Andria. Fermato l’autore dell’omicidio

A seguito dell’omicidio di un giovane di 28 anni per una mancata precedenza, avvenuto ieri ad Andria verso le ore 18.40, la Polizia di Stato ha avviato un’attività d’indagine che ha consentito al Pubblico Ministero della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani di adottare il provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di un 50enne andriese, anche lui con piccoli precedenti di polizia. La vittima, che circolava con la propria autovettura con a bordo la moglie ed il figlio di 5 anni, dopo un diverbio con la persona che viaggiava a bordo di un’altra autovettura, è stata colpita da un fendente mortale all’altezza del torace. Trasportato presso l’Ospedale di Andria, è deceduto poco dopo. Da un attento esame delle registrazioni delle telecamere di video-sorveglianza e l’escussione di alcuni testimoni presenti sul luogo dell’aggressione, i poliziotti del Commissariato di Andria, e agli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari, hanno individuato nell’immediatezza il presunto aggressore, fermato mentre viaggiava a bordo della propria autovettura. Gli elementi di responsabilità raccolti, in relazione alla gravità del fatto, hanno condotto quindi all’emissione del provvedimento di fermo del P.M.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Brescia, esecuzioni di ordinanze di custodie cautelari in carcere

La Polizia di Stato di Brescia, nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia, ha tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, tre cittadini nigeriani ritenuti responsabili dei reati di tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. L’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile bresciana attraverso intercettazioni telefoniche ha permesso di individuare in provincia di Brescia i terminali (un uomo e una donna) di una organizzazione con base in Libia e Nigeria dedita a favorire l’ingresso di giovani donne da avviare alla prostituzione. Il terzo arresto riguarda, invece, una donna, che operava nella città di Torino ed attualmente domiciliata nel mantovano. Attraverso la collaborazione del Servizio Centrale Operativo ed i canali di cooperazione con la polizia nigeriana, è stato compiutamente identificato anche uno dei componenti del sodalizio operante all’estero, con il compito di trasferire le vittime di tratta dalla Nigeria alla Libia, dove venivano imbarcate per farle giungere sulle coste italiane. L’attività investigativa ha confermato le caratteristiche tipiche delle organizzazioni nigeriane dedite alla tratta di esseri umani finalizzate allo sfruttamento sessuale ed in particolare il ricorso a riti magici (juju) e le minacce ai danni dei familiari in patria, strumenti volti a coartare la volontà delle vittime, costrette a versare ai loro aguzzini somme variabili tra i 20 e i 30 mila euro, quale riscatto per affrancarsi dalla madame. Proprio per garantire alla sfruttatrice una rendita per un apprezzabile periodo di tempo, le ragazze, prima di essere avviate alla prostituzione entravano nel sistema di accoglienza e formalizzavano la richiesta di protezione internazionale. Tale escamotage le rendeva di fatto in espellibili fino al termine della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiati, che ha una durata molto lunga. Una volta formalizzata la domanda di asilo le vittime venivano indotte a scappare dal centro di accoglienza e costrette a prostituirsi, iniziando a pagare l’oneroso debito. Nel corso dell’indagine, nella quale risultano complessivamente indagati 6 soggetti, tutti nigeriani, è stata raccolta la drammatica denuncia di tre vittime, che dopo aver deciso di affrancarsi dai loro sfruttatori, hanno raccontato tutte le fasi del loro reclutamento e le angherie che hanno dovuto subire durante il viaggio, costituite da violenze fisiche, abusi sessuali e restrizioni forzate presso centri di detenzione libici.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

OPERAZIONE GOLD NIGHT

La Polizia di Stato di Palermo, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni, ha eseguito 2 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere, 2 Ordinanze di Custodia Cautelare degli arresti domiciliari,  2 Ordinanze dell’obbligo di dimora nel comune di residenza e 3 Ordinanze di Custodia Cautelare in carcere a carico di n. 3 minorenni, per un totale di 9 ordinanze nei confronti di un sodalizio criminale dedito a furti e rapine in danno di esercizi commerciali del capoluogo siciliano. Cinque persone,  di cui 2 minorenni, sono accusati di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di furti e rapine; in particolare il gruppo criminale si avvaleva della collaborazione di diversi complici e utilizzava spesso mezzi, quali motocicli, provento di furto, locali messi a disposizione per il deposito della refurtiva, utenze telefoniche dedicate alle comunicazioni tra il gruppo, anche attraverso una sorta di conferenza telefonica; i reati erano spesso preceduti da accurati sopralluoghi diurni dentro o in prossimità degli esercizi che servivano a studiare il tipo di serratura da scardinare. Nell’ambito dell’operazione, grazie ai risultati delle intercettazioni, gli agenti della Squadra Mobile sono riusciti a recuperare 35.000 euro di monili e preziosi.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto polizia di stato

Chieti, operazione congiunta Polizia e Guardia di Finanza

La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Chieti hanno arrestato 25 persone responsabili a vario titolo di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile, del Servizio Centrale Operativo e i finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza, nell´ambito delle attività di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti, hanno individuato e disarticolato tre diversi sodalizi criminali, composti da soggetti italiani e albanesi, operanti nelle province di Chieti, Pescara e L´Aquila, dediti in forma continuativa alla detenzione ed allo spaccio delle sostanze stupefacenti. Il primo gruppo, individuato nel cd. “canale albanese”, la cui base operativa era stata impiantata in un´ampia e isolata tenuta agricola nel comune di Bucchianico (CH), è risultato essere composto perlopiù da personaggi di origine balcanica e gestito da un trentenne albanese – irregolare sul territorio dello Stato – a capo di una fitta rete di spaccio messa in atto soprattutto sul territorio teatino. Il secondo gruppo, indicato quale “gruppo scalino,” e perlopiù composto da soggetti caratterizzati dall´appartenenza alla tifoseria organizzata della Chieti Calcio “89 mai domi”, aveva impiantato il proprio quartier generale in due noti locali ubicati in Chieti Scalo. Era proprio in queste due fiorenti attività commerciali che giungevano e poi venivano lavorate e smistate per lo spaccio al minuto ingenti partite di cocaina destinate prioritariamente alla movida teatina. Proprio per la particolare ermeticità di tale gruppo, si è fatto ricorso all´intervento di agenti undercover del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato che, anche attraverso l´utilizzo di telecamere nascoste, ha consentito di disvelare la fitta rete di spaccio gravitante attorno ai due locali, consentendo di acquisire quelle sostanziali fonti di prova sull´attività illecita svolta nei due predetti locali commerciali. Nel corso delle indagini, veniva, inoltre, individuato il cd. “gruppo pescarese” al quale si giungeva attraverso approfondimenti investigativi svolti sul conto di una persona, originaria di Cerignola (FG), di notevole spessore criminale il quale, tramite l´appoggio in questa provincia di una cittadina cubana, era in affari con due noti personaggi di spicco della malavita pescarese.  Le complesse e articolate attività di indagini condotte hanno consentito nel corso delle indagini di eseguire 10 arresti in flagranza e di sequestrare oltre 32 Kg. di sostanza stupefacente del tipo marijuana, cospicui quantitativi di cocaina e hashish, nonché euro 73.000,00 in contanti, quale provento dell´illecita attività di spaccio.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Catania, maltrattamenti animali

La Polizia di Stato di Catania ha effettuato controlli mirati a contrastare l’illegalità diffusa nel quartiere di Librino e in località Vaccarizzo con specifico riferimento alla tutela degli animali. In particolare è stato individuato un canile/rifugio che ospitava 55 cani e altri animali quali cavalli, pecore, oche, capre, bue e maiali che, così come accertato durante il controllo di polizia, venivano detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura produttive di gravi sofferenze. A tal riguardo, emergeva il totale disinteresse verso gli animali e la totale trascuratezza con cui i 2 conduttori gestivano il rifugio; nello specifico, ai cuccioli mancava l’acqua oppure era putrida, esposta al sole e all’interno vi erano anche animali morti come scarafaggi e simili; si rilevava  la mancanza di cibo e alcuni cani erano legati con una catena e costretti a vivere in luoghi con escrementi e sporcizia pregressa. I due gestori, alla luce di quanto riscontrato, sono stati indagati in stato di libertà, per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura. A fronte dell’evidenza dei fatti, ammettevano le proprie responsabilità provvedendo, dietro diffida da parte dei poliziotti, a ripristinare le condizioni di benessere di detti animali. Gli indagati ospitavano cani affidatigli da enti comunali e provenienti da situazioni di maltrattamento percependo donazioni economiche per la cura degli animali.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto polizia di stato

Siracusa, Polizia e Carabinieri al contrasto dello spaccio di stupefacenti

Dalle prime luci dell’alba, la Polizia di Stato di Siracusa e i militari del Comando Provinciale Carabinieri stanno dando contemporanea esecuzione ad una mirata attività di polizia giudiziaria volta al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti nella zona alta del capoluogo. L’azione congiunta nasce dal provvedimento della locale Procura della Repubblica, con il quale è stato disposto il sequestro di due cancelli in ferro e vetro abusivamente apposti all’ingresso di una palazzina sita in un’area fortemente interessata allo spaccio. Sono in corso numerose perquisizioni con l’ausilio di unità cinofile.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Pericoloso latitante rumeno arrestato dalla Polizia

La Polizia di Stato di Caserta ha arrestato un pericoloso latitante rumeno ricercato in campo internazionale da oltre un anno e mezzo.
Il quarantaduenne pregiudicato per reati contro il patrimonio era ricercato per  un mandato di arresto europeo per una condanna riportata nel Paese di origine a 9 anni di reclusione.
Nel 2010, in un bar nella città di Bicaz (Romania), aveva attirato con una scusa una ragazza minorenne nel bagno del locale pubblico. Si trattava di una trappola perché l’uomo, con un complice, aveva poi costretto la giovane a subire una violenza sessuale. L’episodio di cronaca aveva suscitato molto scalpore in Romania e lo stesso era stato subito arrestato e sottoposto a processo. Nel dicembre del 2017, però, la sua condanna è arrivata quando oramai era stato scarcerato e si era dato alla fuga dalla Romania.  Le ricerche per la cattura dell’uomo quindi sono state estese in ambito internazionale con un mandato di arresto europeo. Le polizie di mezza Europa si sono messe sulle sue tracce trattandosi di soggetto molto violento e pericoloso che anche in Italia aveva riportato condanne per reati contro il patrimonio. Il fitto lavoro dei poliziotti della squadra mobile in stretta collaborazione con il Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia ha permesso, nei giorni scorsi, di localizzarlo in un appartamento in località Villa di Briano (CE) ove trascorreva la propria latitanza grazie alla “copertura” di alcuni connazionali. Ora verranno attivate le procedure giurisdizionali per l’estradizione e la sua riconsegna in Romania.

 di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto polizia di stato

PERICOLOSO KILLER DELLA MAFIA BALCANICA, CATTURATO

Grazie alla rete europea E.N.F.A.S.T (European Network Of Fugitive Active Search Teams), attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e ad un gioco di squadra delle unità operative di Italia, Serbia, Slovenia e Francia è stato catturato ieri a Cannes, in Costa Azzurra, DORDEVIC Marko, 32 enne, presunto killer affiliato al potente clan montenegrino degli Skljiari. L’uomo era inserito con una red notice nella banca dati mondiale dell’Interpol, quale pericoloso latitante da catturare e consegnare alla Serbia, dove rischia una condanna fino a 40 anni di carcere, poiché accusato di un omicidio commesso a Belgrado nel 2018. L’operazione è scattata quando l’ENFAST Team serbo ha attivato quello italiano, composto da poliziotti, carabinieri e finanzieri del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, segnalando che i familiari del latitante (la madre, la sorella e la moglie con due gemellini di pochi mesi) avrebbero fatto rientro in Serbia con un volo in partenza da Milano Malpensa proprio nella giornata di ieri, 23 agosto. Gli investigatori italiani hanno subito ricostruito gli spostamenti del nucleo familiare, riuscendo ad identificare il mezzo utilizzato il 16 agosto all’arrivo in Italia nello stesso aeroporto milanese. Trattandosi di un van con targa slovena è stato immediatamente attivato l’ENFAST Team sloveno che ha subito accertato che si trattava di un furgone noleggiato. I poliziotti sloveni hanno ricostruito il percorso del van fino alla destinazione finale in Francia, nella nota e turistica cittadina di Cannes. E’ entrato così in gioco il Team ENFAST francese che ha individuato la villetta dove il latitante si trovava con i familiari per le vacanze estive, arrestandolo poco dopo.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo     
foto Polizia di Stato

OPERAZIONE “MOVIDA”

La Polizia di Stato sta eseguendo a Lecce e in provincia il ritardato arresto di alcuni soggetti, diversi dei quali contigui ai clan della criminalità organizzata locale, ritenuti responsabili del reato di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina. Le indagini della Squadra Mobile di Lecce e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, coordinate dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, sono state avviate nel mese di luglio scorso, con il contributo della Direzione Centrale per Servizi Antidroga e del Servizio Polizia Scientifica. L’attività illecita veniva consumata dagli indagati sia nel centro cittadino del capoluogo salentino che in diverse località balneari della provincia anche all’interno di rinomate discoteche. L’operazione rientra nel progetto “PUSHER 3”, che ha rilanciato l’impiego di operatori sotto copertura per l’acquisto di droga, ritardando l’arresto degli spacciatori responsabili della cessione. Il ricorso all’intervento dell’undercover, anche attraverso l’utilizzo di telecamere nascoste, ha consentito di disvelare, in soli 30 giorni, la fitta rete di spaccio presente in ben 4 locali notturni, consentendo di raccogliere gravi elementi indiziari nei confronti dei soggetti arrestati, alcuni di essi contigui ai clan della criminalità organizzata locale. Avviati dalla Questura di Lecce i procedimenti amministrativi finalizzati alla chiusura ex art 100 T.U.L.P.S. dei 4 locali pubblici interessati.

Di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

COSENZA: 5 ARRESTI PER VIOLENZA SESSUALE PROTRATTASI PER DIECI ANNI

La Polizia di Stato di Cosenza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della Procura della Repubblica di Castrovillari, nei confronti di 5 soggetti ritenuti responsabili di violenza sessuale di gruppo ed estorsione. Le indagini, condotte dal Commissariato di Corigliano Rossano, dalla Squadra Mobile di Cosenza e con l’ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale di Rende, hanno consentito di fare luce su una vicenda di violenza sessuale e di sevizie, avvenuta a Corigliano Rossano, nei confronti di una donna e protrattasi per ben 10 anni. L’attività investigativa è scaturita dalla denuncia presentata recentemente da una cittadina albanese, la quale narrava con dovizia di particolari di una serie interminabile di violenze sessuali, sevizie e soprusi di ogni genere subiti ad opera degli indagati, nel corso degli ultimi 10 anni, spiegando come, una comune relazione sentimentale extraconiugale con uno degli indagati, si fosse in breve tempo trasformata in un’escalation di brutali violenze fisiche e psicologiche. Gli indagati minacciavano la vittima che avrebbero ucciso il figlio di appena 5 anni ed il proprio compagno, qualora si fosse rifiutata di fornire delle prestazioni sessuali.  La donna veniva pertanto sottoposta ad ogni genere di violenze sessuali nonché a richieste estorsive di denaro, costretta a subire rapporti sessuali anche di gruppo e comunque pratiche sessuali violente consistenti in vere e proprie sevizie, nonché a consegnare agli indagati consistenti somme di denaro sotto la minaccia di divulgare filmati che la ritraevano in atteggiamenti sessuali espliciti. A causa delle violenze subite, che le provocavano ematomi, lividi e segni evidenti sulle braccia e sul corpo, la cittadina albanese si era recata due volte, nel 2017, presso un ospedale di Roma, per giustificare con i familiari, all’oscuro di tutto, una non meglio specificata malattia che gli provocava questi segni evidenti sul corpo. A riscontro di quanto denunciato dalla vittima, i poliziotti hanno effettuato varie perquisizioni domiciliari a carico degli indagati nel corso delle quali sono stati rinvenuti 480 grammi di marijuana, un bilancino di precisione ed una serra per la coltivazione indoor della stessa marijuana, nonché attrezzi utilizzati per effettuare prestazioni sessuali particolari. Sono in corso ulteriori indagini finalizzate all’identificazione di altri soggetti che nel corso di questo lungo lasso di tempo si sono resi corresponsabili di violenze sessuali nei confronti della cittadina albanese.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato