ITALIANA LIBERATA DAL SEQUESTRO IN MAROCCO DOPO L’ACCORDO PER UN MATRIMONIO DI CONVENIENZA

La donna si era fatta convincere da un’amica marocchina ad accettare un matrimonio di convenienza con suo nipote, un giovane di 27 anni. Una donna 47enne di origini sarde aveva così dato l’assenso ad un’unione che le avrebbe fatto guadagnare 5.000,00 euro e avrebbe consentito all’uomo di ottenere un titolo valido per vivere in Italia. Aveva perciò fatto le valige ed era andata nel paese africano nel novembre scorso, con l’intenzione di rientrare subito dopo il disbrigo delle pratiche. Difficoltà burocratiche legate al divorzio col suo precedente marito, anche questi di nazionalità magrebina, le avevano fatto cambiare idea e aveva così deciso di rientrare in Italia. Presto però si è accorta che il promesso sposo non glielo avrebbe consentito. Il ragazzo, infatti, con la complicità della madre e della sorella, l’ha sequestrata, tenendola segregata in un’abitazione con le sbarre alle finestre, in un villaggio a circa venti chilometri da Marrakesh, costretta a nutrirsi solo di latte e biscotti. Alla donna, che era riuscita a tenere ben nascosto il proprio cellulare, è stato impedito di tenersi in contatto con la famiglia di origine anche se, nei rari messaggi telefonici, è riuscita a far trapelare la sua sofferenza tanto che, durante una drammatica videochiamata, una sorella si è accorta dello stato di prostrazione e paura vissuto dalla donna, apparsa stanca e ferita. Insospettiti e preoccupati, risultato vano ogni tentativo di mettersi nuovamente in contatto con la congiunta, i familiari hanno deciso di sporgere denuncia presso la Questura di Sassari che ha attivato subito il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (SCIP).
Immediatamente attivate le indagini, è stata accertata l’effettiva segregazione della donna che, approfittando della momentanea assenza dei suoi aguzzini, per sottrarsi alla prigionia era salita fino alla terrazza del terzo piano dello stabile, lanciandosi con una caduta che le aveva provocato la frattura degli arti inferiori oltre alla lesione di alcune vertebre. Ritrovata dall’uomo, era stata riportata a casa, nuovamente segregata senza assistenza sanitaria. Le ricerche avviate dallo SCIP con il supporto operativo dell’Esperto per la Sicurezza di stanza a Rabat, hanno consentito di rintracciare e salvare la donna. Ora è ricoverata presso una struttura sanitaria locale in attesa che i medici diano l’assenso al suo ritorno in Italia. L’uomo è stato posto in stato di arresto.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polzia di Stato

Cagliari. Postato in rete il video di un ragazzo picchiato. La Polizia di Stato individua il responsabile

La Polizia di Stato di Cagliari ha deferito all’Autorità Giudiziaria per i reati di lesioni aggravate e violenza privata un 31enne ritenuto responsabile della violenta aggressione avvenuta nei confronti di un uomo. Da alcuni giorni circolava in rete un video le cui immagini riprendevano un soggetto il quale, all’interno di un circolo privato, veniva minacciato, colpito con una bottiglia di birra e percosso da un uomo. L’episodio, avvenuto alla presenza di almeno altre 4 persone che non sono intervenute per impedire il violento gesto, era stato ripreso con un telefono cellulare e postato in rete. Acquisito il video, i poliziotti della Squadra Mobile hanno intrapreso l’attività investigativa, grazie alla quale è stata identificata la vittima delle percosse, che aveva anche riportato un’evidente ferita alla testa. Si tratta di un 40enne cagliaritano, noto agli Uffici della Polizia di Stato e con problemi di natura psichica. La Polizia Postale di Cagliari ha già provveduto a rimuovere dal Web il video in questione, pubblicato lo scorso 23 dicembre tramite un account fittizio.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

MESSINA, OPERAZIONE ANTIMAFIA “PREDOMINIO”:

