382 arresti durante azioni congiunte contro i trafficanti che utilizzano la rotta balcanica

28 Paesi europei uniscono le forze per colpire il traffico di droga e di armi da fuoco, il traffico di migranti e la tratta di esseri umani

Dal 26 al 29 ottobre scorsi, nell’ambito delle attività della Piattaforma EMPACT[1] (“European Multidisciplinary Platform Against Criminal Threats”), lo strumento chiave dell’U.E. per la lotta al crimine organizzato, si sono tenute le “Giornate di azione congiunta-Europa sudorientale” (cc.dd. South East Europe JAD o JAD-SEE). 

In tale contesto, l’Italia ha coordinato le operazioni sul territorio nazionale attraverso la Direzione Centrale della Polizia Criminale e, in particolare, la Sala Operativa Internazionale (SOI) del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, che, come di consueto, ha svolto la funzione di hub informativo.

Sul campo sono intervenuti la Polizia di Stato con la Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, l’Arma Carabinieri e la Guardia di Finanza presso i rispettivi punti di frontiera, cc.dd. “Border Crossing Points”.

La Guardia di Finanza ha eseguito le attività anche con il supporto dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli all’interno degli spazi doganali. Le autorità di polizia dei 28 Paesi europei interessati dall’operazione (18 Stati membri dell’UE e 10 Paesi terzi) hanno focalizzato le attività, in particolare, sul traffico di armi da fuoco, il traffico di droga, il traffico di migranti e la tratta di esseri umani.

Le attività sono state coordinate dalla Spagna e da Europol, finanziate dal progetto “Countering Serious Crime in The Western Balkans – IPA 2019” (iniziativa sviluppata nell’ambito di un accordo tra il Ministero dell’Interno italiano, Direzione centrale della Polizia criminale, il ministero Federale tedesco per la Cooperazione e lo sviluppo economico e la Commissione Europea per elevare gli standard operativi delle istituzioni giudiziarie e di polizia degli Stati dei Balcani occidentali verso il percorso di accesso all’UE) e supportate da Eurojust, Frontex ed INTERPOL.

Circa 16.000 operatori sono stati coinvolti nelle attività, che si sono svolte principalmente nei Balcani (la rotta balcanica è un punto di ingresso chiave all’UE per i trafficanti di armi e stupefacenti) e nell’Europa sudorientale ed hanno portato a 382 arresti, la maggior parte dei quali relativi a traffico di droga, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, frode documentale e traffico di armi da fuoco. Sono state sequestrate oltre 100 armi da fuoco (tra le quali sistemi di difesa aerea, granate, missili anticarro, mine antiuomo) ed ingenti quantitativi di stupefacenti (tra i quali oltre 300 kg di eroina e 150 kg di cannabis).

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

La Polizia di Stato di Catanzaro esegue il sequestro preventivo delle insegne e dei marchi riconducibili alla Stanleybet Malta LL.TD. presenti sul territorio italiano

Il provvedimento cautelare è stato emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica e consiste nel sequestro preventivo delle insegne e dei marchi riconducibili alla Stanleybet Malta LLTD presenti sul territorio italiano e nel divieto temporaneo di esercitare, nel territorio della Repubblica italiana, l’attività di esercizio e raccolta di scommesse sportive.

L’ipotesi investigativa è che la società Stanleybet abbia raccolto in Italia scommesse su eventi sportivi ed altri tipi di evento, utilizzando sia proprie sedi che per il tramite di imprese indipendenti, senza alcun titolo concessorio dei Monopoli di Stato e della prescritta licenza rilasciata dal Questore, commettendo così il reato di esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa.

La società maltese, infatti, può, solamente, esercitare l’attività di scommessa su gioco a distanza, ovvero on line e, dunque, non può ricevere denaro contante dai giocatori presso le ricevitorie; di conseguenza, non avendo alcun titolo autorizzativo per le scommesse su rete fisica, l’operatore non può esporre all’esterno del punto vendita, marchi o insegne.

L’assenza di concessione su rete fisica comporta, anche, il mancato collegamento al Totalizzatore Nazionale – uno strumento informatico che in tempo reale controlla le giocate che avvengono presso i concessionari autorizzati – che da un lato garantisce la massima trasparenza e regolarità per lo scommettitore e, dall’altro, computa il pagamento delle imposte al quale sono tenute le società di bookmakers ed i propri centri di raccolta.

Il provvedimento cautelare è diretto a far cessare il comportamento tenuto dai soggetti coinvolti i quali, pur essendo consapevoli di non poter accettare scommesse, hanno ugualmente proseguito nella loro attività, operando come ricevitoria fisica e continuando a non versare l’imposta unica sulle scommesse.
Il procedimento pende attualmente nella fase delle indagini preliminari.

di Umberto buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

 

Arrestato con accuse di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale

Questa mattina, in provincia di Bari,  personale della Polizia di Stato ha tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, un giovane pugliese, accusato dei reati di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale e di propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).

L’ordinanza è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, su richiesta della  Procura della Repubblica, a seguito delle risultanze di una complessa attività investigativa avviata nel 2021 dalla DIGOS della Questura di Bari e dal Servizio per il Contrasto  dell’Estremismo e del Terrorismo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – Ucigos – nell’ambito del monitoraggio di ambienti virtuali suprematisti e di estrema destra, collegati al canale “Sieg Heil”, utilizzato dal giovane per promuovere contenuti antisemiti, misogini  e di matrice neonazista fino a dichiararsi pronto al sacrificio estremo e a compiere imprecisate azioni violente.

Gli ulteriori sviluppi investigativi, sostanziatisi in intercettazioni ambientali e nell’analisi telematica dei device sequestrati nel corso di perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione dell’indagato, hanno consentito di documentare l’appartenenza del ragazzo all’organizzazione terroristica suprematista statunitense “The Base” (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).

L’analisi dei supporti informatici ha evidenziato, inoltre, riferimenti alla volontà di procurarsi armi, nonché la capacità di costruire ghost gun da realizzare in prospettiva attraverso l’acquisto di una stampante 3D.

L’indagine ha permesso di interrompere l’azione criminale del  giovane suprematista radicalizzatosi attraverso il web, entrato in contatto con il leader della predetta organizzazione terroristica che, considerandolo parte del disegno terroristico collettivo, lo ha indottrinato per diffondere valori, schemi ed obiettivi del sodalizio anche in Italia ed affinché lo stesso proseguisse nell’attività di proselitismo sul territorio nazionale (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).

Nel corso dell’inchiesta sono stati acquisiti solidi riscontri grazie non solo ai servizi tecnici, ma anche attraverso una articolata attività di analisi investigativa della documentazione informatica sequestrata nel corso di una precedente perquisizione svolta presso l’abitazione dell’indagato, resa particolarmente complessa dalle contromisure adottate dal giovane per garantire la “sicurezza” delle proprie comunicazioni.

È stato riscontrato che l’indagato, agendo in Italia come “lone wolf”, era pronto al sacrificio estremo “a difesa della razza bianca”, presentandosi come unico referente del movimento sul territorio nazionale tanto da indurre gli aspiranti adepti a contattarlo come tale; aveva costruito la propria identità informatica come “Comandante della Base” – primo caso in Italia; diffondeva il materiale propagandistico del gruppo rimodulandolo e traducendolo in lingua italiana e aveva creato un’entità composta da 3-4 membri secondo i dettami del sodalizio organizzandone l’attività sul web e proponendosi in prima persona per l’esecuzione di azioni violente (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa).

L’intenzione di costituire una cellula di tale associazione terroristica nel nostro Paese ha trovato conferma nella disponibilità da parte del giovane di armi, sequestrate nel corso della predetta perquisizione domiciliare. Su queste ultime nonché sulle relative custodie sono state rinvenute iscrizioni riportanti caratteri dell’alfabeto runico – tra cui la “runa othala” – e i nomi di noti suprematisti responsabili di attacchi terroristici, TRAINI, BREIVIK e TARRANT.

Allarmanti sono le ricorrenze tra il predetto materiale e quello utilizzato da Payton Gendron, statunitense di 18 anni, autore dell’attentato commesso a Buffalo (USA) il 14 maggio 2022, quando ha assassinato dieci persone ferendone tre sparando in pieno centro cittadino.

Infatti, come si evince dal video dell’attentato diffuso online in diretta streaming, anche sulle armi utilizzate da Gendron erano vergati i nomi dei “terroristi bianchi” TARRANT e BREIVIK nonché simboli specifici dell’ideologia di estrema destra come la suddetta “runa othala” anch’essa utilizzata nella terminologia nazionalsocialista.

Tali evidenze testimoniano infatti come entrambi i giovani si siano ispirati agli stessi “modelli” e che l’intenzione dell’italiano fosse quella di passare all’azione.

E’ importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa dell’indagato, la cui eventuale colpevolezza, in ordine alle ipotesi di reato contestate, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio delle parti.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

POLIZIA DI STATO: OPERAZIONI ANTIDROGA A IMPERIA E SONDRIO

Operazioni antidroga della Polizia di Stato di Imperia e di Sondrio con numerosi arresti ed il sequestro di ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

La Polizia di Stato di Imperia, attraverso l’impiego di un centinaio di agenti, sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa  dal  G.I.P. del Tribunale di Imperia  a carico di decine di persone ritenute responsabili , a vario titolo, di concorso in spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dell’ingente quantitativo.

Il blitz costituisce l’epilogo di una lunga ed articolata attività di indagine, condotta dai poliziotti della Squadra Mobile con il coordinamento della  Procura della Repubblica, che ha consentito di scardinare una vasta rete di smercio di droga, con ramificazioni in Liguria ed in Piemonte.

La Polizia di Stato di Sondrio invece sta dando esecuzione ad alcune  misure cautelari in carcere, nell’ambito di una attività d’indagine antidroga, coordinata dalla Procura della Repubblica, con l’obiettivo di sgominare un sodalizio criminoso formato da soggetti di origine africana, dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti di tipo cocaina ed eroina.

Gli spacciatori, che giravano nei pressi di scuole ed oratori, con monopattini elettrici e biciclette, cedevano le dosi trasportandole occultate all’interno del cavo orale, dopo averle confezionate ermeticamente, con involucro di colore bianco o nero a seconda del tipo di droga.

 di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Sorianello – Sparatoria con un kalashnikov a Sorianello: arrestato l’autore dalla Polizia di Stato

Nella serata dello scorso  14 ottobre giungeva chiamata al  113 con la quale veniva segnalato che un soggetto stava sparando in strada nel Comune di Sorianello.
Immediatamente veniva inviato personale della Polizia di Stato, in particolare della Squadra Mobile di Vibo Valentia e del Commissariato di Serra San Bruno.
Sul posto venivano rinvenuti 11 bossoli calibro 7.62, compatibili con un kalashnikov; i colpi erano stati  esplosi all’indirizzo di alcune auto parcheggiate davanti ad una palazzina e poi all’indirizzo dello stesso stabile che avevano attinto il balcone di uno dei condomini.
Poco dopo era giunta una telefonata al numero di emergenza ove venivano segnalati nuovi spari, stavolta presso l’abitazione indipendente di un uomo residente sempre nel Comune di Sorianello. Su questa seconda scena del crimine venivano rinvenuti ulteriori due bossoli calibro 7.62, stavolta esplosi all’indirizzo della serranda del garage dell’abitazione oltre che sull’autovettura lì parcheggiata.
Grazie allo scrupoloso lavoro investigativo svolto dai poliziotti, è stato possibile ricostruire puntualmente la dinamica degli eventi ed appurare che la  stessa persona  che poco prima aveva denunciato di essere stato fatto oggetto di colpi d’arma da fuoco nella sua abitazione, era in realtà l’autore anche della prima sparatoria, che poi aveva simulato l’agguato armato a suo carico solo al fine di sviare le indagini.
Infatti, dagli accertamenti espletati, emergeva che l’uomo, nella mattinata precedente, aveva litigato con la moglie, al punto che quest’ultima aveva deciso di abbandonare la casa coniugale, trasferendosi presso il condominio ove risiedevano alcuni suoi parenti.
Con chiara finalità intimidatoria, quindi, l’uomo si sarebbe recato poi in tarda serata sotto l’abitazione della moglie, esplodendo colpi d’arma da fuoco e minacciando direttamente sia la donna che le loro figlie minori.
La Procura della Repubblica di Vibo Valentia, diretta dal Procuratore Capo Dr. Camillo FALVO, emetteva decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti dell’indagato e lo stesso veniva associato presso la Casa Circondariale di Vibo Valentia per rispondere dei delitti di minacce aggravate dall’uso delle armi, porto e detenzione abusiva di arma e munizioni da guerra, simulazione di reato, ricettazione e esplosioni pericolose in luogo pubblico.
All’esito della successiva udienza veniva convalidato il fermo e poi confermata la misura cautelare della custodia in carcere.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Poilzia di Stato

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA ARRESTATO ED ESTRADATO UN PERICOLOSO LATITANT

Termina con l’estradizione verso l’Italia la latitanza di GHEBREMEDHIN TEMESGHEN GHEBRU, 35enne eritreo, ricercato da oltre un anno in campo internazionale con “red notice” per associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’uomo, tra i capi e promotori di una associazione a carattere transnazionale operante tra il Centro
Africa (Eritrea, Etiopia, Sudan), i Paesi del Maghreb (soprattutto la Libia), l’Italia e il Nord Europa (Inghilterra, Danimarca, Olanda, Belgio e Germania), finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e alla commissione di altri gravi reati, organizzava la rotta terreste dei migranti dai Paesi del Centro Africa verso la Libia, per poi proseguire il viaggio verso le coste del Mediterraneo con meta finale il Nord Europa.
GHEBREMEDHIN, detto Tenny o Temmy, è stato arrestato all’aeroporto internazionale di Addis AbebaBole mentre cercava di imbarcarsi su un volo diretto in Australia con destinazione Adelaide. L’uomo viaggiava con passaporto australiano e in quel Paese vi sono altre articolazioni criminali della organizzazione. Dal momento dell’arresto una rapida definizione della vicenda ne ha determinato l’odierna estradizione verso l’Italia.
L’indagine nei suoi confronti è stata coordinata dal Procuratore Aggiunto Marzia Sabella e dai Sostituti Procuratore Calogero Ferrara e Giorgia Righi della Procura della Repubblica di Palermo e condotta dalla Squadre Mobili di Palermo, Agrigento e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. I successivi sviluppi investigativi sono stati svolti nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale che ha coinvolto autorità giudiziarie e di polizia olandesi e inglesi, la Corte Penale Internazionale ed Europol. Per l’aspetto di coordinamento  internazionale si segnala il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, che da Luglio, insieme all’ unità “Human trafficking and smuggling of migrants” che si occupa di tratte di esseri umani in seno al Segretariato Generale di Interpol a Lione,  ne seguiva le tracce per vari Paesi del mondo, in particolare gli spostamenti tra l’Australia e l’Etiopia, fino alla sua esatta localizzazione e l’arresto provvisorio tramite l’ INTERPOL National Central Bureau di Addis Abeba.
L’individuazione e l’arresto di GHEBREMEDHIN TEMESGHEN GHEBRU non solo rappresenta un successo dell’attività dello SCIP e della cooperazione internazionale di polizia, coordinata dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale, ma conferma l’importanza strategica della ricerca latitanti nel continente africano ove si riparano soggetti ricercati dall’Italia per gravi reati.
In questa operazione internazionale eccellenti sono stati i rapporti tra le autorità italiane ed etiopi, favoriti dall’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba, che in sinergia con lo SCIP ha seguito le fasi necessarie per ottenere una rapida estradizione del latitante.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

LA POLIZIA BLOCCA UNA BISARCA CONTROMANO SULL’AUTOSTRADA A/26

06Ancora una volta il tempestivo intervento delle pattuglie della Polizia di Stato ha evitato conseguenze molto gravi sull’autostrada A/26, nei pressi del Comune di Castelletto D’Orba (AL).

Verso le ore 01:45 odierne, gli operatori di due equipaggi della Sottosezione della Polizia Stradale di Ovada, impegnati congiuntamente in uno specifico servizio di vigilanza sul territorio, notavano in lontananza, nei pressi della progressiva chilometrica 37+800 della A/26 nord, la presenza di luci riconducibili ai fari di un veicolo industriale che si avvicinava viaggiando pericolosamente in senso di marcia opposto, percorrendo la corsia di sorpasso.

Immediatamente e prontamente gli Agenti riuscivano ad attivarsi e, con non poche difficoltà, a fermare il veicolo, una bisarca di nazionalità della Repubblica Ceca. Riuscivano così a mettere subito in sicurezza la circolazione stradale che, in considerazione dell’orario notturno, della particolarità del tratto interessato e del tipo di mezzo interessato al contromano, avrebbe potuto essere seriamente compromessa con conseguenze molto gravi.

Gli Agenti, dopo esser riusciti a fermare il mezzo sulla corsia di emergenza, informavano immediatamente il Centro Operativo Polizia Stradale di Genova della situazione di pericolo, il quale inviava immediatamente la viabilità autostradale sul posto.

Tutto il dispositivo attivato, assicurando una sinergia operativa collaudata, anche con la sala radio della concessionaria autostradale, consentiva di predisporre un servizio di chiusura di alcuni svincoli e, operando un safety car, di portare il TIR fino al parcheggio “San Carlo”, dove riusciva ad operare la manovra per guadagnare il corretto senso di marcia.

Si accertava quindi che il conducente del complesso veicolare, B.V. – di nazionalità ucraina, mentre stava percorrendo la bretella autostradale A/7-26 ovest, diretto verso la Spagna, giunto all’altezza dello svincolo di immissione direzione A/26 sud (località Predosa), in conseguenza della chiusura dello stesso, aveva proseguito verso lo svincolo d’immissione per l’A/26 direzione nord, ed, al termine dello stesso, approfittando dello slargo aveva invertito il senso di marcia, interpretando erroneamente le indicazioni del navigatore, trovandosi a percorrere la carreggiata nord nella direzione opposta. Poco dopo veniva fortunatamente individuato e fermato dalle pattuglie di Polizia Stradale.

Il conducente veniva sanzionato ai sensi dell’art. 176 comma 1°-19°-22° cds, che prevede il pagamento di un importo compreso tra un minimo di euro 2.728 euro ad un massimo di  10.914,67 euro e con il fermo amministrativo del veicolo per tre mesi e la segnalazione per la revoca della patente, (trattasi di inibizione alla guida sul territorio dello Stato).

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Caltanissetta, violenza sessuale su una minore

L’accusa è di aver abusato del suo ruolo di insegnante presso una scuola statale per avvicinare una undicenne alla quale avrebbe pronunciato frasi inopportune e toccato il seno.
La Squadra Mobile, nel corso delle indagini preliminari, ha eseguito una misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un docente di scuola media per il reato di violenza sessuale. L’accusa nei confronti dell’uomo è quella di aver abusato del suo ruolo di insegnante presso una scuola statale per avvicinare, in più occasioni, una undicenne alla quale avrebbe pronunciato frasi inopportune e toccato il seno. La ragazzina lo scorso mese di giugno ha trovato la forza di raccontare quanto accaduto ad una sua insegnante che avrebbe riferito alla vice preside, ma tali confidenze non hanno sortito alcun effetto. La vittima si è quindi rivolta ai propri genitori che hanno immediatamente denunciato i fatti alla Squadra Mobile. In pochi giorni gli investigatori della Polizia di Stato hanno ascoltato diversi minori che avevano ricevuto le confidenze di quanto accaduto alla loro compagna, i quali hanno riferito anche di altri comportamenti inopportuni e frasi inadeguate pronunciate dal docente in classe. La ragazzina è stata poi ascoltata dal Giudice per le Indagini Preliminari in sede di incidente probatorio alla presenza di una psicologa esperta. Le attività investigative condotte dalla Polizia di Stato sono state vagliate dal Pubblico Ministero che ha valutato di dover richiedere una misura cautelare al fine di impedire l’eventuale reiterazione del reato. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha accolto la richiesta disponendo che all’indagato venisse applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari presso la sua residenza, dove è stato quindi condotto dal personale della Squadra Mobile.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Celebrazione San Michele Arcangelo concerto “I Valori che ci uniscono”

Nella suggestiva cornice del Colosseo, a Roma, si sta svolgendo il concerto ‘‘I Valori che uniscono”, organizzato nell’ambito delle celebrazioni legate al 170° anniversario della fondazione della Polizia di Stato.

Dopo il successo dello scorso anno, la Polizia di Stato si ritrova ancora nella splendida ambientazione del Tempio di Venere per celebrare, in occasione del Santo Patrono San Michele Arcangelo, i valori più autentici su cui si fonda l’istituzione, alla presenza del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, del Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Lamberto Giannini e di numerose autorità.

La serata che vede alla conduzione Caterina Balivo è l’occasione per celebrare la cultura della legalità, della sicurezza, dell’inclusione, dell’amicizia e della solidarietà. Valori questi che scandiscono il lavoro quotidiano delle donne e uomini della Polizia di Stato presenti sulle strade e negli uffici al servizio dei cittadini.

La Banda musicale della Polizia di Stato, guidata dal maestro Maurizio Billi, si esibisce con il suo ricco repertorio che coniuga da sempre tradizione e modernità, in un percorso musicale che scandisce vari momenti emozionanti come quelli legati al valore della memoria delle donne e degli uomini caduti nell’adempimento del dovere: nell’anno in corso, infatti, ricorrono il 30ennale delle stragi di Capaci e via D’amelio, il 40ennale dell’attentato al Prefetto Dalla Chiesa ed il 50ennale della morte del Commissario Luigi Calabresi.

Durante l’evento il Capo della Polizia, Lamberto Giannini, conferirà il titolo ‘’Poliziotto ad Honorem’’ a Giorgia Rollo e Fabrizio Torsi che per le loro esperienze di vita, hanno costituito un esempio per l’impegno civile, il senso di appartenenza alla comunità, la solidarietà dimostrata, l’amicizia offerta al prossimo senza distinzione.

Giorgia Rollo, moglie dell’Assistente Capo della Polizia di Stato Gaetano Fuso ammalatosi di Sclerosi Laterale Amiotrofica nel 2014, che ha fondato l’associazione 2HE, attiva nel campo della ricerca la sua associazione tutela, cura e assiste i malati di SLA. Giorgia ha inoltre realizzato, esaudendo il desiderio del marito di vivere sempre il mare nonostante la malattia, un accesso attrezzato al mare, sulla spiaggia di San Foca (LE), per persone affette da SLA o portatrici di altre disabilità neuromotorie, che possono trascorrere qualche ora sulla riva del mare insieme ai propri cari e in totale sicurezza dal punto di vista sanitario.

Fabrizio Torsi, vittima di un incidente che lo ha costretto su una sedia a rotelle avvenuto pochi giorni prima di intraprendere il suo percorso nella Polizia di Stato, non ha mai mancato di dimostrare solidarietà in favore delle persone in condizioni di disagio e di condurre costanti battaglie per l’eliminazione delle barriere architettoniche. È proprio grazie al loro impegno e alla loro dedizione sono risultati meritevoli di diventare ambasciatori degli ideali della Polizia di Stato, impegnandosi a promuoverne i principi inspirati alla cultura della legalità.

In platea, tra gli altri, i campioni del Gruppo Sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato Gianmarco Paolucci, la neo campionessa mondiale di ginnastica ritmica Sofia Raffaeli e i plurimedagliati Giorgio Minisini e Lucrezia Ruggiero. Campioni nello sport e nella vita, esempi di come la passione, la dedizione e il rispetto delle regole possano condurre a risultati strepitosi.

