La Polizia di Stato ha arrestato 3 passeurs pakistani

La Polizia di Stato di Vercelli ha arrestato  in flagranza di reato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina tre cittadini pakistani i quali, nell’ambito di un servizio mirato al contrasto del suddetto fenomeno criminale, sono stati trovati alla guida di un furgone a bordo del quale erano trasportati cinque soggetti stranieri irregolari sul territorio nazionale.

Le indagini dei poliziotti della squadra mobile hanno preso avvio dalla presenza anomala nella provincia vercellese di numerosi cittadini pakistani richiedenti protezione internazionale e che, in passato, avevano fatto dei giardini prospicienti l’ingresso dell’Ufficio Immigrazione della Questura il loro luogo di dimora abituale.

A seguito dei fatti, dai primi accertamenti è emerso che i trasportati, stipati nel vano di carico di un piccolo furgone, avrebbero pagato una considerevole somma di danaro in cambio di un passaggio sicuro oltre la frontiera al fine di entrare illegalmente in Francia.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Sassari: Operazione della Polizia di Stato

La Polizia di Stato di Sassari ha proceduto al fermo di un cittadino russo  mentre era in procinto di imbarcarsi sul volo in partenza alla volta di Barcellona (Spagna) dall’ Aeroporto di Alghero-Fertilia (SS), perché indagato per i delitti di fabbricazione e detenzione di esplosivi e per Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, essendo stati raccolti a suo carico seri elementi in ordine alla detenzione e fabbricazione della c.d. “polvere nera”, sostanza rientrante nella classificazione degli esplosivi.
L’attività di indagine della DIGOS della Questura di Sassari ha avuto origine a seguito all’acquisizione nei confronti del fermato di precisi indizi di reità relativi all’invio di messaggi di posta elettronica dal contenuto minatorio e antisemita a diverse Comunità Ebraiche presenti sul territorio nazionale, più precisamente Milano, Napoli, Torino, Genova, Ancona, Merano (BZ), Livorno, Ferrara, Casale Monferrato (AL) e Modena-Reggio Emilia.
Le indagini condotte, in stretto raccordo con il Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Interno della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione/UCIGOS, ha permesso di localizzare l’uomo presso la sua abitazione nel comune di Porto Torres (SS). Successivamente, il soggetto è stato oggetto di costante monitoraggio finalizzato a rilevarne frequentazioni ed abitudini.
In esecuzione del decreto di perquisizione emesso dal sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Sassari, dott.ssa Beatrice GIOVANNETTI, in seguito, gli uomini della DIGOS di Sassari, con la collaborazione di personale del Compartimento di Polizia Postale Sardegna di Cagliari, hanno proceduto a verificare presso l’abitazione dell’indagato la presenza di tracce del reato.
In tale contesto gli operatori hanno rinvenuto e posto sotto sequestro telefoni cellulari, smartphone, tablet, personal computer portatili, e altri supporti informatici quali hard-disk e pen-drive, nonché vario materiale cartaceo, tra cui agende, block notes, quaderni e fogli vari.
L’attività di polizia ha, inoltre, consentito di rinvenire alcuni contenitori in plastica, precedentemente utilizzati per conservare alimenti, contenenti sostanza pulverulenta di colore nero, e altre sostanze che già, in prima battuta, sono state ritenute poter essere precursori di esplosivi; sostanze, cioè, che combinate fra di loro potevano essere utilizzate per la fabbricazione illegale di sostanze esplosive.
La certezza, in ordine alla natura delle sostanze sequestrate è stata raggiunta sulla base degli accertamenti tecnici eseguiti dagli artificieri IEDD in servizio presso l’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Cagliari, che, nominati consulenti tecnici del P.M., hanno accertato l’elevata potenzialità offensiva del materiale posto sotto sequestro che per la sua micidialità era idoneo a provocare un’esplosione con rilevante effetto distruttivo.
L’acquisizione di questo fondamentale dato tecnico ha consentito, pertanto, di adottare la misura precautelare del fermo, giustificato, inoltre, dalla possibile fuga del cittadino russo che è stato osservato dal personale D.I.G.O.S, mentre attendeva l’imbarco presso lo scalo aeroportuale di Alghero-Fertilia (SS).

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

 

Bologna. La Polizia di Stato esegue 21 misure cautelari nei confronti di un sodalizio criminale dominicano.

La Polizia di Stato di Bologna, coordinata dalla Direzione Centrale Anticrimine – Servizio Centrale Operativo, ha eseguito, nell’ambito di una complessa attività d’indagine diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bologna, ha eseguito nr. 21 misure cautelari per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione per ingente quantità di sostanze stupefacenti e riciclaggio.

I soggetti destinatari della misura restrittiva, di cui nr. 4 sono donne, sono prevalentemente di nazionalità dominicana, uno di nazionalità albanese ed i restanti di nazionalità italiana.

L’organizzazione dominicana si riforniva dal Paese di provenienza di grossi quantitativi di cocaina che veniva occultata all’interno di pellame di bovino grezzo a bordo di containers che avevano come destinatari una società italiana appositamente costituita pet tale finalità illecita.

Nell’ambito dell’attività investigativa la Polizia di Stato, a partire dal febbraio del 2022, ha effettuato numerose perquisizioni ai danni dell’organizzazione criminale dominicana sequestrando complessivamente 745 kg di cocaina, occultati all’interno di pelle di bovino grezzo, confezionati in pani identici tra loro per aspetto, dimensioni e peso (500 grammi circa l’uno).

Le operazioni di perquisizione svolte presso i luoghi di domicilio degli indagati, oltre al sequestro di diverse autovetture, consentivano di sottoporre a sequestro ingenti somme di denaro.

Il valore economico della cocaina sequestrata è quantificabile in euro 61 milioni al dettaglio.

Preziosa è stata la collaborazione della Direzione Centrale Servizi Antidroga e dell’Agenzia delle Dogane.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
Foto Polizia di Stato

LA POLIZIA DI STATO ARRESTA 8 PERSONE RESPONSABILI DI TRUFFE ROMANTICHE. IDENTIFICATE 32 VITTIME. OLTRE 400MILA EURO SOTTRATTI

La Polizia di Stato di Roma, ha arrestato otto persone in esecuzione di una ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal G.I.P. di Roma per truffa aggravata, riciclaggio e sostituzione di persona.

Le indagini condotte dagli investigatori del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Roma, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma hanno avuto l’obiettivo di contrastare il sempre più diffuso ed odioso fenomeno delle cd. “truffe romantiche”, reati contro il patrimonio commessi in danno di persone fragili, che i criminali ricercano e individuano sui social network, portando poi a termine il progetto criminale e la truffa sfruttando le debolezze e le vulnerabilità delle vittime.

I criminali utilizzano profili social fake spesso presentandosi come personaggi affascinanti e rassicuranti, con l’obiettivo di instaurare un rapporto con le vittime fino ad indurle a credere ad una relazione sentimentale.

Guadagnata la fiducia e la confidenza delle vittime, i criminali fanno richieste di denaro, utilizzando le scuse più disparate; le richieste diventano sempre più frequenti e la vittima, imprigionata in una relazione a distanza, fatica a rendersi conto, e spesso ad accettare di essere vittima di una truffa.

Questa indagine prende le mosse dalla denuncia di una signora, contattata su Facebook da “Larry Brooks”, sedicente ufficiale dell’esercito statunitense, di stanza in Siria, con la foto profilo raffigurante un affascinante uomo di mezza età. Tra i due si instaurava una vera e propria relazione sentimentale tanto che la vittima, credendo alla promessa di un futuro insieme, si convinceva ad effettuare diversi bonifici per consentire all’uomo, di far fronte alle difficoltà economiche che gli impedivano di congedarsi e giungere finalmente in Italia. Per rendere più verosimile la truffa architettata, i criminali si spingevano a creare fittizie identità di studi legali che confermavano, utilizzando comunicazioni via mail, le esigenze ed urgenze economiche di “Larry Brooks”.

I primi accertamenti effettuati in rete e sui flussi finanziari confermavano i sospetti che il profilo fake “Larry Brooks” avesse mietuto molte vittime, e truffato decine di donne; nel corso delle indagini emergevano ben 32 vittime accertate con un provento illecito di circa 400.000 euro nel periodo dal 2018 al 2021.

La lunga e complessa attività investigativa è stata condotta affiancando tecniche classiche di investigazione ad attività di analisi del traffico delle comunicazioni internet e dei flussi finanziari ed ha consentito di identificare nel Lazio gli odierni indagati.

Sui conti correnti riferibili al gruppo criminale sono transitate somme di denaro provento delle truffe, inviate direttamente dalle vittime, per poi essere incassate, o trasferite su conti nelle disponibilità dei complici, in molti casi con rimesse di denaro all’estero, per la condivisione dei proventi della truffa.

In relazione al quadro indiziario emerso, la Procura della Repubblica di Roma ha contestato il concorso in truffa, aggravata dall’aver approfittato delle condizioni di minorata difesa delle vittime e dalla transnazionalità del reato, nonché il reato di riciclaggio dei proventi del reato.

L’approccio delle vittime è risultato rispondere a un consolidato protocollo criminale; tuttavia i criminali hanno dimostrato di essere in grado di adattarsi alle diverse condizioni delle donne, riuscendo a far leva sui loro punti deboli sempre per conseguire l’obiettivo finale di ottenere l’invio di denaro.

Ad esempio, quando hanno scoperto che una delle vittime non aveva potuto coronare il proprio desiderio di maternità, hanno inserito nella storia la figura di “Elvis Brooks”, figlio del sedicente militare, con il compito di instaurare una stretta relazione con la donna fino a spingersi al punto di chiamarla “mamma”. In taluni casi per suscitare la compassione delle donne, il figlio veniva descritto come gravemente malato e bisognoso di costose cure.

Agli indagati è stato contestato anche il reato di sostituzione di persona; difatti “Larry Brooks” è persona realmente esistente negli USA, e la foto utilizzata nei profili falsi è di un avvocato statunitense che in relazione alle condotte descritte ed infamanti ha presentato denuncia alle autorità USA.

Il romance scam è un fenomeno di fattispecie criminale diffuso su tutto il territorio nazionale, quasi sempre perpetrato nei confronti di persone sole, spesso donne.

Il danno patrimoniale spesso è ingente e talora la vittima è indotta anche ad indebitarsi pur di aiutare una persona che sente vicina; ma il danno maggiore è di ordine psicologico: la difficoltà di accettare che il rapporto sentimentale lungamente coltivato non sia mai esistito, la consapevolezza, spesso rifiutata, di essere vittima di persone che hanno approfittato di una propria intima vulnerabilità, spesso causano un importante trauma psicologico.

La difficoltà di accettare la realtà e il sentimento di vergogna spesso inducono la vittima a non raccontare la propria storia neanche alle persone più care; delle 32 vittime accertate infatti, solo 8 hanno voluto formalizzare una denuncia.

Per i motivi indicati il fenomeno criminale è in parte sommerso, come dimostrato anche dal fatto che in molti casi le segnalazioni giungono dai parenti delle vittime insospettiti e preoccupati dalle improvvise inspiegabili difficoltà economiche e psicologiche delle vittime.

La convinzione di stare vivendo realmente una storia d’amore, ed il grave disagio psicologico creato dai criminali è così forte che in alcuni casi le donne hanno inviato somme di denaro anche mesi dopo essere state informate dalla polizia di essere cadute vittime di spietati truffatori.

Si rappresenta che il procedimento penale è ancora in fase di indagini preliminari e che i soggetti indagati devono ritenersi non colpevoli sino alla condanna definitiva.

Per evitare di essere vittima di romance scam, la Polizia Postale suggerisce di controllare su un comune motore di ricerca il nome e le immagini del profilo delle persone che ci richiedono questo tipo di attenzioni, verificando che non vi siano già segnalazioni da parte di altri utenti.

Nei contatti in rete si rivela determinante utilizzare il normale grado di cautela nella valutazione delle relazioni interpersonali, diffidando dei messaggi in italiano spesso sgrammaticato, originato dai traduttori automatici gratuiti e disponibili online, e soprattutto delle richieste di denaro.

In molti casi il confronto con un parente o con una persona amica consente di evitare il doloroso raggiro; difatti le vittime spesso sono persone sole che desiderano intessere relazioni e che offuscate non riescono a valutare e riconoscere il pericolo che corrono.

 di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

ULTRA’ – SCONTRI PRESSO STAZIONE DI SERVIZIO DELL’AUTOSTRADA A1 – BADIA AL PINO – AR

Nel corso della mattinata odierna, la Polizia di Stato di Roma, Napoli ed Arezzo,  sta eseguendo il Decreto di perquisizione personale e locale nei confronti di 33 soggetti, tutti appartenenti al contesto ultras delle tifoserie di Roma e Napoli e di un soggetto aderente agli ambienti ultras aretini, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo nell’ambito del procedimento penale che  riguarda gli scontri tra opposte tifoserie avvenuta all’area di servizio di Badia Al Pino (AR) lo scorso 8 gennaio.

Tale provvedimento costituisce l’epilogo di alcune evidenze investigative emerse nell’ambito dell’attività di indagine condotta dai poliziotti della Digos  con l’ausilio della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e coordinata dalla Procura della Repubblica di Arezzo e ha la finalità di acquisire ulteriori elementi di prova per definire le condotte di responsabilità dei soggetti  coinvolti negli eventi.

Si ricordi che l’azione in questione ha visto coinvolte, in un duro scontro avvenuto anche mediante l’utilizzo di oggetti contundenti, le frange ultras delle tifoserie di Napoli e Roma, entrambe in transito in quel tratto autostradale dirette rispettivamente la prima a Genova (per disputare la partita di calcio Sampdoria – Napoli)  e l’altra a Milano (ove era in programma il match Milan Roma).

Per diversi minuti elementi di opposte fazioni  si sono fronteggiati su più aree del tratto autostradale adiacente all’area di servizio, impegnando direttamente la corsia di transito in direzione Nord, di fatto determinando l’interruzione del traffico veicolare che protratto nel tempo ha causato una  coda di veicoli fermi lunga circa 9 km.

Il continuo lancio di oggetti reciproco, l’accensione di torce e l’esplosione di petardi ha interessato anche la carreggiata opposta, in direzione sud, creando serie condizioni di pericolo per i mezzi in transito.

Sul posto la presenza di personale di Polizia, giunto sul luogo degli eventi quasi contestualmente ai gruppi ultras, ha scongiurato il peggio evitando che gli scontri interessassero gli utenti in sosta nei locali di ristorazione dell’area di servizio.

La successiva attività di approfondimento investigativo si è concentrata sull’analisi delle immagini realizzate nell’occasione da alcuni utenti della strada, nonché da quelle registrate dal sistema di videosorveglianza presente nell’area di servizio.

L’esito di tale attività assieme ad altre evidenze investigative ha consentito di delineare alcune posizioni di responsabilità riferibili a 20 aderenti ai sodalizi ultras della Roma, 12 a quelli della tifoseria oltranzista napoletana e uno a gruppi ultras dell’Arezzo, soggetti nei cui confronti si è proceduto  con le perquisizioni.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

114° Gara Ciclistica Milano – Sanremo

Si è corsa oggi la 114^ Milano – Sanremo, gara ciclistica internazionale per professionisti, altra grande classica di primavera, con partenza da Abbiategrasso e l’arrivo a Sanremo.

Il percorso di 294 km si è snodato tra la Lombardia, il Piemonte ed è arrivato  in Liguria attraversando ben 32 comuni e affrontando le grandi salite del passo del turchino e del poggio di Sanremo oltre a quelle di capo mele, di capo cervo e di capo berta.

La manifestazione sportiva organizzata da RCS Sport S.P.A. ha trovato la collaborazione del Compartimento Polizia Stradale per la Lombardia di Milano per il servizio di scorta alla gara diretta dal Vice Questore della Polizia di Stato  Mirella Pontiggia, che si è avvalso di 16 motociclisti, un’autovettura di chiusura alla gara e di veicoli di supporto logistico.

Anche per la “Milano – Sanremo”, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha promosso la campagna di sensibilizzazione dedicata alla sicurezza stradale “Biciscuola” in collaborazione con RCS ed il Ministero dell’Istruzione, abbinata alla manifestazione ciclistica del giro d’italia ed alle classiche del gran ciclismo.

L’iniziativa è riservata alle scuole elementari delle provincie interessate dal passaggio delle competizioni ciclistiche, con l’obiettivo di sensibilizzare i più giovani sull’uso responsabile della bicicletta, attraverso interventi didattici tenuti dagli operatori della polizia stradale formati  nella comunicazione.

Alla fine del percorso istruttivo, alla tappa di partenza ed alla tappa di arrivo sono state premiate le scuole che hanno aderito al percorso “Biciscuola”.

Oggi, la premiazione è avvenuta ad Abbiategrasso ed a Sanremo:  ad Abbiategrasso era presente l’aula multimediale del pullman azzurro della polizia di stato del Compartimento Polizia Stradale Lombardia – Sezione Polizia Stradale di Brescia, per rafforzare la campagna educativa e per #essercisempre.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

Estradizione omicidio Pierpaolo Panzieri

E’ atterrato in data odierna, con un volo proveniente da Bucarest su Roma Fiumicino, il 30enne accusato di aver ucciso Pierpaolo Panzieri e arrestato in Romania lo scorso 22 febbraio.

La vicenda è iniziata la notte del 20 febbraio nella cittadina marchigiana, allorquando l’uomo si sarebbe reso responsabile della morte dell’amico 27enne Pier Paolo PANZIERI accoltellandolo per ben 13 volte dopo una cena insieme. Al momento non sono ancora chiare le motivazioni del gesto. Tuttavia, dopo il fatto, si è dileguato con la macchina del padre facendo perdere le proprie tracce.

Determinante, quindi, ai fini del rintraccio dell’indagato è stata la collaborazione tra l’Autorità Giudiziaria pesarese, la Squadra Mobile della Questura di Pesaro e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) della Direzione Centrale della Polizia Criminale, collaborazione che ha consentito, di fatto in tempo reale, di poter avviare un monitoraggio degli eventuali spostamenti del sospettato e delle auto a lui in uso non solo in Italia ma in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Il corretto uso delle banche dati europee da parte delle forze di polizia italiane ha pertanto consentito la sua individuazione mentre attraversava la frontiera in ingresso in Romania il 22/02/2023 alle prime ore del mattino dal posto di frontiera ungherese di Lokoshaza. L’uomo è stato controllato sul treno Vienna-Bucarest ed immediatamente segnalato al Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia italiano che ha quindi subito richiesto, alle autorità rumene, ed avviato un immediato pedinamento del soggetto in attesa della pronta emanazione del mandato di arresto europeo da parte dell’A.G. italiana, ottenuto il quale lo stesso è stato bloccato ed arrestato dalla polizia romena la sera del 22 febbraio presso la stazione ferroviaria di Arad mentre si trovava a bordo di un treno diretto verso la Moldavia.

 di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

COSENZA: OPERAZIONE “PRESSING” – SMANTELLATA UNA RETE DI SPACCIATORI

La Polizia di Stato di Cosenza, nelle prime ore di oggi, su disposizione della locale Procura della Repubblica, ha eseguito 20 Ordinanze di misure cautelari (5 in carcere, 10 agli arresti domiciliari e 5 con obbligo di presentazione alla P.G.) nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, del tipo Cocaina, Hashish e Marijuana, estorsione come conseguenza dell’attività di spaccio e detenzione abusiva di armi.

L’operazione, denominata convenzionalmente “Pressing”, è l’epilogo di un’intensa attività investigativa svolta dalla Squadra Mobile cosentina, che ha consentito di cristallizzare una diffusa operatività degli indagati che, in un periodo di circa 12 mesi, hanno posto in essere un sistematico smercio di sostanze stupefacenti in città e nel suo hinterland. La continuità e la costanza nelle attività di spaccio, per i complessivi 30 indagati, emergono chiaramente da 200 capi d’imputazione formulati dalla Procura della Repubblica ed accertati per veri dal GIP.

Le indagini, peraltro, hanno consentito di individuare diverse piazze di spaccio in Cosenza, tra Via Popilia, Centro Storico e Autostazione, talune connotate da alta densità criminale talaltre frequentate da giovani e cittadini extracomunitari. Hanno consentito, inoltre, di stabilire che gli indagati, organizzati in rete, erano pronti, alla bisogna, di rifornirsi di droga reciprocamente al fine di soddisfare le richieste della propria “clientela” ampiamente diversificata e di diversa estrazione sociale.

La capacità di alcuni indagati di attuare la propria forza intimidatrice al fine di recuperare i crediti derivanti dalla cessione di droga è emersa in tutta evidenza ed è perfino degenerata, in qualche occasione, in violente aggressioni fisiche. Le ripercussioni di detta attività estorsiva hanno visto coinvolti talvolta finanche i familiari degli assuntori, costretti a subire, oltre al dramma dello stato di tossicodipendenza del proprio congiunto, anche quello della paura di conseguenze gravi derivanti dalle minacce a loro rivolte.

La pericolosità di alcuni indagati è stata altresì circostanziata dall’accertata detenzione e porto illegale di armi.

Alcuni degli indagati, pur trovandosi agli arresti domiciliari, hanno continuato l’attività di spaccio avvalendosi anche del contributo di componenti il relativo nucleo familiare che, all’occorrenza, diventavano preziosi collaboratori nelle cessioni di droga e nel recupero crediti.

Nel corso delle attività d’indagine, a riscontro delle evidenze investigative, e a dimostrazione della capacità degli indagati di poter disporre di diversa tipologia e quantità di droga, sono stati effettuati diversi arresti e sequestri pari ad oltre 8 chilogrammi di marijuana, grammi 200 cocaina, 1,5 chilogrammi di hashish e diversa eroina.

Nel corso dell’esecuzione venivano sequestrato altro stupefacente e materiale per la pesatura.

Per l’esecuzione delle misure cautelari sono state impiegate circa 150 operatori, oltre che della Squadra Mobile di Cosenza anche dei Commissariati distaccati di Corigliano-Rossano, Paola e Castrovillari nonché dei Reparti Prevenzione Crimine di Cosenza, Vibo Valentia e Siderno, delle unità cinofile della Questura di Vibo Valentia e, infine, del Reparto Volo di Reggio Calabria.

L’attività di Polizia Giudiziaria che si è appena conclusa costituisce l’ennesima evidenza ed il risultato della particolare attenzione della Procura di Cosenza, diretta dal Dr. Mario Spagnuolo, e del Questore Michele Spina, al recrudescente fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti in città.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

LA POLIZIA DI STATO SEQUESTRA OLTRE 1700 CHILOGRAMMI DI HASHISH

Nel corso delle attività investigative condotte dalla Polizia di Stato, volte al contrasto del traffico internazionale di stupefacenti, nella mattinata del 21 febbraio u.s., A Torino, veniva operato l’arresto di un uomo di origine maghrebina, regolare sul territorio nazionale, ritenuto in ipotesi di accusa responsabile dell’illecita detenzione di circa 190 chilogrammi di sostanza stupefacente del tipo hashish.

In particolare, gli investigatori della Sezione Antidroga della Squadra Mobile acquisivano notizia del probabile arrivo, presso l’interporto “Sito” di Orbassano, di un ingente quantitativo di hashish, proveniente dalla Spagna, destinato anche al mercato di questo capoluogo.

Sin dalle prime ore del giorno, gli investigatori approntavano un riservato servizio di osservazione, inteso all’individuazione di soggetti e mezzi potenzialmente riconducibili all’illecito traffico. L’attività veniva premiata quando il personale operante, nel piazzale antistante al distributore di carburanti lì esistente, riconosceva un maghrebino, già noto agli inquirenti per una precedente condanna passata in giudicato in materia di stupefacenti, che si aggirava con fare sospetto all’interno del parcheggio.

Da quel momento l’attività si focalizzava sui movimenti dello straniero, che subito dopo veniva visto salire a bordo di un furgone a noleggio ed allontanarsi dal luogo.

Gli investigatori davano quindi corso ad un servizio di pedinamento lungo la tangenziale nord e successivamente in questo c.so Regina Margherita, dove il furgone attenzionato, all’intersezione con c.so Tassoni, veniva bloccato e sottoposto a controllo.

La perquisizione del veicolo consentiva di rinvenire una pedana contenente numerosi sacchi di pellet provenienti da Malaga (Spagna), al cui interno erano stati occultati 190 chilogrammi di hashish, suddivisi in panetti da 50 e 100 grammi cadauno. L’autista del mezzo veniva quindi tratto in arresto.

I successivi accurati ed approfonditi accertamenti eseguiti sul mittente e sul destinatario della pedana rinvenuta all’interno del predetto furgone, segnalati sulla bolla di accompagnamento della merce, consentivano di appurare che analoghi colli erano stati recentemente stoccati presso alcuni magazzini e di procedere conseguentemente all’ulteriore sequestro di oltre 1.500 chilogrammi della stessa sostanza stupefacente.

L’intero quantitativo, ammontante quindi a 1.700 chilogrammi di hashish, rappresenta uno dei più rilevanti sequestri di narcotico di questo tipo, operato dalla locale Sezione Antidroga; il valore della sostanza sequestrata, al dettaglio, secondo gli attuali costi di mercato, avrebbe fruttato all’organizzazione criminale oltre 6 milioni di euro.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato

 

Teneva segregata in casa la compagna. Uomo tratto in arresto dalla Polizia di Stato. La vittima accolta in una Casa protetta

L’intervento degli uomini del Commissariato di Polizia di Macomer ha consentito di trarre in arresto in flagranza di reato un 45enne originario del sassarese, ma residente a Macomer, con l’accusa di sequestro di persona e maltrattamenti in danno della compagna convivente.

I poliziotti sono stati allertati dai Servizi Sociali che avevano raccolto una segnalazione secondo cui la donna viveva da tempo segregata in casa dal convivente che le impediva di uscire sottoponendola altresì a continue vessazioni e maltrattamenti anche di natura fisica.

Raggiunta l’abitazione ubicata in una zona rurale alla periferia della cittadina del Marghine, gli operatori percepivano dei lamenti provenire dall’interno dello stabile la cui porta risultava chiusa a chiave dall’esterno e così pure gli infissi che si presentavano sbarrati e legati con fil di ferro.

La donna, in evidente stato di agitazione, chiedeva aiuto dicendo di non essere in condizione di aprire perché non in possesso delle chiavi.

Veniva, pertanto, rintracciato il convivente, pregiudicato, a cui veniva intimato di aprire l’abitazione consentendo in tal modo l’accesso al personale operante.

La donna, visibilmente preoccupata per la possibile reazione dell’uomo, veniva immediatamente fatta assistere da una psicologa che la rassicurava riportandola alla calma.

Lo stato di prostrazione della vittima appariva evidente e così pure i segni inequivocabili della segregazione forzata cui era sottoposta nell’impossibilità di allontanarsi liberamente non avendo le chiavi e avendo l’uomo sigillato gli infissi esterni con il fil di ferro eliminando finanche le maniglie dei serramenti.

D’intesa con la Procura di Oristano l’uomo veniva tratto in arresto e tradotto presso la Casa Circondariale di Massama.

La donna è stata affidata ad una Casa Famiglia in località protetta.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo
foto Polizia di Stato