L’operazione, denominata “Predominio”, è stata condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, nei confronti di una pericolosa organizzazione delinquenziale mafiosa dedita all’estorsione ed al traffico di sostanze stupefacenti, per lo più operante nel quartiere popolare cittadino di “Giostra”. Le indagini hanno confermato – anche attraverso il collegamento investigativo tra diversi procedimenti penali –  l’ipotesi di una riorganizzazione sul territorio di Messina di alcuni ex collaboratori di giustizia, i quali, hanno ripristinato i contatti con la criminalità organizzata di provenienza, muovendosi in un’ottica di nuovo controllo del territorio in contrasto con i gruppi tradizionali. Le investigazioni, avviate nel luglio 2018 e protrattesi sino al marzo del 2019, sono state sviluppate attraverso la combinazione di una serrata attività tecnica di intercettazione di comunicazioni telefoniche ed ambientali, servizi tecnico-dinamici sul territorio, analisi di tabulati e riscontri ad alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Il potenziale delinquenziale di questa nuova cellula che faceva capo ad ex collaboratori ed era comprovato dalla capacità di intimidire ed imporre le proprie decisioni e dalla piena disponibilità di armi da parte di alcuni dei suoi componenti. Infatti, nel corso delle indagini, è risultato che alcuni detenevano, ognuno all’interno della propria abitazione, una pistola con relativo munizionamento. Agli arrestati è attribuibile un’estorsione, aggravata dal metodo mafioso, commessa in danno del titolare di un’Associazione Sportiva Dilettantistica e Culturale messinese. Quest’ultimo è stato costretto a versare parte della propria liquidazione e minacciato affinché si dimettesse dalla carica ricoperta presso la citata Associazione Culturale.  Gli affari dell’organizzazione malavitosa degli ex collaboratori di giustizia erano rappresentati principalmente dal traffico delle sostanze stupefacenti. Per portare a termine l’azione di rintraccio e cattura dei destinatari del provvedimento restrittivo in parola, la Squadra Mobile si è avvalsa della collaborazione di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine della Sicilia Occidentale di Palermo, di personale della Polizia degli Istituti di Pena ove si trovavano già ristretti alcuni soggetti e delle Squadre Mobili di Catania e Pescara.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Torino, operazione della DIGOS

La Polizia di Stato di Torino, nell’ambito di un’articolata indagine sviluppata dalla locale DIGOS e coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito, in collaborazione con gli omologhi Uffici info investigativi di Padova, Modena e Vicenza, 14 misure cautelari nei confronti degli storici leader di Askatasuna, dei principali referenti dell’ala più oltranzista del movimento No-Tav, di noti militanti di Askatasuna, nonché di esponenti antagonisti di Modena, Parma e Vicenza, del centro sociale Guernica e del centro sociale Bocciodromo, resisi responsabili dei reati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, danneggiamento, travisamento, inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità.
Nel medesimo contesto operativo sono state altresì eseguite dai poliziotti della DIGOS 16 perquisizioni delegate dall’Autorità Giudiziaria di Torino nei riguardi anche di alcuni militanti di Askatasuna denunciati in stato di libertà nel medesimo procedimento penale.

 di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polzia di Stato

Potenza, prodotti esplodenti illegali

Nell´ambito dei controlli effettuati per accertare  la presenza di prodotti esplodenti illegali o tenuti senza le prescritte cautele previste dalla legge allo scopo di prevenire l´uso sconsiderato in prossimità delle prossime feste di fine anno,   ha  sequestrato 170 kg di artifici pirotecnici
In  un esercizio commerciale, gestito da cittadini di nazionalità cinese, veniva constatato che, nel magazzino si trovavano depositati, numerosi artifici esplodenti di libera vendita che erano custoditi senza le prescritte cautele previste dalla legge, essendo gli stessi sistemati, pericolosamente, vicino a materiale altamente infiammabile. Gli artifici gli artifici esplodenti, quantificati in circa 70 KG lordi, venivano debitamente sottoposti a sequestro e successivamente, dopo la catalogazione, affidati ad un deposito di materiale esplodente autorizzato, in attesa delle determinazioni dell´ Autorità Giudiziaria. La stessa situazione si verificava, in un altro esercizio commerciale dove veniva constatato che, in un deposito annesso alla zona riservata alla vendita al pubblico, si trovavano accatastati, numerosi artifici esplodenti di libera vendita  che erano tenuti senza le prescritte cautele previste dalla legge. Gli stessi, infatti, erano stati sistemati unitamente a sostanze altamente infiammabili. Alcune confezioni, inoltre, venivano rinvenute dai poliziotti  con le micce pericolosamente in vista. Anche questi ultimi, quantificati in circa 100 Kg di fuochi pirotecnici venivano sottoposti a sequestro.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
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VIOLENZE SESSUALI TRA MINORI. SEQUESTRATA CASA FAMIGLIA

Stamane la Polizia di Stato, al termine di una prolungata e articolata attività di indagine, diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli, ha dato esecuzione alla misura cautelare del sequestro preventivo di una comunità per minori di Caresana (VC) oltre che al divieto di esercitare qualunque attività professionale a contatto con i minori nei confronti di cinque tra coordinatrici ed operatori della struttura. L’indagine era iniziata nella primavera scorsa quando, a seguito dell’allontanamento volontario di una ragazzina sedicenne dalla comunità, nella quale era stata collocata a seguito dei maltrattamenti subiti dal padre, era stata sentita la sorella la quale aveva rivelato alcune confidenze che la congiunta le aveva fatto in merito ad episodi di particolare gravità che era stata costretta a subire all’interno della struttura da parte di alcuni ospiti minorenni. Nello specifico, la vittima raccontava di violenze fisiche e verbali fino ad arrivare ad episodi di violenza sessuale di gruppo di cui gli operatori della struttura, che avevano il dovere di vigilare sulla giovane, avevano avuto contezza non adottando, tuttavia, alcuna protezione nei riguardi della stessa. Immediatamente, gli uomini della Squadra Mobile di Vercelli adottavano misure di protezione nei confronti della minore che veniva collocata presso un’altra comunità e sottratta ai suoi aguzzini scoprendo una seconda vittima, quindicenne, anch’essa allontanata d’urgenza dalla struttura. Contestualmente, iniziavano serrate indagini che consentivano, sentite le vittime, di accertare la responsabilità di coordinatrici ed operatori della comunità che, da tempo, erano a conoscenza di quanto stesse avvenendo, disinteressandosene. Le ragazzine raccontavano una serie di episodi che, subito dopo il momento della collocazione in struttura, le vedevano vittime di abusi sessuali di gruppo, violenze fisiche e psicologiche di ogni genere da parte di ospiti minorenni della Comunità che avevano comportato l’isolamento dal gruppo delle stesse, costrette a passare intere giornate senza uscire dalla stanza per timore di quello che poteva accadere loro. Il profilo certamente più grave della vicenda è il totale disinteresse delle coordinatrici e degli operatori della Comunità che, avendo per legge uno specifico obbligo di vigilare sulle giovani e di salvaguardarne il benessere psico-fisico, venuti a conoscenza di questi episodi di estrema gravità, non hanno fatto nulla per impedire tali eventi, non solo non segnalando tali reati alle Forze dell’Ordine, ma omettendo di adottare misure idonee a tutelare le vittime che, per lungo tempo, sono rimaste in preda ai loro aguzzini. La Squadra Mobile ha deferito in stato di libertà quattro donne ed un uomo, italiani di età compresa tra i 52 ed i 28 anni, coordinatrici della struttura, per i reati, in forma omissiva, di violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo aggravata in concorso e, su disposizione del Giudice per Indagini Preliminari, che ha accolto quanto richiesto dal Sostituto Procuratore titolare delle indagini, ha posto fine a tale situazione sequestrando la struttura ed adottando le misure cautelari di divieto temporaneo di esercitare qualunque attività a contatto con i minori, sia a livello operativo, quale ruolo di educatore o operatore di struttura, sia in altre formazioni sociali di qualunque tipo, nei confronti dei cinque operatori e coordinatrici.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Mantova, allontanati dalla casa famiglia

La Polizia di stato di Mantova, a seguito di complessa ed articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica, ha eseguito una Misura cautelare di Allontanamento dalla Casa Familiare nei confronti di una 62enne e di un 25enne per i reati di maltrattamenti aggravati e continuati sino al 2019 ai danni di ragazzi, in prevalenza minorenni, tra cui alcuni affetti da disabilità, affidati alla Casa Famiglia gestita dagli indagati unitamente ad altri soggetti. Al momento della notifica dell’Ordinanza di Allontanamento, i poliziotti della Squadra Mobile e della Sezione di P.G. hanno effettuato perquisizioni e sequestri ed i  ragazzi, rimasti nella struttura di accoglienza, sono stati affidati ad altro personale. 

Di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Milano. Esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 ladri professionisti

Dalle prime ore di questa mattina, la Polizia di Stato di Milano sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 persone, un italiano e sei sud-americani, componenti di un sodalizio criminale dedito alla consumazione di furti di beni di lusso commessi in danno di esercizi commerciali, prevalentemente di abbigliamento, telefonia e di ottica, per un valore stimato superiore a 800 mila euro, commesse a Milano tra aprile 2017 e giugno 2018.  Le indagini sono state svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Milano e hanno ricostruito l’esistenza di una associazione stabile operante attraverso un proprio schema collaudato dall’individuazione dell’obiettivo alla commissione dei reati e i cui componenti hanno agito ciascuno con uno specifico ruolo.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

FURTO DI FARMACI SALVAVITA. ARRESTATI DALLA POLIZIA STRADALE

La Polizia Stradale di Frosinone ha arrestato due persone ritenute responsabili di furto aggravato di farmaci salvavita sottratti alla farmacia interna dell’Ospedale  di Osimo (AN). I poliziotti della Sottosezione Polizia Stradale di Frosinone   al  Km.628 sud della A/1 territorio comune di Ceccano, intimavano l’alt per un normale controllo, ad  una Jeep con   due  persone  a bordo, la quale invece  fermarsi, accelerava dandosi a precipitosa fuga. Dopo un repentino inseguimento, con l’ausilio di altra pattuglia, si riusciva a fermare l’auto alla chilometrica 638 nel comune di Ceprano.
Il passeggero si dava  immediatamente alla fuga, verso l’esterno della carreggiata autostradale, ma  prontamente inseguito veniva bloccato, così come il conducente. All’interno della Jeep venivano rinvenuti farmaci “salva vita” per un valore commerciale di euro 1.796.423,15 risultati rubati poco prima presso la farmacia interna dell’Ospedale  di Osimo (AN),  forzando l’inferriata della stessa con arnesi atti allo scasso, rinvenuti nella Jeep, unitamente al biglietto di ingresso autostradale  del casello Osimo-Ancona sud. Un uomo di anni 44, sul quale pende anche una misura  cautelare di obbligo di presentazione, e uno  di anni 49 entrambi nati e residenti a Napoli venivano su disposizione dell’A.G. competente arrestati per furto aggravato e condotti presso la locale casa circondariale. E’ da evidenziare, atteso l’ingente quantitativo ,  come tale furto ha creato non pochi problemi di  approvvigionamento  e  distribuzione a discapito della salute  di pazienti, vista anche l’importanza  dei medicinali, tutti salvavita. Il bottino è stato restituito al suddetto ospedale.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Messina. Operazione Flower

Alle prime luci dell’alba, decine di operatori della Polizia di Stato di Messina sono impegnati in un’operazione che ha portato all’arresto di esponenti di spicco e fiancheggiatori appartenenti ad una pericolosissima cellula delinquenziale dedita alla commissione dei reati di estorsione e lesioni aggravate anche dal metodo mafioso, rapina aggravata e sequestro di persona. L’operazione di polizia in argomento costituisce epilogo delle più recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, su una temibile compagine delinquenziale dedita alla commissione dei reati di cui sopra, che disponeva anche di armi e che operava in diverse zone della città di Messina. All’esito di tale complessa attività investigativa sono stati individuati gli attuali assetti di una frangia criminale cittadina che, nell’abito della gestione dei servizi di sicurezza presso diversi locali di ritrovo in cui si concentra la movida messinese, era riuscita ad imporre ai responsabili della sicurezza e ai titolari di pubblici esercizi – la corresponsione di somme di denaro per l’assunzione di personale addetto alla vigilanza tentando, addirittura, in alcuni casi, di estromettere la concorrenza e gestire così, in totale autonomia, il redditizio settore dei presidi di sicurezza presso lidi, discoteche, locali notturni ed altro. Ad alcuni componenti del gruppo criminale in parola sono state attribuite due cruente rapine commesse in armi e a volto coperto.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato