvenuta apparentemente per overdose.
Sono stati individuati due gruppi di persone: uno dedito allo smercio di eroina di altissima qualità e metadone, l´altro attivo sulla cessione di cocaina ed hashish.
Il primo gruppo si occupava di smerciare al dettaglio sulla piazza aquilana eroina proveniente da Roma, rifornendo i numerosi tossicodipendenti  e concordando di volta in volta il luogo di incontro attraverso un linguaggio criptato.
Il secondo gruppo invece era una vera e propria associazione  composta da 4 soggetti, i quali,  nel periodo dal settembre 2015 ed il gennaio 2016, hanno immesso  nella piazza aquilana importanti quantitativi di hashish e cocaina, avvalendosi nella circostanza di altri complici per lo smercio al dettaglio delle predette sostanze.
Gli associati provvedevano ad effettuare le operazioni di taglio e confezionamento delle singole dosi in un appartamento utilizzato come base logistica, dichiarato totalmente  inagibile a seguito del terremoto del 2009.
Mesi di intercettazioni telefoniche ed ambientali, appostamenti, foto e filmati, hanno consentito alla Polizia di Stato di ricostruire nel dettaglio tutti i movimenti degli indagati, anche le operazioni di taglio e confezionamento della sostanza, che sono state costantemente video-riprese da una telecamera installata nella casa.
I poliziotti, nell´odierna operazione, si sono avvalsi dell´ausilio di unità cinofile e dei poliziotti del Reparto Prevenzione Crimine.

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Caserta, la polizia arresta 3 responsabili di omicidio

 

La Polizia di Stato di Caserta ha catturato 3 persone responsabili  dell’omicidio del 30enne Panipucci Daniele,  colpito al volto da un colpo d’arma da fuoco nella serata del 25 maggio 2016 a Maddaloni (CE).
L’operazione è stata coordinata dalla DDA di Napoli con l’impiego di agenti della Squadra Mobile della Questura di Caserta e del Commissariato di P.S. di Maddaloni.
I 3 malviventi rispondono anche per associazione a delinquere di stampo mafioso, in quanto ritenuti organici al clan “Belforte – fazione Maddaloni”, operante nella provincia di Caserta nei comuni di Maddaloni, Cervino, Santa Maria a Vico e Valle di Maddaloni.

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