A testimonianza dell’importante investimento delle Polizia di Stato nello sport quale strumento di inclusione, da pochi giorni è stato pubblicato un bando di concorso con cui per la prima volta nella storia dei gruppi sportivi saranno assunti a tempo indeterminato e in qualità di agenti tecnici, atleti da destinare al settore paralimpico, un unicum tra i gruppi sportivi paralimpici delle forze armate e di Polizia che permetterà agli atleti di essere reimpiegati nell’amministrazione dopo aver terminato l’attività sportiva agonistica.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Arrestato in flagranza nei pressi dell’abitazione con una tanica di 5 litri di benzina, una mazza da baseball e un accendino

La Polizia di Stato di Asti ha arrestato un soggetto pregiudicato che si è reso protagonista di atti persecutori nei confronti della giovane ex fidanzata. Il comportamento minaccioso e violento si protraeva già da qualche tempo anche se la vittima, che per paura era stata costretta ad allontanarsi dalla sua abitazione, non aveva mai denunciato nulla.

Nei giorni scorsi, l’uomo è arrivato al punto di minacciare al telefono l’ex compagna di recarsi presso l’appartamento dei genitori ed appiccare un incendio. La donna, compresa la gravità della situazione, ha avvertito tramite il numero di emergenza 1-1-2 la Sala Operativa della Questura che immediatamente ha inviato al domicilio indicato i poliziotti della Squadra Volante, allertando contestualmente tutte le pattuglie sul territorio per rintracciare il soggetto.

Mentre i poliziotti raccoglievano dai genitori le prime allarmanti informazioni sulla vicenda persecutoria ai danni della figlia, è arrivato sotto casa l’uomo a bordo della sua autovettura. Riconosciuto dal padre come lo stalker della figlia, il soggetto è stato subito fermato e trovato in possesso di una mazza di legno di circa 40 cm, una tanica piena di benzina ed un accendino; tutto il materiale è stato sequestrato poiché verosimilmente idoneo a porre concretamente in essere le condotte minacciate, con gravi conseguenze per le vittime.

Dalle indagini, grazie anche alle testimonianze delle persone coinvolte, è successivamente emerso un quadro ancor più allarmante, evidenziandosi una personalità del soggetto particolarmente pericolosa; lo stesso, solo pochi giorni prima, preso da un raptus di gelosia a seguito della decisione della donna di lasciarlo, aveva costretto la ex a salire a bordo della sua auto minacciando gesti anticonservativi, brandendo un coltello, distruggendole il cellullare e gli occhiali  fino ad arrivare a tagliare le gomme di due autovetture di proprietà dei genitori, sperando così di ingenerarle profondo timore e convincerla a tornare sui suoi passi. Riscontrate anche numerosissime telefonate effettuate verso la ex e numerosi messaggi.

Le condotte descritte, pur non denunciate, avevano fortunatamente indotto i genitori a convincere la ragazza ad allontanarsi da Asti per qualche tempo, recandosi in un luogo sicuro presso parenti. Lo stalker aveva però proseguito le sue allarmanti minacce nei confronti dei genitori fino a quando, grazie all’intervento degli Agenti, è stato fermato.

In considerazione delle precedenti condanne riportate dal soggetto, dalle quali è emersa la sua spiccata pericolosità, sono stati perquisiti i suoi domicili e rinvenute numerose munizioni per arma corta e 3 piante di marijuana.

Viste le condotte persecutorie e gli altri reati ravvisati, il soggetto è stato tratto in arresto in flagranza di reato e, su disposizione della Procura della Repubblica di Asti, tradotto in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

L’arresto è stato successivamente convalidato dal GIP che, su richiesta del Pubblico Ministero, ha applicato nei confronti dell’uomo la misura cautelare della custodia in carcere.

La Polizia di Stato rinnova l’appello a denunciare sempre comportamenti persecutori o minacciosi, senza aspettare che questi si traducano in atti di violenza. L’intervento tempestivo delle Forze dell’Ordine può infatti scongiurare il verificarsi di gravi conseguenze per le vittime.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato