Foggia: reati contro il patrimonio, ricettazione e riciclaggio di veicoli

Dalle prime luci dell’alba, nell’ambito delle indagini condotte dalla Polizia di Stato di Foggia, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, è in corso una vasta operazione di polizia giudiziaria finalizzata ad eseguire un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale dauno nei confronti di numerosi soggetti, in prevalenza di estrazione cerignolana, presunti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio ed in particolare furto, ricettazione e riciclaggio di veicoli.

L’attività investigativa ha permesso di stimare il profitto dei delitti di riciclaggio, allo stato pari a € 1.250.000,00, per il quale è stato emesso un apposto Decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria dei beni nella disponibilità degli indagati.

L’articolata attività d’indagine, svolta dai poliziotti della Squadra Mobile, dal Commissariato di PS di Cerignola e dal Compartimento Polizia Stradale “Puglia”, ha svelato e disarticolato un insidioso e solido gruppo dedito alla commercializzazione di componenti e pezzi di ricambio provenienti dallo smontaggio di un numero esorbitante di veicoli rubati., in grado di produrre un elevato profitto.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Catania: Operazione “Kynara”

La Polizia di Stato di Catania, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito, nel corso della notte, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 31 persone, ritenute affiliate all’associazione mafiosa “Cappello – Bonaccorsi”, a vario titolo indagate dei delitti di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina), porto e detenzione di armi da fuoco.

Le indagini hanno consentito, in particolare, di documentare un traffico di stupefacenti sull’asse Calabria – Sicilia.

Ulteriori ed inediti dettagli verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa prevista per le ore 11.00 presso la sala riunioni del X Reparto Mobile di Catania.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Lotta al terrorismo nazionale ed internazionale: il Capo della Polizia riceve a Palazzo Vecchio il Fiorino D’Oro dal Sindaco di Firenze

Al Prefetto Lamberto Giannini, Capo della Polizia –  Direttore Generale della Pubblica Sicurezza “per lo straordinario e costante impegno profuso nel contrasto all’eversione e al terrorismo interno e internazionale, per aver saputo alimentare, grazie ad apprezzate qualità personali e professionali, affinate all’interno di un curriculum d’eccellenza, in particolare nella gestione dei servizi di ordine pubblico, il sentimento di sicurezza e di fiducia dei cittadini verso le istituzioni”: l’impegno profuso, nella sua carriera da poliziotto, dal Prefetto Lamberto Giannini, oggi Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, lo ha portato a ricevere, con questa motivazione,  anche il massimo riconoscimento della città gigliata.

Il Fiorino D’Oro viene attribuito a Firenze alle personalità che si sono distinte attraverso la loro opera, dando lustro alle Istituzioni e rendendo un servizio alla comunità nazionale e internazionale.

Per oltre 27 anni il Prefetto Lamberto Giannini è stato infatti impegnato nel contrasto all’eversione e al terrorismo interno ed internazionale, conseguendo importanti successi professionali.

Tra questi spiccano gli arresti dei terroristi “rossi” che, con gli omicidi Biagi e D’Antona, avevano ripreso la lotta armata in Italia; le indagini nell’ambito della strage alla stazione di Bologna; quelle sull’omicidio della giornalista del Corriere della Sera Maria Grazia Cutuli, assassinata insieme ad altri tre suoi colleghi in Afghanistan; l’arresto nel 2005 a Roma di uno dei terroristi di Al Qaeda che nel luglio di quell’anno aveva tentato di farsi esplodere, con dei complici, nella metropolitana londinese; l’operazione che ha portato alla cattura, in Bolivia, del latitante Cesare Battisti.

Negli ultimi anni, dapprima come direttore del Servizio Centrale Antiterrorismo, poi come responsabile della Polizia di Prevenzione è  stato Presidente del C.A.S.A. (Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo), ha inoltre contribuito all’elaborazione della strategia nazionale di contrasto alla pressante minaccia del terrorismo di matrice radicale religiosa, occupandosi, in particolare, del fenomeno dei foreign fighters.

A fronte di questo, il prestigioso conferimento era già stato deciso dal Sindaco Dario Nardella nell’ambito della tradizionale cerimonia fiorentina che ogni anno avviene il 24 giugno in occasione di San Giovanni e viene oggi conferito al Prefetto Giannini nell’ambito dell’evento legato al Percorso alla Memoria organizzato dalla Questura di Firenze in collaborazione con il Comune per ricordare le vittime delle stragi di mafia.

Il Capo della Polizia, nel corso del suo intervento, dopo aver ricordato gli anni investigativi in Toscana che hanno consentito allo Stato di sconfiggere le cosiddette Nuove Brigate Rosse, ha voluto rimarcare l’emozione di ricevere questo premio che rappresenta un motivo di orgoglio per tutte le poliziotte e tutti i poliziotti italiani che con il loro lavoro quotidiano contribuiscono a far accrescere il sentimento di fiducia dei cittadini verso le Istituzioni.

In occasione della cerimonia, la splendida cornice rinascimentale di piazza Signoria ha ospitato la Teca della Quarto Savona Quindici, la Fiat Croma blindata sulla quale persero il 23 maggio 1992 la vita gli uomini della Scorta del Magistrato antimafia Giovanni Falcone: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

La Teca, che il Questore di Firenze Auriemma della provincia ha definito “Sacrario della Polizia di Stato”, è stata mostrata alla cittadinanza nei pressi della Loggia dei Lanzi, a due passi dall’Accademia dei Georgofili sventrata nel maggio del ’93 da un attentato esplosivo di stampo mafioso. Destinato a colpire il patrimonio artistico nazionale custodito negli Uffizi, il vile gesto costò la vita a cinque persone, tra le quali una bambina di appena 50 giorni.

Sia il terrorismo che la mafia distruggono vigliaccamente vite e speranze, spazzando via anche la cultura e la storia di un popolo che ha costruito le sue fondamenta attraverso il sacrificio di uomini e donne. Tutti questi martiri hanno dato la vita per difendere ideali alla base della nostra democrazia.

Tenere sempre vivo il loro ricordo, rende questi valori immortali anche agli occhi delle nuove generazioni alle quali il Questore ha voluto specificatamente rivolgere questo importante percorso, articolato anche attraverso una mostra fotografica che ripercorre alcune delle stragi palermitane oltre a quella fiorentina di via dei Georgofili.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

A PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI I CAMPIONI PARALIMPICI DELLE FIAMME ORO TESTIMONIAL DI “FACCIAMO UN PACCO ALLA CAMORRA”

Oggi alla Fiera Più libri più liberi, Antonio Fantin, atleta paralimpico dei Gruppi sportivi della Polizia di Stato Fiamme oro, il presidente delle fiamme oro Francesco Montini e il coordinatore degli sport paralimpici delle fiamme oro Riccardo Vernole. Presenti allo stand della Polizia di Stato anche Flavio Insinna e Simmaco Perillo presidente di Nco – Nuova cooperazione organizzata.

Antonio Fantin, campione paralimpico del nuoto detentore di numerosi record, ha raccontato la sua storia di rinascita grazie allo sport e la decisione di partecipare al primo concorso per atleti paralimpici delle Fiamme oro, che permetterà ai vincitori l’ingresso a tutti gli effetti nell’organico della Polizia di Stato a tempo indeterminato.

Seguendo il fil rouge dell’inclusività il campione è stato testimonial con Flavio Insinna  dell’iniziativa Facciamo un pacco alla camorra realizzata dalla NCO (Nuova Cooperativa Organizzata) che anche quest’anno mette in vendita, a scopo benefico, confezioni di prodotti realizzati sulle terre confiscate. Significativa la presenza dell’atleta  cremisi esempio di tenacia e successo proprio come gli operatori delle cooperative che, creando attività sostenibili, offrono un lavoro dignitoso alle persone in difficoltà e a molti disabili cognitivi.

All’interno del pacco anche l’ultima indagine del Commissario Mascherpa, Il ritorno dello Scorpione, perché la Polizia di Stato è partner dell’iniziativa e una parte del ricavato andrà al Piano di assistenza Marco Valerio con il quale si aiutano i figli dei poliziotti affetti da malattie gravi.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

ARRESTATO UN TEDESCO INDAGATO PER ASSOCIAZIONE CRIMINALE

La Polizia di Stato di Perugia questa mattina, a conclusione di una complessa attività investigativa che ha portato all’arresto di 25 membri di un gruppo terroristico di estrema destra tedesco, ha proceduto all’arresto, presso un albergo situato in località Ponte San Giovanni a Perugia, di un cittadino tedesco, classe 1958, ex ufficiale dei reparti speciali dell’esercito tedesco.

L’operazione si inquadra nell’ambito di una complessa un’operazione della polizia tedesca tesa a disarticolare una radicata rete terroristica denominata “Reichsbürger” ed ispirata al “Terzo Reich” (che conta più di 20.000 militanti).

L’attività sul territorio italiano è stata eseguita dal personale della D.I.G.O.S. della Questura di Perugia – coordinata dalla Direzione Centrale Polizia di Prevenzione – su attivazione dell’unità FASTitalia e SIReNE del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale Polizia di Criminale, che ha seguito le attività di scambio informativo con l’ufficiale di collegamento per la Germania.

L’indagato è accusato di far parte di un’associazione criminale avente l’obiettivo di sovvertire con ogni mezzo – anche attraverso la commissione di reati – l’ordine democratico tedesco sostituendolo con un’altra forma di stato non meglio identificata.

Una volta appresa la notizia della presenza del 64enne sul territorio nazionale, gli operatori della D.I.G.O.S. hanno avviato un mirato servizio di osservazione e di verifica sul posto, durato diversi giorni.

Questa notte, poi, in seguito all’emissione di un Mandato di Arresto Europeo, da parte dall’Autorità Giudiziaria tedesca, gli operatori hanno fatto irruzione all’interno della struttura e, dopo aver localizzato l’uomo, lo hanno arrestato e accompagnato presso gli uffici della Questura per le attività di rito.

All’interno della camera della struttura ricettiva, i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato diverso materiale riconducibile all’attività sovversiva dell’organizzazione terroristica.

Sono in corso le procedure finalizzate all’estradizione del 64enne.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

OPERAZIONE “EMMA 8” della Polizia di Stato

Si è conclusa da poco l’operazione di polizia ad alto impatto denominata EMMA (European Money Mule Action), giunta alla sua ottava edizione, messa in campo anche quest’anno dalla Polizia di Stato e dalle Forze di polizia cyber di altre 24 Nazioni. In particolare, l’operazione, condotta per quanto riguarda l’Italia dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha riguardato le transazioni fraudolente che sono state complessivamente 1.340. La Polizia di Stato ha identificato su tutto il territorio nazionale 653 money mules per prevenendo frodi che avrebbero consentito di guadagnare illecitamente circa 5,3 milioni di euro.

Nel settore del contrasto al Financial Cybercrime, il fenomeno dei “money mules” rappresenta senz’altro uno degli aspetti consolidati e sempre presenti nelle frodi on line. Un money mule è un soggetto che, consapevolmente (perché membro di un’organizzazione criminale o perché soggetto in stato di bisogno) o inconsapevolmente (perché attratto da false offerte di lavoro pubblicate sul web), offre la propria identità per l’apertura di conti correnti, carte di credito ed altri strumenti di pagamento, sui quali vengono poi accreditate somme di denaro provento di attacchi informatici e finanziari ai danni di Società o ignari cittadini. Questi soggetti costituiscono l’ultimo anello della catena attraverso la quale i criminali monetizzano i proventi del reato. La loro diffusione è inoltre è allarmante ed endemica in tutto il mondo.

Come già avvenuto nelle precedenti edizioni dell’operazione, il “dispositivo” posto in essere ha previsto due distinti segmenti di intervento:

Il primo ha avuto la durata di circa tre mesi, da metà settembre alla fine di novembre ed ha visto il coinvolgimento delle Polizie di 17 paesi dell’Unione Europea (Italia, Austria, Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Irlanda, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Spagna, Slovacchia, Ungheria) oltre che di paesi come la Moldavia, la Svizzera, il Regno Unito, l’Australia, Singapore, Hong Kong, la Colombia e gli Stati Uniti d’America (Secret Service), sotto il coordinamento di Europol e con il supporto di Interpol, Eurojust e della Federazione Bancaria Europea (EBF). Si è sostanziato nell’esecuzione di una molteplicità di operazioni di polizia giudiziaria nei confronti di gruppi criminali di diverse nazionalità ed estrazione, resisi responsabili di cyber crimini finanziari ai danni di singoli cittadini, piccole e medie imprese ed importanti gruppi bancari e di intermediazione finanziaria.

La seconda fase, iniziata oggi e che proseguirà nei prossimi giorni, avrà ad oggetto campagne di sensibilizzazione e prevenzione nei Paesi che hanno preso parte all’iniziativa, finalizzate a creare consapevolezza in chi favorisce, con la propria opera, il riciclaggio dei proventi di attività illecite come le frodi e le truffe online.

I numeri complessivi dell’operazione, frutto del lavoro di tutte le forze di polizia estere impegnate insieme alla Polizia italiana, sono ragguardevoli: anche grazie al supporto di oltre 1.800 istituti bancari e altre istituzioni finanziarie, sono state individuate 4.089 transazioni bancarie fraudolente, sono state avviate oltre 1.600 autonome indagini, riuscendo a prevenire frodi per una danno stimato in 17,5 milioni di euro. Più di 8.755 i muli individuati, 222 organizzatori e coordinatori di muli identificati.

L’iniziativa è stata resa possibile attraverso la fattiva collaborazione di ABI e di CERTFin e grazie al sostegno delle banche e degli istituti di credito italiani che hanno assicurato un supporto in tempo reale agli investigatori.

In linea con la strategia europea, è stato realizzato materiale video e grafico che sarà divulgato da ciascun partner, bancario e non, attraverso i propri canali di comunicazione, per informare opportunamente la cittadinanza sui rischi della Rete e sulla necessità di adottare ogni utile accorgimento per contrastare il fenomeno.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Fiumicino. Proveniente dalla Spagna, Mario Palamara, latitante di spicco della ‘ndrangheta calabrese

53 anni, di Melito Porto Salvo (RC), a tutti gli effetti broker della ‘Ndrangheta, era operativo in Toscana e più specificamente al porto di Livorno e ricercato dal 2015 dai giudici e dalle forze di polizia di diverse parti d’Italia.

L’arresto è maturato grazie alla proficua sinergia investigativa effettuata tra il Servizio Centrale Operativo (SCO) della Polizia di Stato, il Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (SCICO) della Guardia di Finanza, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA), il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia – Progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta), l’Udyco Central della Policia Nacional spagnola.

A suo carico erano attivi due mandati di arresto europeo emessi dall’Autorità Giudiziaria fiorentina su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia per i reati di associazione a delinquere finalizzata all’importazione di sostanze stupefacenti e per la fabbricazione di documenti falsi con l’aggravante della finalità di commettere altri reati in relazione a indagini condotte dalle Squadre Mobili delle Questure di Firenze e di Livorno.

Era anche ricercato per scontare una pena a 14 anni e 4 mesi per traffico illecito di sostanze stupefacenti e concorso in riciclaggio comminatagli dalla Corte d’Appello di Venezia al termine di lunghe indagini condotte dal GICO della Guardia di Finanza di Venezia e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo veneto.

Anche a Catanzaro era destinatario di un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal GIP presso il Tribunale, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia in relazione ad indagini condotte dal GICO, per traffico internazionale di cocaina.

Palamara è stato consegnato dalla polizia spagnola agli agenti del Progetto I-CAN del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, che lo riporteranno in Italia dove sarà preso in consegna dalla Polizia Penitenziaria.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Milano, operazione VICO RAUDO: ‘ndrangheta a Rho

La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, sta eseguendo 49 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa nonché per il reato di intestazione fittizia di beni.
L’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Milano ha svelato la ricostituzione di una struttura territoriale di ‘ndrangheta, denominata “Locale di Rho”, già oggetto dell’indagine “Infinito” condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano nel 2010, da parte del promotore, condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso, una volta scontata la sua pena.
L’operazione eseguita oggi testimonia che l’agire mafioso della ndrangheta in Norditalia ha assunto da tempo caratteristiche assolutamente sovrapponibili a quelle che ne caratterizzano l’azione nei territori in cui il fenomeno è endemico” dichiara il Prefetto Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. “La narrazione, talvolta sostenuta, di una ndrangheta evolutasi al punto da abbandonare l’aspetto militare in favore di strategie criminali più sofisticate non è del tutto precisa. A Milano la Polizia di Stato e la Magistratura continuano ad affrontare la minaccia mafiosa ben consapevoli che il contrasto dell’ala militare della ndrangheta deve continuare ancora a lungo e deve essere affiancato da una sistematica aggressione all’accumulo dei patrimoni illeciti, che ne costituiscono la linfa vitale. Peraltro, gli esiti investigativi odierni attestano ancora una volta come sovente la detenzione carceraria non riesca a recidere il legame tra affiliato e struttura mafiosa di appartenenza. La Direzione Centrale Anticrimine, con le Squadre mobili e con il Servizio Centrale Operativo, continuerà in questa azione indifferibile di contrasto, sotto il coordinamento della Magistratura delegante”.

 

Di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
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“OPERAZIONE WARRIORS” della Polizia Postale

Il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale del Friuli Venezia Giulia e la D.I.G.O.S. di Trieste, con la collaborazione del C.O.S.C. della Puglia e della D.I.G.O.S. di Lecce, nell’ambito delle indagini coordinate dal dott. Pietro MONTRONE della Procura della Repubblica di Trieste, hanno sottoposto a perquisizione domiciliare ed informatica un uomo di 33 anni di origine toscana, residente in Puglia, per l’attacco al Consiglio Comunale di Trieste avvenuto il 15 febbraio scorso.

Quel giorno, infatti, ignoti si erano introdotti nel corso della Seduta che si stava svolgendo interamente online, facendo apparire il logo del movimento V_V al posto delle webcam di alcuni consiglieri e bombardando la chat, utilizzata per regolare i lavori, con frasi provocatorie e diffamanti dal contenuto no-vax e no-green pass.

Le  29.000 parole diffamatorie pubblicate sulla chat, nei circa 1000 post inseriti dagli incursori nel giro di quattro minuti, erano riusciti nell’intento di interrompere i lavori, che tuttavia riprendevano pienamente circa un’ora dopo.

Convinti di aver utilizzato tutte le tecniche di anonimizzazione possibili, gli incursori facevano figurare le proprie connessioni come provenienti da ogni parte del mondo, da città come Los Angeles o New York.

Mediante complesse tecniche d’indagine, gli investigatori della Polizia Postale di Trieste riuscivano a ricostruire le tracce digitali della connessione effettuata dall’uomo, con numerosi precedenti specifici per violazione delle norme di contenimento pandemico e resistenza a pubblico ufficiale.

Lo scenario apparso agli investigatori della Polizia Postale e della D.I.G.O.S. a casa del soggetto è stato sin da subito inequivocabile: maschere antigas, magliette ed adesivi con il logo V_V, ricevitore in radiofrequenza ma anche bombolette spray di colore rosso.

Alla vista della Polizia, l’uomo immediatamente lanciava il reset del proprio cellulare, nel tentativo di cancellare ogni traccia a suo carico, evidentemente avendo pianificato in anticipo tale possibilità. L’abilità degli investigatori cibernetici consentiva tuttavia di ricostruire circa 8.000 chat dell’indagato, sottoponendole ad una scrupolosa analisi che ha delineato chiaramente non soltanto il coinvolgimento dell’indagato nell’attacco al Comune di Trieste, ma anche il fatto che il soggetto fosse particolarmente attivo nel reclutamento di nuovi seguaci del sedicente movimento V_V.

L’organizzazione dell’attacco è stata effettuata all’interno di un gruppo appositamente creato su Telegram, accessibile mediante un link pubblicato su un post che conteneva l’annuncio dell’ “operazione speciale” ai danni del Comune di Trieste. Unico requisito richiesto: avere discrete capacità tecniche.

Successivamente all’attacco, l’uomo giustificava su vari gruppi Telegram la “correttezza” dell’incursione, definendo criminali nazisti i componenti del Comune e pennivendoli servi del sistema i giornalisti.

Non potendo essere considerata una semplice bravata, l’intrusione informatica al Comune di Trieste, oltre a provocare l’interruzione della Seduta del Consiglio Comunale, avrebbe potuto rinfocolare situazioni critiche e tese dal punto di vista dell’ordine pubblico in una città “simbolo” delle proteste dei movimenti no-vax, no green-pass.

Si tratta, dunque, di un’altra operazione messa a segno dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni in risposta al fenomeno del c.d. “zoombombing”, esploso durante la pandemia, che si pone l’obiettivo di bloccare una sessione di videoconferenza e di causare disagio nei partecipanti.

 di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
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CATANIA “OPERAZIONE GOTHA” Operazione nazionale contro lo streaming illegale

La Polizia di Stato ha portato a termine una vasta operazione contro la pirateria audiovisiva, disposta dalla Procura Distrettuale di Catania, attraverso l’attività dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale che hanno eseguito numerose perquisizioni e sequestri sull’intero territorio nazionale nei confronti degli appartenenti ad una associazione per delinquere transnazionale.

Sono 70 le persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato, riciclaggio, trasferimento fraudolento di beni, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti, danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo ad un sistema informatico, truffa, ricettazione, spaccio di sostanza stupefacente, omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio.

Le indagini, avviate dal Centro Operativo Sicurezza Cibernetica di Catania con il diretto coordinamento del Servizio Polizia Postale di Roma, hanno permesso di delineare l’esistenza di una associazione criminale organizzata in modo gerarchico, secondo ruoli distinti e ben precisi (capo, vice capo, master, admin, tecnico, reseller), i cui capi erano distribuiti sul territorio nazionale (Catania, Roma, Napoli,  Salerno e Trapani) ed all’estero in Inghilterra, Germania e Tunisia, avente come finalità una serie indeterminata di reati ed in particolare la distribuzione ad un numero incommensurabile di utenti, in ambito nazionale ed internazionale, di palinsesti live e contenuti on demand protetti da diritti televisivi, di proprietà delle più note piattaforme televisive, quali ad esempio SKY, DAZN, MEDIASET, AMAZON Prime, NETFLIX, attraverso il sistema delle IPTV illegali con profitti mensili per molti milioni di euro. Le condotte illecite sono state consumate in un lungo arco temporale e perduravano sino ad oggi, così come comprovato dalla presenza di operazioni economiche connesse alle attività illegali riscontrate di recente.

Nell’ambito della associazione, un gruppo più ristretto, sovraordinato, quello operante tra Catania, Roma, Napoli, Salerno e Trapani, ha costituito una sorta di gotha del mercato nazionale illegale dello streaming, una vera impresa criminale: che, oltre a promuovere e dirigere l’associazione, decideva costi degli abbonamenti, sospensioni del servizio, modalità di distribuzione dei dispositivi, coordinando i singoli operanti sul territorio nazionale. Nelle conversazioni tra gli associati si evidenzia la loro consapevolezza di essere una vera organizzazione criminale: “… ormai siamo una organizzazione…c’è un boss…5 capi decine”. Così come vi è risolutezza nel dirimere eventuali contrasti anche con azioni violente nei confronti di chi non si adegua alle direttive dei vertici nonché l’indicazione di “tenere un basso profilo” al fine di non esporre a rischi anche gli altri consociati … “virunu ca tu t’accatti na machina all’annu virunu ca ci spenni 50 mila euro na machina nova, virunu ca t’accatti scappi di 300 euro. …determinate cose sinceramente non si devono fare, determinati atteggiamenti…quanto più puoi volare basso sinceramente, cioè devi farlo… io ho dovuto fare mettere a posto pure a mia moglie, che non ci va a lavorare per pulire i soldi”.

Diversi indagati, nonostante la conduzione di uno stile di vita particolarmente agiato, grazie ai proventi illeciti, sono privi di reddito e di proprietà mobiliari ed immobiliari; tale status ha permesso anche l’indebito percepimento di indennità di sostegno sociale.

Per il loro agire illecito, al fine di eludere le investigazioni, gli indagati hanno fatto uso di applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi; quest’ultimi sono stati utilizzati anche per l’intestazione di utenze telefoniche, di carte di credito, di abbonamenti televisivi e noleggio di server.

In questa fase l’indagine ha riguardato coloro che rivestono i ruoli apicali dell’organizzazione nonché i rivenditori dei pacchetti tv (reseller). Successivamente, si identificheranno i fruitori dei servizi illegali.

Le indagini hanno preso avvio grazie agli spunti probatori di una precedente operazione della Polizia Postale di Catania (operazione “Blackout”), coordinata dalla Procura Distrettuale etnea, e dal costante monitoraggio della Rete finalizzato al contrasto del cybercrime ed in particolare della trasmissione illecita di segnali televisivi su reti informatiche basata su protocollo TCP/IP, ovvero le cosiddette IPTV (Internet Protocol Television).  Le prime investigazioni mettevano in luce la presenza su Telegram, in vari social network nonché in diversi siti di bot, canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, sul territorio nazionale, di accessi per lo streaming illegale di contenuti a pagamento tramite IPTV delle più note piattaforme. A seguito di approfondite ed articolate attività investigative, consistenti in intercettazioni telefoniche e telematiche, in complesse attività di analisi informatiche, documentali, riscontri bancari e servizi di osservazione ed appostamenti, si accertava l’esistenza di una vera associazione finalizzata principalmente alla trasmissione illegale di plurimi e diversi contenuti multimediali a pagamento tramite IPTV illegale attraverso devices associati a più abbonamenti (attivati con dati fittizi) che erano connessi ad internet con stesso IP e trasmettevano per lunghi periodi singoli canali delle piattaforme.

Ingenti i guadagni illeciti ricavati da queste attività criminali, i profitti accertati solamente nei mesi di indagine ammontano a circa 10 milioni di euro ma si ritiene che i danni per l’industria audiovisiva potrebbero ammontare ad oltre 30milioni di euro mensili, considerato che l’operazione odierna ha fatto luce sul 70% di streaming illegale nazionale pari a oltre 900.000 utenti.

Le città interessate dalle perquisizioni sono:

Ancona, Avellino, Bari, Benevento, Bologna, Brescia, Catania, Cosenza, Fermo, Messina, Napoli, Novara, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Siracusa, Trapani, L’Aquila e Taranto.

L’operazione si è avvalsa dell’ausilio del personale dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica di Palermo, Reggio Calabria, Roma, Bologna, Napoli, Perugia, Ancona, Pescara, Milano, Bari e Torino.

Il flusso illegale delle IPTV è stato inibito agli utenti. Nel corso delle perquisizioni è stato sequestrato numeroso materiale informatico e dispositivi illegali per le connessioni e le attività di diffusione dello streaming.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato