28 Paesi europei uniscono le forze per colpire il traffico di droga e di armi da fuoco, il traffico di migranti e la tratta di esseri umani
Dal 26 al 29 ottobre scorsi, nell’ambito delle attività della Piattaforma EMPACT[1] (“European Multidisciplinary Platform Against Criminal Threats”), lo strumento chiave dell’U.E. per la lotta al crimine organizzato, si sono tenute le “Giornate di azione congiunta-Europa sudorientale” (cc.dd. South East Europe JAD o JAD-SEE).
In tale contesto, l’Italia ha coordinato le operazioni sul territorio nazionale attraverso la Direzione Centrale della Polizia Criminale e, in particolare, la Sala Operativa Internazionale (SOI) del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, che, come di consueto, ha svolto la funzione di hub informativo.
Sul campo sono intervenuti la Polizia di Stato con la Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, l’Arma Carabinieri e la Guardia di Finanza presso i rispettivi punti di frontiera, cc.dd. “Border Crossing Points”.
La Guardia di Finanza ha eseguito le attività anche con il supporto dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli all’interno degli spazi doganali. Le autorità di polizia dei 28 Paesi europei interessati dall’operazione (18 Stati membri dell’UE e 10 Paesi terzi) hanno focalizzato le attività, in particolare, sul traffico di armi da fuoco, il traffico di droga, il traffico di migranti e la tratta di esseri umani.
Le attività sono state coordinate dalla Spagna e da Europol, finanziate dal progetto “Countering Serious Crime in The Western Balkans – IPA 2019” (iniziativa sviluppata nell’ambito di un accordo tra il Ministero dell’Interno italiano, Direzione centrale della Polizia criminale, il ministero Federale tedesco per la Cooperazione e lo sviluppo economico e la Commissione Europea per elevare gli standard operativi delle istituzioni giudiziarie e di polizia degli Stati dei Balcani occidentali verso il percorso di accesso all’UE) e supportate da Eurojust, Frontex ed INTERPOL.
Circa 16.000 operatori sono stati coinvolti nelle attività, che si sono svolte principalmente nei Balcani (la rotta balcanica è un punto di ingresso chiave all’UE per i trafficanti di armi e stupefacenti) e nell’Europa sudorientale ed hanno portato a 382 arresti, la maggior parte dei quali relativi a traffico di droga, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, frode documentale e traffico di armi da fuoco. Sono state sequestrate oltre 100 armi da fuoco (tra le quali sistemi di difesa aerea, granate, missili anticarro, mine antiuomo) ed ingenti quantitativi di stupefacenti (tra i quali oltre 300 kg di eroina e 150 kg di cannabis).
di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato