OPERAZIONE Pangea XIV

Operazione internazionale di contrasto al commercio on line di farmaci illegali.
Trentaquattro siti oscurati dalla Polizia di Stato e resi successivamente irraggiungibili in Italia grazie alla notifica, a 171 Internet Service Provider, di decreti di sequestro preventivo in relazione al reato di cui all’art 445 c.p. (Somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica).
I decreti di sequestro, emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, hanno consentito di interrompere l’attività delittuosa e hanno impedito la vendita di farmaci non autorizzati alle famiglie italiane.
L’operazione internazionale ad alto impatto, promossa dal Segretariato Generale Interpol di Lione nell’ambito del “Illicit Goods and Global Health Programme” e realizzata con la collaborazione di 194 Paesi partecipanti, mira alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito alla pericolosità dell’acquisto di farmaci venduti attraverso canali non ufficiali con particolare riferimento a quelli utilizzati per la cura del virus SARS-CoV-2— Covid-19.
La stessa inoltre promuove un’azione di contrasto nei confronti delle organizzazioni criminali dedite alla distribuzione online dei prodotti farmaceutici non corrispondenti agli standard di sicurezza internazionali.
In Italia le operazioni sono state coordinate dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e condotte dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per la “Sicilia Occidentale” di Palermo con la collaborazione dei Compartimenti Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna e Ancona e con la partecipazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia.
Tutti i siti oscurati, che risultano registrati e ospitati presso server esteri, sono regolarmente indicizzati sui motori di ricerca e consegnavano sul territorio italiano, farmaci per i quali risulta necessaria la preventiva autorizzazione sanitaria.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

ARRESTATO PRODUTTORE DI MATERIALE PEDOPORNOGRAFICO

26A seguito di una complessa attività d’indagine svolta in modalità sotto copertura sul Dark Web dagli investigatori del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.), coordinata dal Sost. Proc. dr. Eugenio Albamonte della Procura di Roma, è stato tratto in arresto un noto professionista cinquantenne autore di ripetuti abusi sessuali su due bambini e produttore di materiale di pornografia minorile.

L’operazione è stata condotta con la collaborazione del Compartimento Polizia Postale di Torino e grazie alla cooperazione internazionale di polizia con altre Agenzie investigative estere attivata da Europol.

L’uomo abusava in via continuativa di due minori di 6 e 8 anni. Avvalendosi delle sue capacità manipolatorie, era riuscito a carpire l’affetto e la totale fiducia dei bambini e, in soli due anni, ha filmato le violenze ai loro danni per un totale di circa 9.000 video.

In virtù della fiducia in lui riposta da parenti e amici, riusciva a ottenere la disponibilità dei minori anche per diversi giorni. Tale circostanza metteva in condizione il cinquantenne torinese di pianificare scrupolosamente gli abusi spingendosi sempre oltre nelle violenze perpetrate, che si sarebbero senz’altro protratte senza l’intervento della Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Gli investigatori undercover del C.N.C.P.O., anche in questa occasione, sono intervenuti “chirurgicamente” negli ambienti pedofili mettendo a frutto l’esperienza di investigazioni atipiche negli ambienti virtuali e riuscendo a smascherare abusi reali.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Taranto: operazione antidroga “Japan”, 17 arresti e 8 indagati

Si vantava di essere ormai uno dei pochi rimasti ai vertici della malavita tarantina, tanto che bastava la sua presenza per ottenere quanto desiderava, anche senza ricorrere all’uso della violenza.

“Giappone”, questo il suo nome di battaglia, è stato arrestato insieme ad altri 16 appartenenti all’organizzazione criminale di cui era il boss e che è stata oggetto dell’indagine “Japan” conclusa questa mattina dalla Squadra mobile di Taranto.

Le accuse nei loro confronti e di altre otto persone indagate in stato di libertà, sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dall’avere la disponibilità di armi, detenzione illecita di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, anche da guerra, con relativo munizionamento, estorsione aggravata dal metodo mafioso, ricettazione furto e minaccia.

L’attività investigativa della Mobile tarantina, avviata nel 2017, ha fatto luce su un’organizzazione criminale, specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti, che aveva la sua base nel quartiere Paolo Sesto, ma che si ramificava anche nei quartieri Tamburi e Città Vecchia.

Il leader del gruppo era un pregiudicato che, insieme ad un altro criminale di notevole spessore, comandava tutto il traffico di droga, prendendo decisioni e pianificando gli acquisti e le consegne, gestendo i contatti con i fornitori e supervisionando le operazioni criminose che servivano a reperire il denaro necessario per acquistare gli ingenti quantitativi di cocaina, eroina e hashish.

Alcuni membri del gruppo si occupavano in maniera specifica del trasporto della merce, che ritiravano dai fornitori abituali e poi distribuivano nelle piazze di spaccio di loro competenza. Sempre loro avevano anche il compito di procacciare nuovi clienti ai quali vendere le dosi di droga. In questo modo l’organizzazione riusciva a disporre di una grande quantità di sostanze stupefacenti, con un giro d’affari di diverse centinaia di migliaia di euro.

Il gruppo disponeva anche di numerose armi da fuoco con il relativo munizionamento, e uno degli indagati è stato trovato in possesso di una pistola mitragliatrice Skorpion.

Il Giappone era consapevole di essere oggetto di attenzione da parte delle Forze dell’ordine, e quindi cercava in tutti i modi di rendersi invisibile facendo molta attenzione all’utilizzo del cellulare e cambiando spesso l’auto che utilizzava.

All’esecuzione delle custodie cautelari in carcere hanno collaborato i Reparti prevenzione crimine di Lecce e Bari, i Reparti cinofili antidroga della questura di Bari e della Polizia di frontiera di Brindisi e del IX Reparto volo di Bari.

25/05/2021

foto e video: fonte Polizia di Stato

TRAPANI: TRASPORTO DROGA, ARRESTATI.

Apparentemente era una normale coppia di fidanzati, ma in realtà trasportavano stupefacente, i due corrieri della droga arrestati dagli agenti della Squadra Mobile di Trapani, all’ingresso della città.

Le due persone, un uomo trentasettenne e una donna ventiquattrenne, entrambi di origini palermitane, alla vista dei veicoli di servizio, cercavano di invertire la marcia, ma venivano bloccati sulla rotonda immediatamente attigua all’autostrada.

Accompagnati in Questura, da un primo esame del veicolo, gli operatori non rilevavano la presenza di sostanze od oggetti d’interesse. In seguito, però, la giovane donna veniva trovata in possesso di un magnete, notoriamente usato per attivare particolarissimi congegni elettronici destinati all’apertura di sistemi di occultamento per lo stoccaggio di stupefacenti.

Così i poliziotti, dopo aver effettuato alcune prove facendo scorrere la calamita in diversi punti dell’abitacolo, udivano improvvisamente l’attivazione di un dispositivo che agiva sui sedili, facendoli sollevare di alcuni gradi. Al di sotto, un sottofondo in cui erano occultati dieci grossi involucri poi rivelatisi pieni di sostanza stupefacente di tipo hashish, del peso di oltre 10 chilogrammi.

Per la coppia a bordo del veicolo attrezzato, che è stato sequestrato, sono scattate così le manette, con l’accusa di detenzione e trasporto di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.
Per l’uomo si sono aperte le porte del carcere, mentre la giovane è finita ai domiciliari.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

OPERAZIONE ANTIDROGA COOPERAZIONE TRA POLIZIA E GUARDIA DI FINANZA

STRONCATO TRAFFICO DI STUPEFACENTI TRA L’ITALIA E GLI STATI UNITI. ESEGUITE 9 ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE. 29 INDAGATI, TRA CUI 5 MEDICI.
La Polizia di Stato di Siracusa e Catania e i finanzieri dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Siracusa e di Catania, dalle prime ore di questa mattina, stanno seguendo un’ordinanza di misure cautelari personali e reali emessa dal G.I.P. presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente tra l’Italia e gli Stati Uniti.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Zandomeneghi latitante ricercato in campo internazionale è rientrato in Italia

La Polizia di Stato di Verona, in collaborazione con la II^ Divisione del Servizio Centrale Operativo e la partecipazione del Fast Team della Divisione S.I.Re.N.E. del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, all’esito  di una serrata attività di indagine coordinata dalla Procura Generale di Roma e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona,  ha localizzato e tratto in arresto il 63enne veronese ZANDOMENEGHI Angiolino, ricercato in campo internazionale dovendo espiare la pena di anni 12 mesi 11 e giorni 29 di reclusione in esecuzione di un ordine di carcerazione disposto dall’Ufficio esecuzioni penali.
Nella giornata odierna, a distanza di oltre sei mesi dall’arresto, avvenuto il 31 ottobre 2020, in una strada centrale della città di Capodistria (Slovenia), le Autorità slovene lo hanno consegnato all’Ufficio della Polizia di Frontiera di Fernetti dove ad attenderlo c’erano i poliziotti della Squadra Mobile che gli ha notificato il provvedimento restrittivo.
Il latitante viveva in Slovenia da alcuni anni, utilizzando una falsa identità: quando è stato bloccato dalla Polizia slovena ha riferito di chiamarsi “Mario” ma di non avere con sé i documenti di riconoscimento.
L’esatta identità di ZANDOMENEGHI Angiolino è stata confermata attraverso il confronto delle sue impronte digitali con quelle inserite nella banca dati internazionale Schengen.
L’individuazione del latitante è stata possibile grazie a un’articolata attività di intercettazione telefonica delle utenze in uso alle persone a lui più vicine, in base alla quale è stato identificato un soggetto residente nella provincia di Udine che periodicamente si recava in Slovenia per incontrarlo.
Le informazioni acquisite hanno consentito al Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia di organizzare in Slovenia tramite il Fast Team della Divisione S.I.Re.N.E. la localizzazione e l’arresto del latitante eseguito dal collaterale Fast Team sloveno nel centro di Capodistria.
La pena che ZANDOMENEGHI Angiolino deve espiare rappresenta il cumulo di una serie di condanne comminategli a partire dal 1993 dal Tribunale di Verona e dalle Corti di Appello di Venezia e di Roma per i reati di truffa, associazione per delinquere e ripetute violazioni della Legge sul fallimento.
Tra le condanne rientra quella per bancarotta fraudolenta riferita al fallimento della società “Immobiliare Europa srl”, con la quale Zandomeneghi aveva acquistato per circa un milione e ottocentomila euro il patrimonio dell’ex Democrazia Cristiana costituito da 120 immobili: secondo l’accusa gli immobili sarebbero stati sottratti da Zandomeneghi in prossimità del fallimento dell’Immobiliare Europa mediante la vendita a un’altra società.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Taranto. 3 Arresti per truffa.

La Polizia di Stato di Taranto ha arrestato 3 soggetti pluripregiudicati per associazione per delinquere finalizzata ad una serie indeterminata di truffe ai danni di Istituti di Credito attraverso vari reati quali sostituzione di persona, fabbricazione di falsi documenti d’identità validi per l’espatrio e riciclaggio.
Due dei tre soggetti, (un 72enne ed un 61enne), sono ritenuti i promotori e gli organizzatori della suddetta associazione, mentre il 74enne, terzo componente è ritenuto partecipe dell’organizzazione criminale.
Risultano indagati anche la moglie del 61enne ed un altro tarantino di 57 anni.
Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile, hanno preso avvio dalla denuncia di due episodi di truffa posti in essere ai danni di società finanziare e di anziane persone che avevano già maturato il diritto alla pensione.
Le anziane vittime avevano notato i conti di cui erano intestatari svuotarsi delle somme di denaro relative, spesso, a cessioni del quinto della pensione e corrispondenti alla rata, comprensiva degli interessi, per prestiti accesi a loro insaputa dai malfattori su altri conti correnti aperti presso le banche ed a loro intestati.
Il sistematico modus operandi utilizzato dai malfattori con il ricorso alla sostituzione alla persona della vittima, alla clonazione di documenti d’identità, oltre che la presenza, in ognuna delle truffe perpetrate, quale recapito telefonico dell’utenza intestata ad uno degli odierni arrestati, hanno, sin da subito, indotto i poliziotti ad approfondire l’attività investigativa.
Gli episodi di truffa (individuati in almeno 14 tra il 2018 ed il 2019), perpetrati tutti in danno di ignari cittadini e noti istituti di credito, si sostanziavano nel presentarsi presso le banche prese di mira con le generalità delle vittime, dietro esibizione di un falso documento d’identità riportante i dati reali del malcapitato ma con l’effige di uno degli arrestati.
I truffatori, di fronte alla necessità, per il funzionario della banca, di incontrare personalmente il contraente del finanziamento, prendevano appuntamento davanti alle residenze delle vittime ed apponevano la firma sui contratti, evitando, con una scusa, che i dipendenti degli Istituti di Credito facessero ingresso nelle abitazioni.
In tal modo, riuscivano ad ottenere il finanziamento, facendolo poi accreditare su conti italiani e tedeschi sempre intestati ai cittadini truffati e accesi presentando on line o de visu lo stesso documento utilizzato per la truffa.
Il denaro veniva poi trasferito dal conto tedesco, acceso presso una banca virtuale di Berlino, ad altro conto tedesco riconducibile al soggetto arrestato e da qui trasferito presso conti italiani dello stesso 61enne e della moglie attualmente indagata.
Il meccanismo posto in essere è assimilabile a quello comunemente chiamato delle “scatole cinesi” attraverso l’attivazione di numerosi rapporti bancari finalizzata ad ostacolare le indagini, rendendo complessa l’acquisizione della documentazione e la successiva analisi.
Importante la figura della donna coinvolta nella vicenda: attraverso l’apertura di un rapporto bancario, consentiva il riciclaggio, su un conto “pulito” a lei intestato, di somme di denaro che in precedenza erano “smistate” tra i molteplici conti in uso al coniuge, contribuendo alla dissimulazione dell’origine delittuosa dei profitti illeciti.
Di assoluto rilievo la figura del pregiudicato 72enne  il quale approfittava delle moderne opportunità di finanziamento, servendosi dei canali on line sia nella perpetrazione delle truffe sia nell’occultamento degli ingiusti profitti conseguiti.
È stato inoltre eseguito il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta delle somme di denaro depositate su conti correnti bancari e/o postali, libretti di risparmio, titoli, azioni, fondi ed altri strumenti di investimento nella disponibilità dei truffatori, movimentando una somma di denaro complessiva di circa 200mila euro.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

SIRACUSA: OPERAZIONE ROBIN HOOD

Dalle prime luci dell’alba la Polizia di Stato di Siracusa, unitamente al Comando Provinciale dei Carabinieri ed al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Siracusa, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, sta eseguendo un’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Catania, nei confronti di diversi soggetti facenti parte dell’associazione di tipo mafioso denominata “Clan Trigila”, operante nei territori della zona sud-orientale della provincia di Siracusa  tra Noto, Avola, Pachino e Rosolini.
L’operazione di polizia riassume le complesse ed articolate indagini compiute dai poliziotti della Squadra Mobile denominata “Robin Hood”, svolta nel biennio 2016-2018 e dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Siracusa nel biennio 2016-2017, denominata “Neaton” sull’associazione mafiosa clan Trigila.
Dalle indagini, è emerso che il clan, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo per acquisire in modo diretto o indiretto il controllo e la gestione di attività economiche, si è assicurato una posizione dominante nei comparti del trasporto su gomma di prodotti orto-frutticoli, della produzione di pedane e imballaggi e della produzione e commercio di prodotti caseari, influendo e alterando le regole della concorrenza.
Nell’operazione sono impiegati oltre 60 poliziotti della Questura di Siracusa, del Reparto Prevenzione Crimine e dei Cinofili della Polizia di Stato.
I Militari dell’Arma dei Carabinieri stanno eseguendo una delle catture mentre la Guardia di Finanza sta curando l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo patrimoniale nei confronti di uno degli indagati.
Ulteriori particolari saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 10:15 presso la sala Aparo della Questura di Siracusa.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

LA POLIZIA DI STATO E LA 104^ EDIZIONE DEL GIRO D’ITALIA

Partirà oggi  da Torino, il 104° Giro d’Italia e come ogni anno, la Polizia Stradale, accompagnerà i ciclisti per tutti i 3.450 km della competizione attraversando 14 regioni e 50 province, con brevi sconfinamenti in Slovenia e Svizzera per concludersi il prossimo 30 maggio a Milano.

Quest’anno la Polizia Stradale e’ presente con 26 motociclisti e 12 operatori in auto, che scorteranno il Giro dei professionisti per le 21 tappe che attraverseranno il nostro Paese.

Altri 18 operatori, di cui 10 motociclisti  e 8 operatori in auto seguiranno gli atleti impegnati nel Giro E-bike.

Altre 12 unità saranno schierate in campo dalla Polizia Stradale per curare i rapporti con le Autorità di tutte le province che saranno attraversate dalle due competizioni, nonché con i mass media.

L’emergenza epidemiologica ancora in atto non ha fermato il progetto “Biciscuola” che quest’anno si sta svolgendo con collegamenti online.  I poliziotti della Stradale, accompagnati da referenti di RCS, stanno incontrando virtualmente le classi vincitrici delle scuole primarie che hanno partecipato al concorso, per condividere un momento di festa e, al tempo stesso, di formazione.

Saranno poi 7 le  tappe nel corso delle quali saranno premiati gli  operatori della Specialità nell’ambito della 10° edizione degli “Eroi della Sicurezza”, il riconoscimento di  Autostrade per l’Italia S.p.A, dedicato a coloro che si sono distinti per dedizione e professionalità nelle attività di soccorso e nei compiti istituzionali. I poliziotti saranno premiati nelle tappe di Modena del  12 maggio, Grotte di Frasassi (AN) del 13 maggio,  Foggia del 15 maggio, Perugia del 19 maggio, Siena del  20 maggio, Sacile (PN) del  24 maggio, Senago (MI) del 30 maggio.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Bari: arrestate 99 persone del clan Strisciuglio

Bari: arrestate 99 persone del clan Strisciuglio

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Polizia CarabinieriOperazione “Vortice- Maestrale” di Polizia e Carabinieri a Bari e provincia con l’esecuzione 99 misure cautelari.

Nella notte oltre 400 uomini e donne della Questura di Bari e del Comando provinciale dei Carabinieri, in un’azione congiunta, hanno catturato capi e affiliati del clan Strisciuglio, indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, detenzione e porto di armi, anche da guerra, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidi e tentati omicidi, estorsioni, minacce, lesioni e rissa.

L’operazione è la conclusione di un’indagine avviata nel 2015 dalla Squadra mobile e dal Nucleo investigativo del Reparto operativo dei Carabinieri, che hanno portato al sequestro, negli ultimi anni, anche di considerevoli quantitativi di sostanze stupefacenti e di armi.

Nel corso dell’indagine sono state documentate le mire espansionistiche del gruppo mafioso e la proliferazione dello stesso nell’intera area della città metropolitana.

Con micidiali e sanguinose azioni di fuoco, il clan Strisciuglio aveva preso il sopravvento sul clan Mercante all’interno del quartiere Libertà, acquisendo, in quella parte nevralgica del capoluogo pugliese, il controllo esclusivo delle attività di spaccio e delle estorsioni ai danni dei titolari di attività produttive.

Il clan era riuscito ad imporre ai gestori di alcuni esercizi pubblici del centro di Bari, l’installazione di apparecchi per il gioco, con vincite in denaro, forniti da un’azienda gestita da uno degli affiliati, il quale versava, poi, parte degli introiti nelle casse della cosca, ottenendo in cambio il monopolio di fatto, nel settore.

Le indagini hanno consentito anche di fare luce sulla violenta rissa avvenuta all’interno del carcere di Bari, l’11 gennaio 2016, nel corso della quale si erano fronteggiati, tra gli altri, elementi apicali del clan Misceo, già attivo nel quartiere San Paolo e in Palo del Colle ed esponenti di vertice del clan Strisciuglio determinando la supremazia territoriale dei Strisciuglio.

È stato inoltre accertato come il Clan abbia assunto il controllo delle piazze di spaccio, riversando nella vendita al dettaglio gli ingenti rifornimenti di sostanze stupefacenti, assicurati, sino al 2017, anche da alcuni appartenenti al clan Parisi-Palermiti (operativi nel quartiere Japigia di Bari), che in quel periodo stavano cercando di acquisire una propria autonomia e avevano stretto importanti rapporti commerciali con alcuni esponenti del clan Strisciuglio.

Gli investigatori hanno anche evidenziato come gli Strisciuglio fossero organizzati in modo federale; il clan era suddiviso in cellule dotate di margini di autonomia operativa e, allo stesso tempo, legate tra di loro da solidi vincoli di interconnessione organizzativa e funzionale.

La capacità di controllo capillare dell’organizzazione mafiosa oltre che sul territorio era esercitata anche all’interno del carcere di Bari, imponendo il proprio ruolo egemonico in talune sezioni e svolgendo un’instancabile attività di proselitismo, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.

Dalle investigazioni è inoltre emerso che i vertici del clan continuavano a gestire le attività illecite e ad impartire ordini e direttive anche durante la detenzione, tramite i familiari ma anche in via diretta utilizzando telefoni cellulari consegnati clandestinamente in carcere.

fonte e foto polizia di stato