La Polizia di Stato di Forlì Cesena, ha avviato nei mesi scorsi un´attività d´indagine relativa ad una segnalazione nei confronti della nota santona “Mamma Ebe”, ritenuta responsabile di aver esercitato abusivamente la professione medica nei confronti di una giovane donna italiana costretta dal proprio marito a sottoporsi a diversi trattamenti mediante l´applicazione sul proprio ventre di una sostanza a suo dire dall´effetto miracoloso.
La donna, 37enne italiana, che aveva problemi di fertilità, era stata costretta dal marito, un professionista di 35 anni, a recarsi da “Mamma Ebe”, interrompendo da un lato le proprie cure di medicina tradizionale, e dall´altro ad intraprendere delle cure della santona, consistenti nell´applicazione sul ventre di una pomata con la quale la donna avrebbe risolto i suoi problemi di infertilità.
La donna, pur di non vedere sgretolare il proprio matrimonio, è stata costretta ad annullare tutte le pratiche mediche per procedere alla fecondazione assistita ed in ultimo anche a pratiche adottive.
L´uomo, secondo quanto riferito dalla moglie, su indicazione di “Mamma Ebe”, avrebbe dovuto convincerla ad evitare il ricorso alle cure della fecondazione assistita in quanto sarebbero potuti nascere bambini con dei problemi mentali.
La santona, ha dunque iniziato a somministrarle una pomata, ritenuta capace di “sfiammare” le tube, che sin da subito le ha provocato una perdurante forma di irritazione cutanea e delle lesioni sul basso ventre ove veniva spalmata.
La 37enne ha raccontato alla Polizia che tutto ebbe inizio alla fine del 2014, quando “Mamma Ebe”, che voleva farsi chiamare “Gigliola”, era stata finalmente scarcerata e dunque, secondo il marito, poteva curare il loro problema, ossia farli diventare genitori. L´uomo affermava che la santona era stata incompresa dalla giustizia italiana e dall´opinione pubblica e che solo alla sua morte si sarebbero riconosciuti i suoi miracoli.
La 37enne ha dunque raccontato di essersi sottoposta alle cure di “Gigliola” che nella prima seduta l´aveva visitata imponendole le mani sul ventre, diagnosticando un´infiammazione della tuba che sarebbe stata “aperta” e che avrebbe risolto con circa 5 trattamenti.
Le volte successive si era sottoposta all´applicazione di una sostanza cremosa di colore arancione che le procurava una forte irritazione ma che non poteva rimuovere restando immobile per alcuni minuti ed in attesa che facesse “effetto” sotto il controllo diretto di “Mamma Ebe”.
La vittima, resasi conto che ormai anche tutta la sua vita era “gestita” dalla santona, e che terminati i 5 trattamenti gliene vennero prescritti altri, prese la decisione, nel 2016 di separarsi dal marito dopo che per anni aveva subito contro la sua volontà, pratiche umilianti, dolorose, e snervanti, in virtù delle continue pressioni psicologiche del coniuge che in alcuni casi era anche arrivato a minacciarla e a maltrattarla, fino a farle perdere il lavoro, qualora non avesse continuato a frequentare “Mamma Ebe”.
Le indagini della Polizia di Stato hanno portato alla scoperta di questo “farmaco” che “Mamma Ebe” avrebbe applicato sul ventre della donna: si tratta di una pomata altamente pericolosa che se somministrata per usi non consentiti e in sovradosaggio comporta anche disturbi neurologici come convulsioni in neonati e bambini. Non solo non deve essere utilizzata una dose superiore a quella raccomandata proprio per evitare facili reazioni e disturbi associati al farmaco, ma lo stesso risulta infiammabile e non deve essere assolutamente applicato su parti del corpo lese o già infiammate. Il suddetto farmaco era infatti indicato nei casi di distorsioni e lombaggini per alleviare dolori.
La vittima ha raccontato che gli adepti di “Mamma Ebe” erano numerosi, così come accertato dai poliziotti nel corso di un controllo domiciliare.
E´ emerso dunque che Giorgini Ebe ha continuato a svolgere questa sua attivita´ illecita nonostante fosse ai domiciliari dal dicembre 2014 per essere stata condannata in via definitiva ad anni 4 di reclusione per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all´esercizio abusivo della professione medica.
di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto polizia di stato