Firenze: giochi on-line adescamento di minori

Nell’ambito delle attività di contrasto alla pedopornografia on-line, il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Firenze ha registrato un crescente aumento dei reati di adescamento in danno di minori attraverso l’utilizzo di giochi on-line, su piattaforme che ad oggi contano milioni di utilizzatori. E’ stato accertato che le modalità di adescamento avvengono solitamente attraverso le chat dei videogiochi, condotte inizialmente all’interno di gruppi allo scopo di garantirsi la fiducia dei minori partecipanti, per poi spostarsi su altre piattaforme di messaggistica privata connotate da espliciti contenuti sessuali. In sede di indagine è emerso che gli autori delle condotte illecite sopra descritte, allo scopo di ottenere file video e foto di nudo dei loro interlocutori minorenni, abbiano talvolta offerto a quest’ultimi ricariche utili all’acquistare delle ccdd skin – aggiornamenti del gioco che consentono un miglioramento della grafica – audio e di altri servizi che agevolano il giocatore ad avanzare nel gioco.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Operazione della Polizia Postale di Catania

La Polizia di Stato di Catania ha denunciato in stato di libertà alla Procura Distrettuale due persone, di 31 e 50 anni, ritenute responsabili di interruzione di pubblico servizio.
La Polizia Postale aveva ricevuto una segnalazione in merito all’esistenza sul social Facebook del gruppo denominato “Posti di blocco Catania”, con circa 40.000 iscritti, ed avente come finalità quella di segnalare preventivamente agli utenti eventuali posti di blocco e di controllo delle forze dell’ordine nella provincia etnea.
Le indagini della Polizia hanno consentito di identificare due soggetti, gli odierni indagati, quali amministratori del gruppo e, pertanto, come coloro che avevano la piena responsabilità della creazione e delle informazioni veicolate al suo interno. Ad ogni buon fine sono in corso accertamenti anche sugli utenti e sulle attività da essi compiute. Si rammenta che segnalare preventivamente posti di blocco e controlli della Polizia costituisce un reato poiché cagiona o, in ogni caso, turba la regolarità del servizio di pubblica sicurezza.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Taranto: la Poliza di Stato è riuscita a recuperare reperti archeologici di età ellenistica

La Polizia di Stato di Taranto ha recuperato più di trecento reperti archeologici risalenti all’età ellenistica. Da qualche tempo i poliziotti della Squadra Mobile avevano avviato ed intensificato mirate indagini sul commercio illegale dei reperti di interesse archeologico con molta probabilità recuperati in scavi clandestini da tombe di origine greca di cui è disseminato il territorio Jonico. Negli ultimi giorni gli accertamenti investigativi hanno fatto concentrare l’attenzione nella zona di Lama dove si sospettava potessero essere nascosti un gran numero di reperti trafugati e pronti per essere immessi nel fiorente mercato clandestino nazionale. Nel corso dei controlli effettuati in un terreno incolto, i poliziotti hanno recuperato nella folta vegetazione un secchio di plastica bianco e un cartone che sono risultati pieni di anfore e statuette antiche. Tutti i reperti erano ancora sporchi di terra umida ed erano stati avvolti in panni di carta a riprova del fatto che fossero di recente estrazione dal sottosuolo. Tutto il materiale ritrovato, è stato sottoposto a una meticolosissima attività catalogativa. Con il supporto di un funzionario della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Lecce che ha preso parte a tutte le operazioni di catalogazione si è accertato che i reperti recuperati risalgono presumibilmente all’età ellenistica, presumibilmente nel periodo compreso tra il VI ed il III sec. a.C..

Di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

 

 

 

OPERAZIONE “SI PUÒ FARE”

La Polizia di Stato di Catania sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 10 soggetti (5 italiani e 5 extra-comunitari) appartenenti ad un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mediante la concessione e/o falsificazione di documenti inerenti la permanenza ed il soggiorno nel territorio dello Stato. Le indagini dei polizotti della Digos, coordinate dalla Procura della Repubblica,  hanno accertato che le falsificazioni commesse erano sia materiali, che ideologiche, a secondo del documento richiesto dal cliente; infatti l’associazione contava fra i propri sodali  rispettivamente un perito falsario di nazionalità  bangladese e tre pubblici ufficiali del Comune di Catania, che si prestavano dietro la corresponsione di rilevanti compensi economici a rendere dichiarazioni mendaci o comunque a compiere atti del proprio ufficio, ai quali erano tenuti. Gli associati utilizzavano un linguaggio criptico per eludere le indagini, avevano stabilito un tariffa per ogni servizio reso, con sconti ed agevolazioni per alcune categorie soggettive ed applicavano la formula “soddisfatti o rimborsati”.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Roma. Polizia Ferroviaria.

Più di 37.000 identificati, 21 arrestati  e 196 indagati dalla Polizia di Stato in ambito ferroviario.
7.340 identificati, 21 arrestati e 196 indagati: è questo il bilancio dei controlli effettuati questa settimana dalla Polizia Ferroviaria con l’impiego di 4.424 pattuglie in stazione e 993 a bordo treno. 2.189 i treni scortati e 478 i pattugliamenti delle strade ferrate.
295 i servizi antiborseggio in abiti civili per il contrasto al fenomeno dei furti ai danni dei viaggiatori, generalmente in aumento nel periodo estivo.
In particolare 5 gli arrestati in Lombardia e 3 nel Lazio prevalentemente per spaccio di sostanze stupefacenti. 2 gli arrestati nel Veneto per reati predatori nei confronti dei viaggiatori. Complessivamente sequestrati 2,3 kg di droga.
30 i minori non accompagnati  rintracciati e riaffidati alle famiglie o alle comunità; 47 i cittadini stranieri sorpresi in posizione irregolare e 97 le sanzioni elevate in materia di sicurezza ferroviaria.
La settimana si è caratterizzata anche per l’operazione “Oro rosso” con controlli straordinari della Polizia di Stato contro il fenomeno dei furti di rame in ambito ferroviario, di cui abbiamo scritto precedentemente.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

OPERAZIONE “ORO ROSSO”

7.360 tonnellate di metalli di provenienza illecita recuperate, 1.682 persone controllate, di cui 2 arrestate e 8 denunciate, 5 sanzioni amministrative elevate per un importo totale di circa 9.630 euro: questo il bilancio dell’operazione “Oro Rosso” organizzata dalla Polizia Ferroviaria in tutto il territorio nazionale per il contrasto al fenomeno dei furti di rame in ambito ferroviario.
L’attività ha visto l’impiego complessivo di 612 operatori e si è tradotta in 280 controlli ai rottamai, 159 sevizi di pattugliamento lungo le linee ferroviarie e 57 su strada. Nella provincia di Catania, in particolare, il  personale della Polizia Ferroviaria per la Sicilia  ha denunciato un uomo di 45 anni  per i reati di attività di gestione di rifiuti non autorizzata e ricettazione ed il sequestro di un’area all’interno della quale sono stati rinvenuti 7  t di rame – per un valore commerciale di circa 32.000 Euro, 22 carcasse di auto e parti di esse e sono stati scoperti dei macchinari per sguainare e polverizzare le trecce di rame.  E’ stato possibile appurare che gran parte del rame ritrovato è in uso alle ferrovie ed utilizzato per alimentare i passaggi a livello e collegare le garitte e le stazioni. In particolare alcuni spezzoni sono risultati compatibili con quelli asportati recentemente sulla tratta ferroviaria Vizzini-Grammichele, furto che ha mandato in tilt la circolazione ferroviaria nel sud.est della regione. Al riguardo, si può ipotizzare, sulla base della quantità di oro rosso rinvenuto e dell’organizzazione dell’impresa illegale, che il luogo sequestrato era punto di riferimento per i predatori di rame per piazzare il metallo depredato nella Sicilia Orientale.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Taranto. Altri 9 provvedimenti per le torture inflitte a Stano Antonio “l’Ultima di Carnali”così autodefinita dal gruppo di indagati

La Polizia di Stato di Taranto e il Servizio Centrale Operativo di Roma hanno dato esecuzione a nove ordinanze emesse dai Giudici per le indagini preliminari presso il Tribunale ordinario e quello per i minori nei confronti di un maggiorenne e di 8 minorenni, (di età compresa tra 15 e 17 anni), ritenuti a vario titolo gravemente indiziati in concorso dei reati di tortura, lesioni, danneggiamento e violazione di domicilio aggravati,  a seguito  dell’attività  di indagini coordinata  dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Taranto, guidata dal Procuratore Carlo Maria Capristo, e dalla Procura della Repubblica per i Minorenni, guidata dalla Procuratrice Pina Montanaro. Tali provvedimenti costituiscono l’esito della prosecuzione delle indagini delegate alla Squadra Mobile di Taranto ed allo SCO di Roma sulla triste vicenda che ha visto vittima STANO Antonio Cosimo, il 65enne deceduto il 23 aprile scorso per “shock cardiogeno” presso il reparto di rianimazione dell’Ospedale Giannuzzi di Manduria. Lì era stato qualche settimana prima ricoverato d’urgenza per astenia e stato confusionale, dopo essere stato soccorso da una volante della Polizia di Statoche lo rinveniva all’interno della sua abitazione di Manduria, ove da diversi giorni, terrorizzato e già in precarie condizioni igieniche e di salute, aveva deciso di rinchiudersi (privandosi di cibo) perché ripetutamente vittima di “incursioni” da parte di un gruppo di giovani che lo sottoponevano a vessazioni, percosse, angherie ed aggressioni. Incursioni che si verificavano sempre in ore serali e notturne e che si erano intensificate nel periodo di carnevale, a nulla essendo valso il tentativo della povera vittima di sostituire la porta di ingresso con una blindata, anch’essa presto distrutta. Nei confronti di 7 degli odierni soggetti (gli altri due odierni destinatari di misura cautelare risultano essere già stati attinti da precedenti provvedimenti per analoghi episodi) viene ipotizzato il reato di tortura con riferimento ad ulteriori episodi consumati in danno della medesima vittima il 3, 5 e 11 marzo scorsi. Si tratta di altre violente incursioni effettuate presso l’abitazione della vittima, precedute e seguite da altre scorribande, tutte fatte oggetto di diverse chat cui partecipava il gruppo di giovani. Più in particolare, a fianco alla già famigerata chat denominata “Comitiva degli Orfanelli” l’attività di analisi sui telefoni in sequestro ha permesso di individuarne una seconda, denominata “Ultima di Carnali”, in cui gli odierni indagati, così come avveniva nella prima, si scambiavano fotografie e filmati relativi alle loro aberranti imprese in danno di colui che erano soliti indicare come “lu pacciu”. Dai contenuti di quest’ultima chat e poi ancora dall’ascolto di altre testimonianze sono emersi altri violenti attacchi alla casa di Stano Antonio, orrende scene di sopraffazione e violenza, il tutto al solo scopo di procurarsi materiale da far girare sulle chat telefoniche e sui social network per quel che viene definito dallo stesso GIP un “malvagio divertimento”. La sera del martedì grasso (05.03.2019), gli odierni indagati si organizzavano per portare a termine l’ennesima incursione. Decidevano tramite chat cosa indossare, l’ora in cui agire – ovvero a sera inoltrata -, le maschere e le mazze da utilizzare. Poi, dopo aver “agito”, tornavano a commentare divertiti e con soddisfazione (“…cè carnevali…lu pacciu è impacciuto lu triplu”) le azioni di ciascuno, e condividevano la “foto di gruppo” in cui tutti indossavano delle maschere. A quella foto e ad alcuni video veniva però fatto cenno in altre e successive chat, i cui contenuti, messi tutti in relazione fra essi, hanno poi consentito di individuare i responsabili. Come già ritenuto per i componenti della “Comitiva degli Orfanelli”,  anche gli odierni indagati (componenti del gruppo “Ultima dei Carnali”)  hanno agito nella consapevolezza di infliggere acute sofferenze ad un soggetto che versava in un chiaro stato di minorata difesa, da loro pienamente conosciuto ed appellato come “lu pacciu”,  a cui veniva riservato da anni un inumano trattamento (insulti, atti vandalici, calci, pugni, schiaffi, percosse con bastoni, anche soltanto simulati per incutergli disperazione). Atti di dileggio ed angherie di varia natura; come la sottrazione di una bicicletta che la povera vittima teneva custodita nella propria abitazione, e ciò per il gusto di poterlo deridere e così “condividere” l’ennesima impresa con gli altri complici. Qualche indagato li ha definite “prove di coraggio”, semplicemente un modo per poter sentirsi all’altezza degli altri, se non addirittura assumere il ruolo di leader. Fra i gravi episodi contestati – a due soli minori destinatari di collocamento in comunità (i quali hanno comunque agito in concorso con due maggiorenni per i quali si è proceduto separatamente) -, anche quello consumato il giorno 1 aprile scorso ai danni di altro uomo 53enne affetto da insufficienza mentale grave, che attirato in ore notturne all’esterno della sua abitazione, veniva per “puro passatempo” violentemente colpito con calci e pugni, fino a provocargli l’avulsione dei denti.

di Umberto Buzzoni. e Luigi D’Angelo

fonte e foto polizia di stato

OPERAZIONE PINTADERA 2 A CAGLIARI

22La Polizia di Stato di Cagliari ha eseguito 12 misure cautelari in carcere richieste dalla Procura Distrettuale Antimafia di Cagliari per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.  Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile, riguardano condotte illecite di spaccio che si sono verificate negli stabili siti a Cagliari in via Seruci nr.3, tra il 2018/19, nei riguardi di persone oggetto di investigazione anche negli anni passati.  La Polizia di Stato ha ricostruito i traffici delittuosi posti in essere dagli indagati, che avevano creato nelle palazzine di via Seruci un vero e proprio mercato della droga che spaziava dalla cocaina, alla eroina, sino allo speedball. Attività di intercettazioni telefoniche, sistemi di video riprese, tradizionali servizi di osservazione, acquisti simulati di stupefacente operati da agenti sotto copertura, ed escussioni rese da numerosi acquirenti dello stupefacente, hanno costituito il nucleo centrale dell’indagine. Si è documentato da parte della Polizia di Stato l’esistenza di un gruppo stabilmente organizzato che operava senza soluzione di continuità anche nei giorni festivi, sotto la costante sorveglianza di vedette pronte a segnalare ogni possibile “presenza pericolosa”. Le cessioni venivano operate attraverso un sistema standardizzato, ovvero i tossicodipendenti venivano radunati dai sodali del gruppo nei pressi della palazzina di via Seruci nr.3, poi venivano indirizzati all’ingresso del palazzo ove facevano le ordinazioni e pagavano anticipatamente il corrispettivo richiesto, quindi lo spacciatore di turno saliva ai piani superiori prendendo le dosi già preparate. Rilevanti ai fini delle indagini sono state le varie intercettazioni telefoniche in cui gli indagati nelle varie conversazioni, talvolta utilizzando un linguaggio criptico, facevano riferimento all’attività illegale oggetto di indagine. Un ruolo rilevante ha avuto anche la componente donne del gruppo, fra cui una in particolare, pienamente partecipe all’attività delinquenziale, forniva la propria abitazione come base logistica del sodalizio criminale. Gli altri sodali svolgevano prevalentemente l’attività di vedette, stazionando nei pressi delle palazzine ove avveniva lo spaccio con il fine specifico di avvertire i propri soci in affari dell’eventuale arrivo delle forze dell’ordine, sia di cedere la droga agli acquirenti consegnando le dosi e ricevendo il denaro. Nel corso dell’indagine sono state tratte in arresto nr.16 persone, ed è stata sequestrata complessivamente eroina per grammi 196,013, cocaina per grammi 70,6, mix di eroina e cocaina per grammi 34,664, metadone per mg 75 ed un totale di dosi pronte allo spaccio sequestrate per un numero di 1.689.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto polizia di stato

Appio Nuovo, arrestato un evaso

La Squadra di Polizia Giudiziaria esterna del Commissariato Appio diretto dal VQA dott.ssa Pamela de Giorgi ha proceduto all’arresto per il reato di evasione dagli arresti domiciliari commesso da un noto criminale della zona. C. C. infatti era stato ristretto agli arresti domiciliari a seguito dell’arresto in flagranza di reato per spaccio di eroina e cocaina in via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca. Nei fatti, il giovane usciva dalla propria abitazione arbitrariamente e senza alcuna autorizzazione da parte dell’A.G. in data 11/06/2019 verso le ore 18:00 e faceva perdere le proprie tracce. Detta violazione veniva accertata in data 11/06/2019 da parte della pattuglia denominata “Torpignattara 1” inviata dalla locale S.O. ed alle 22:06 nella medesima giornata da parte degli operanti della pattuglia denominata Appio 10. A seguito di tale accertamento questa pattuglia provvedeva ad effettuare una battuta atta alla ricerca dell’evaso nei luoghi conosciuti da lui frequentati e veniva rintracciato alle ore 23:30 dell’11/06/2019 in via Furio Camillo a circa 1 km dal luogo di detenzione, mentre stazionava nei pressi di un negozio di generi alimentari e beveva una birra e qui dopo aver posto in essere resistenza attiva agli operanti veniva fermato e tratto in arresto dagli operatori della Squadra investigativa per il reato di evasione. In direttissima il tribunale di Roma convalidava l’arresto e condannava l’evaso a 5 mesi e 10 giorni di reclusione.

di Umberto Buzzoni 

Foto Polizia di Stato

Operazione internazionale “Italian Bonnie & Clyde”

Intorno alle ore 10.00 di questa mattina a Pattaya (THAILANDIA), nell’ambito dell’operazione denominata “Italian Bonnie & Clyde”, una squadra speciale della Crime Suppression Division della Royal Thai Police e dell’Interpol di Roma, coordinata dall’Esperto per la Sicurezza della Direzione Centrale della Polizia Criminale ed in collaborazione con il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Milano, ha tratto in arresto i due latitanti indicati in oggetto, all’esito di ininterrotti servizi di sorveglianza fisica ed elettronica, svolti anche con l’ausilio di un drone. La coppia, Galdelli Francesco e Goffi Vanja, entrambi già ricercati per reati contro il patrimonio, era balzata all’attenzione delle cronache per aver orchestrato molteplici ed ingenti truffe in Italia, la più eclatante quella a danno della star di Hollywood George Clooney, creando una linea di abbigliamento a nome dell’ignaro attore. I predetti erano soliti vendere via internet Rolex falsi spacciandoli per veri, a volte prendendosi gioco dei malcapitati inviando loro un pacco di sale anziché gli orologi. Il 25 luglio 2014, il Galdelli era già stato arrestato all’interno del Dusit Thani Hotel di Pattaya, all’esito di servizio specifico coordinato dall’Interpol, supportato da attività tecnica. Il giorno dopo il suo fermo peroÌ, condotto innanzi al locale Tribunale per rispondere di reati minori attinenti al suo soggiorno illegale nello Stato, era riuscito ad evadere al termine dell’udienza. L’inchiesta interna, aperta a seguito della dura lettera di protesta inviata dal nostro ambasciatore al Capo della Royal Thai Police, consentiva di accertare che il soggetto aveva corrotto le guardie carcerarie incaricate del suo trasferimento, pagando loro la somma di 20.000 Thai Baht (circa 500 euro), personalmente ritirata da una cassa automatica di prelievo contante, mentre era in custodia. Tutto il personale della Polizia Penitenziaria riconosciuto responsabile dell’evasione eÌ stato poi arrestato e destituito dal servizio. Attraverso i pedinamenti veniva individuato in un lussuoso villino ove i fuggitivi avevano trovato rifugio. Pertanto, dopo aver circondato l’edificio e predisposto le opportune cautele volte a precludere ogni via di fuga, il personale operante, coordinato dall’Esperto per la Sicurezza, faceva irruzione al suo interno traendo in arresto entrambi i ricercati. I due connazionali saranno trasferiti presso il Centro di detenzione dell’Immigration Bureau di Pattaya, in attesa del disbrigo delle procedure per l’estradizione.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto polizia di stato