Sfruttava le minorenni, risarcimento e sconto per la cella sovraffollata

di Corriere della Sera

Prima applicazione del decreto legge di giugno. Ad un carcerato albanese condannato a 6 anni, liquidati 4.808 euro: era stato detenuto 701 giorni in meno di 3 metri.

Risarcimento di 4.808 euro per 601 giorni di detenzione in condizioni inumane di sovraffollamento carcerario, e 10 giorni di detrazione della pena sui residui 100 giorni che ancora gli restavano da scontare: è la prima applicazione a Padova del «rimedio compensativo» introdotto dal decreto legge 92 del 26 giugno per placare Strasburgo ed evitare una raffica di condanne dell’Italia da parte della Corte europea dei Diritti dell’uomo, che con le sentenze Sulejmanovic il 16 luglio 2009 e Torregiani l’8 gennaio 2013 aveva indicato in 3 metri quadrati per detenuto lo spazio minimo in cella sotto il quale la detenzione diventa automaticamente «trattamento disumano e degradante», cioè tortura.

Il decreto legge introduce una riduzione di pena di 1 giorno di detenzione per ogni 10 giorni trascorsi in condizioni inumane, oppure il risarcimento di 8 euro al giorno se la detenzione si è già conclusa. Ad oggi, tuttavia, pur a fronte di parecchie migliaia di richieste già formulate dai detenuti in tutta Italia, molti uffici di Sorveglianza o non hanno ancora maturato un orientamento (come Milano e Napoli, che per priorità lavorano intanto sullo smaltimento delle istanze di «liberazioni anticipata» passibili di determinare l’urgente messa in libertà dei detenuti richiedenti); oppure stanno adottando – come a Vercelli – una linea restrittiva che sfocia in molte dichiarazioni di inammissibilità dei ricorsi.

Diversa l’interpretazione a Padova, e in genere nel distretto di Venezia come pure a Genova. Nel caso esaminato dalla giudice di sorveglianza Linda Arata, un carcerato albanese condannato a 6 anni (per associazione a delinquere, prostituzione minorile, violenza privata e falsa testimonianza) lamentava tutta la propria attuale detenzione nella casa di reclusione di Padova. La giudice ha però circoscritto il titolo di risarcimento al periodo in cui si è ricostruito che il detenuto era stato in cella con altre due persone, situazione che faceva scendere lo spazio disponibile pro capite a 2 metri e 85 centimetri: misura nella quale la giudice, in dissenso dal ministero della Giustizia che ora ha fatto reclamo contro l’ordinanza, ha escluso il bagno «in quanto mero vano accessorio della camera detentiva», e «gli arredi inamovibili come l’armadio», conteggiando invece «letto e tavolino e sgabelli in quanto arredi che possono essere spostati».

Con questi paletti sono risultati 701 i giorni trascorsi in cella dal detenuto albanese in condizioni disumane. Dall’esecuzione della pena residua di 100 giorni la giudice gli ha allora detratto 10 giorni (appunto uno ogni dieci), tolti i quali il detenuto è tornato in libertà il 2 settembre. Per gli altri pregressi «601 giorni di detenzione in condizioni di illegalità», la giudice ha «applicato il criterio di liquidazione residuale del risarcimento predeterminato dal legislatore» di 8 euro al giorno, per un totale quindi di 4.808 euro.

Stipati come bestie in auto e camion: in manette 90 trafficanti di esseri umani

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Dal traffico di droga a quello di esseri umani e di armi, dai furti su larga scala alle frodi, al cybercrimine: è «un assalto frontale» e a tutto campo quello sferrato dell’Europa alla criminalità organizzata, con l’operazione Archimede, una nove giorni di attività di polizia (dal 15 al 23 settembre) per un totale di 300 azioni in 260 luoghi tra città, aeroporti, porti, coordinate da Europol in 34 Paesi (i 28 dell’Unione più Australia, Colombia, Norvegia, Serbia e Svizzera), che hanno condotto all’arresto di 1027 persone.

Un risultato «senza precedenti» lo definisce il direttore dell’Agenzia europea Rob Wainwright, una «pietra miliare» nel coordinamento tra le polizie europee per «colpire i grandi gruppi criminali e smantellarne l’insieme delle infrastrutture», puntando a più settori contemporaneamente e in luoghi diversi. Un’azione «fortemente voluta nell’ambito del semestre di presidenza italiana», sottolinea il capo della polizia Alessandro Pansa, che auspica sempre più collaborazione tra le forze di contrasto europee, per affrontare organizzazioni ormai sempre più «transnazionali, dinamiche e flessibili».

Nella nove giorni di azioni coordinate sono stati salvati 30 bambini romeni costretti a mendicare nelle strade dai loro aguzzini, sequestrati 599 chili di cocaina, 200 di eroina, e 1,3 tonnellate di cannabis. Sono state inoltre recuperate 13 auto di lusso rubate che stavano per raggiungere il Tagikistan a bordo di una nave cargo, e sono state identificate nuove rotte e tendenze per i traffici illegali. «Attraverso la lente di questa operazione abbiamo guardato negli occhi lo scenario reale della nuova criminalità», ha spiegato Wainwright. In particolare l’Italia si è occupata di immigrazione irregolare (anche con la collaborazione di Frontex), attività che ha portato all’arresto di 170 «facilitatori» di irregolari, e all’identificazione di 10mila migranti in tutta Europa.

Ma l’attività degli italiani ha riguardato anche la contraffazione di beni, e le frodi intracomunitarie, e sulle accise. E per il semestre Pansa individua anche altre aree di impegno: a partire dai crimini economici, il sequestro dei beni della criminalità organizzata, ed il cybercrimine, oltre al contrasto del terrorismo di matrice religiosa, nei confronti del quale l’Italia, ha assicurato il capo della Polizia, ha rafforzato l’attività di informazione nonostante «non abbiamo informazioni specifiche – ha detto Pansa – che ci possano far temere azioni concrete contro il nostro Paese».

Carabinieri accoltellati, per il clochard accusa di omicidio plurimo

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Tentativo di omicidio plurimo è l’accusa ipotizzata dal pubblico ministero Mario Palazzi per il tedesco Klaus Dieter Bogner che ieri ha ferito 4 carabinieri. Il Magistrato ha già chiesto al gip la convalida dell’arresto del tedesco, che si trova ora a Regina Coeli e anche l’emissione di un ordine di custodia cautelare. Per il momento il magistrato ha ricevuto una prima relazione sui fatti accaduti ieri ma ha già disposto una serie di accertamenti per poter meglio inquadrare la figura dell’aggressore e accertare se abbia precedenti o sia già stato segnalato agli organi di polizia.

Gli accertamenti inoltre riguardano da quando è cominciata la sua permanenza in Italia. Sulla base di quanto sarà emerso gli investigatori decideranno se Bogner debba essere sottoposto ad accertamenti da parte di medici psichiatrici. A subire l’aggressione è stato Claudio Rupertà colpito ad un fianco con una coltellata. La ferita subita è profonda e la lama si è fermata a pochi centimetri da un polmone. Rupertà, che ha il grado di tenente colonnello, è ancora in prognosi riservata anche se non è in pericolo di vita. Insieme con l’ufficiale, Bogner ha colpito il maresciallo Pasquale Leone, il vicebrigadiere Ciro Russo e il carabiniere scelto Natale Rutigliano in forza presso la stazione dei carabinieri di Roma Prati.

Nuovo prelievo dna di Alberto Stasi Garlasco, appello bis: settimana chiave

stasida TGCOM24

Settimana cruciale per il caso del delitto di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 e per cui Alberto Stasi è imputato a Milano nel processo di appello “bis”. Il 30 aprile i giudici hanno riaperto l’istruttoria disponendo nuovi accertamenti. In programma lunedì una riunione per stabilire la rilevanza delle tracce di dna maschile trovate su frammenti di due unghie di Chiara. Prelevato un nuovo campione di dna di Stasi.

Gli esami effettuati infatti, grazie all’utilizzo di una tecnica più raffinata rispetto a quelle usate nel corso delle indagini, hanno portato a individuare tracce di cromosoma Y. Un risultato che potrebbe contribuire a dare una svolta al caso. Per discuterne i periti nominati dalla Corte d’Assise d’appello guidati dal prof. Francesco De Stefano e i consulenti della difesa e della parte civile si incontrano oggi nella sede del dipartimento di Scienza e Salute dell’Università di Genova.

Gli esperti genetisti discuteranno in contraddittorio se le tracce del cromosoma Y maschile individuate sui reperti ungueali della giovane donna sono leggibili e se contengono i marcatori sufficienti per procedere alla eventuale comparazione con il profilo del cromosoma Y di Stasi. Qualora periti e consulenti arrivino a valutare l’esistenza di tutti i parametri necessari, in assenza di opposizioni, già martedì potrebbe arrivare la decisione di effettuare la comparazione. Altrimenti spetterà ai giudici sciogliere il nodo.

Nuovo prelievo dna di Alberto Stasi – Stasi si è quindi sottoposto ad un nuovo prelievo di dna durante la riunione tra periti dei giudici e i consulenti delle parti che si è tenuta a Genova. Il giovane è stato convocato ed ha acconsentito a sottoporsi al tampone salivare in vista della comparazione con le tracce di cromosoma Y trovate sulle unghie di Chiara.

Graffi sulle braccia – Intanto, dagli altri approfondimenti in corso dopo la decisione della Corte d’Assise d’appello di riaprile il caso, emergono altri particolari. Tra questi una o due foto in cui si vede un avambraccio di Stasi con due segni compatibili con quelli di una colluttazione e di cui, dopo essere state trasmesse con altre alla Procura di Vigevano, si sono perse le tracce. Foto e segni di cui i genitori di Chiara, ora parte civile al processo, non hanno “mai saputo nulla”. Si tratta di fotografie scattate assieme ad altre nella stazione dei Carabinieri di Garlasco poche ore dopo il delitto. Un brigadiere in servizio quel giorno, al quale non erano sfuggiti quei due segni ‘sospetti’, scattò alcune fotografie per “cristallizzare” non solo lo stato in cui si trovava Stasi ma anche quella specie di graffi.

Ora queste foto, in particolare quella in cui si vedrebbe il braccio in primo piano, sono state di nuovo prodotte e consegnate al sostituto procuratore generale Laura Barbaini che le ha confrontate per accertare la loro corrispondenza con quelle che ha “scoperto” dopo aver passato in rassegna uno per uno la mole di documenti contenute nel fascicolo dell’accusa. Il pg, che da settimane sta ripercorrendo le prime fasi dell’indagine per cercare di rimediare agli errori commessi sette anni fa, ha inoltre sentito come teste il militare, il quale avrebbe descritto istante per istante i momenti dopo la scoperta del cadavere di Chiara, e raccontato come mai quelle foto, in particolare quella che raffigura quell’indizio che di certo sarà valorizzato in aula, furono in sostanza sottovalutate e dimenticate.

Il viaggio a Londra – Nelle ultime settimane le indagini stanno cercando di fare chiarezza anche su un viaggio fatto a Londra da Alberto Stasi e un suo amico. Successivamente i due saranno raggiunti anche da Chiara. La ragazza, tornata in Italia, successivamente, riporta La Repubblica, accede al pc del suo ragazzo e copia tutti i dati della cartella “Londra” su una chiavetta usb. Che cosa c’era in quella cartella? Forse lì potrebbe celarsi una possibile soluzione del delitto.

Accorpamenti e centrale operativa unica: novità per le forze dell’ordine

polizia-carabinierida TGCOM24

Il governo studia un piano di riorganizzazione per tagliare gli sprechi. Forestale e penitenziaria perderanno la loro autonomia e finiranno sotto il controllo della Polizia di Stato.

Il piano del governo per la riorganizzazione delle forze dell’ordine starebbe per concretizzarsi. Il provvedimento, chiesto da Bruxelles, prevede una razionalizzazione delle spese con risparmi che potrebbero raggiungere i 150 milioni di euro. Due le misure principali in cantiere: l’istituzione di una sola centrale operativa e l’accorpamento del dipartimento di pubblica sicurezza e di quello di soccorso pubblico dei vigili del fuoco.

Il primo intervento, scrive il Messaggero citando fonti vicine al dossier dell’esecutivo, potrebbe riguardare proprio le centrali operative. Le attuali cinque centrali, controllate da polizia, carabinieri, guardia di finanza, forestale e vigili del fuoco, dovrebbero essere sostituite presto da una struttura unica, in grado di coordinare gli interventi sui diversi apparati.

Il giro di vite riguarderebbe poi i centri di comando sul territorio, che ora, tra polizia e carabinieri, sfiorano le ottomila unità: una realtà, sottolinano i sindacati, ricca di sovrapposizioni che spesso fanno lievitare inutilmente i costi. Sembrerebbe ormai certo anche l’accorpamento di polizia penitenziaria e forestale che finirebbero sotto il controllo della polizia di Stato, perdendo la loro autonomia.

Gargano, sono due le vittime dell’alluvione. Recuperato il corpo del pensionato disperso

da TGCOM24peschici

E’ stato ritrovato in mare il corpo di Vincenzo Blenx, il pensionato 70enne disperso da sabato nei dintorni di Ialillo, a Peschici (Foggia). E’ la seconda vittima dell’alluvione che ha colpito il Gargano. Blenx è stato travolto dal fango mentre era a bordo della sua vettura. Il recupero è stato effettuato dagli uomini della Capitaneria di porto di Vieste al largo della rupe del Castello di Peschici.

“Il cadavere di Blenx – spiegano dalla Prefettura di Foggia – è stato trovato a circa 300 metri al largo del ‘costone’ di Peschici, a un chilometro e mezzo dal luogo della scomparsa“.

Intanto, negli altri comuni della provincia colpiti dal maltempo, sono in corso le operazioni di ripristino della percorribilità delle strade, alle quali partecipa l’Esercito, e la conta dei danni, ingentissimi nei settori turismo, agricoltura e zootecnia.

Sabato il ritrovamento di Antonio Facenna – Blenx è la seconda vittima dell’alluvione. Sabato era stato ritrovato il corpo senza vita di Antonio Facenna, 24 anni, allevatore di Vico del Gargano disperso dalla sera di mercoledì, quando era uscito da casa per verificare la situazione alla sua masseria e al bestiame che vi era custodito, nelle campagne di Carpino.

Maxi operazione della GDF a Cosenza: trovate 3mila piante canapa

gdfda TGCOM24

La guardia di finanza ha individuato e sequestrato a Bonifati, in provincia di Cosenza, cinque coltivazioni di canapa indiana per un totale di oltre tremila piante.

Le coltivazioni erano state realizzate in un terreno grande quanto venti campi di basket in una zona impervia e difficilmente raggiungibile.

La droga che sarebbe stata ricavata avrebbe fruttato al dettaglio, circa 7 milioni di euro.

Machete a Jesi, i passanti si scattavano i «selfie»

cronacada Corriere.it

Il giovane africano che ha seminato il panico in città era stato già arrestato 4 volte negli ultimi 8 mesi. Urlava: «Italiani vi ammazzo tutti». Ma ha attirato i curiosi

C’erano anche una cinquantina di curiosi, alcuni dei quali non hanno disdegnato «selfie», mentre carabinieri e polizia stavano bloccando Precious Omobogbe, 25 anni, il nigeriano che lunedì sera per poco meno due ore ha minacciato i passanti con due machete, seminando terrore a Jesi (Ancona), inseguito da carabinieri e polizia. L’uomo è stato infine bloccato e arrestato grazie anche al coraggio del capitano Mauro Epifani, comandante dell’Arma di Jesi, che si è avventato sul venticinquenne dopo averlo convinto a posare l’arma dalla lama di 35 centimetri ma è rimasto ferito lievemente ad un fianco da un colpo di lama.

Altri due militari sono rimasti contusi nella colluttazione con Omobogbe che ad un fotografo ha detto «vieni che ti faccio vedere la sua testa (del capitano; ndr)». Durante la sua fuga avrebbe urlato, in preda a un raptus, «italiani, vi ammazzo tutti», così riferisce la stampa locale.
Tra gennaio e agosto era stato arrestato e liberato già quattro volte a Bologna, Pistoia, Fossato di Vico e a Jesi dove, l’11 agosto, aveva minacciato con un coltello l’ex compagna e aggredito un carabiniere. Anche Omobogbe è rimasto ferito alla gamba sinistra, colpita da un pallottola di rimbalzo sparata a terra da un agente a scopo di avvertimento.

 

Scambi di accuse, bugie e depistaggi: ecco le carte segrete sulla strage di Ustica

documento usticada Repubblica.it

Desecretati gli appunti, le informative e i carteggi riservati della Farnesina. Dalla frettolosa inchiesta sul pilota del Mig libico al mistero del casco americano ritrovato in mare e poi sparito, così è stata nascosta la verità.

Dissidenti libici accusano Gheddafi di aver abbattuto il Dc9 Itavia. Il leader libico accusa gli americani. E gli americani prima negano di avere portaerei nel Tirreno. Salvo poi essere smentiti e contraddetti.

DOCUMENTO Il “Memorandum” preparato nel 2000 per D’Alema e Amato

Le prime carte desecretate dal decreto Renzi sulle stragi sono del ministero degli Affari Esteri. Consultabili da ieri presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, svelano risvolti inediti della diplomazia segreta internazionale sviluppatasi attorno al caso Ustica. Migliaia di fascicoli sui quali i timbri “segreto” e “segretissimo” si sprecano in un affastellarsi di protocolli riservati, dal Sismi che si lamenta “della attività criminali” di Gheddafi che invia i killer ad uccidere i dissidenti riparati all’estero.

DOCUMENTO Le denunce del Sismi a Gheddafi 

Alle richieste dai toni ricattatori che Tripoli avanza a Roma per ottenere il risarcimento dei danni per le mine disseminate in Libia dagli italiani durante la Seconda Guerra. Da queste prime carte desecretate s’intravede quel “Muro di gomma” – di cui ha parlato il regista Marco Risi nel 1991 – contro il quale per così tanto tempo è rimbalzata la verità sulla strage di Ustica. Ma il mistero di quel volo tirato giù da un missile nel cielo di Ustica il 27 giugno del 1980, con 81 persone a bordo, resta.

Baccouch e la pista libica
Il 3 maggio 1992, dodici anni dopo la strage, nel 1992, l’ambasciata del Cairo informa il ministero degli Esteri che il giudice Rosario Priore ha chiesto e ottenuto che venga interrogato dagli egiziani l’ex primo ministro libico Abdel Hamid Baccouch. Quest’ultimo conferma che “il bombardamento dell’aereo dell’Itavia” è opera “di un aereo libico per ordine diretto di Gheddafi”. Secondo Baccouch, “il presidente libico, da lui considerato elemento mentalmente squilibrato avrebbe personalmente diretto una serie di attentati terroristici di cui la strage di Ustica rappresenta solo un episodio anti-italiano organizzato come reazione all’azione italiana di garanzia della neutralità di Malta che annullava il controllo esclusivo da lui tentato sul primo ministro maltese Dom Mintoff”.

La confusione sui rottami
L’ambasciatore di Tripoli, Alessandro Quaroni, invia decine di telex classificati “segreto” ricostruendo nei dettagli l’escalation delle versioni libiche prima sull’abbattimento dell’Itavia, poi sul misterioso incidente del Mig libico schiantatosi sui monti della Sila in quei giorni. Ecco una sintesi delle sue relazioni top secret. Per la verità ufficiale, scrive Quaroni, l’aereo è caduto un mese dopo la strage di Ustica, a luglio. Ma dai documenti ora disponibili emerge con tutta evidenza quanta disponibilità e fretta le autorità italiane abbiano messo nello sbarazzarsi del corpo del pilota, reclamato dai libici che sostengono trattarsi di un aviatore esperto rimasto vittima di un improvviso malore che lo avrebbe portato fuori rotta. Il carteggio custodito e coperto finora da massima segretezza è tutto un susseguirsi di raccomandazioni alla “sollecitudine” e di inviti ad assecondare la richiesta dei libici di una propria commissione ispettiva che viene accolta in Italia e dalla quale si riceverà poi la verità su quell’incidente.

Il giallo dei voli
In un inedito e scottante “Memorandum” del 2000 redatto dai consiglieri diplomatici della Farnesina e dall’intelligence, c’è tutta la storia delle relazioni tra i nostri governi e quelli del resto del mondo. I presidenti del Consiglio Massimo D’Alema e Giuliano Amato, in particolare, si rivolgono alle più alte autorità francesi, americane e libiche per chiedere di fare luce sulla strage. Buona parte del documento è dedicato al balletto di verità e smentite circa l’esistenza di una intensa attività di traffico militare nel Tirreno nella note del 27 giugno 1980.

Le resistenze degli Usa
È ancora il “Memorandum” a ricostruire la cronistoria delle bugie e delle mezze verità degli Usa. In un documento del 3 luglio 1980, infatti, gli americano affermavano che “nell’area dell’incidente non vi era alcuna nave né aereo statunitense, ivi compresi quelli della sesta flotta”. Risulta al contrario non solo il movimento di aerei americani ma anche di altri non identificati perché privi di sigla ma decollati da portaerei americani o francesi. Gli Usa, tuttavia, continueranno a sostenere il fermo diniego anche negli anni successivi, anche di fronte all’evidenza fino a negare l’esistenza di registrazioni radar. A smentirli era però il comandante della loro portaerei Saratoga che sosteneva di aver notato “un traffico aereo molto sostenuto nell’area di Napoli soprattutto in quella meridionale: sul radar abbiamo visto passare molti aerei”.

Il mistero del casco

Una informativa declassificata della Farnesina inviata al ministro degli Esteri, rivela che un casco con la scritta John Drake, ritrovato in mare, vicino al luogo in cui precipitò il Dc 9, era da attribuire a un pilota americano che, decollato da un mezzo navale, aveva dovuto lanciarsi in mare “qualche tempo” prima dell’incidente di Ustica. Il casco era finito all’aeroporto palermitano di Boccadifalco insieme con altri reperti ripescati in mare a Ustica. Ma è sorprendente quel che accadde dopo: il casco seguì gli altri reperti quando furono trasferiti da Palermo a Napoli “ma è andato smarrito o con più probabilità è stato fatto sparire”.

L’Italia e il colonnello

A febbraio del 1980, di fronte alle autorità nordafricane che premono per una visita in Italia di Gheddafi, il ministero degli Esteri frena, imbarazzato. Tuttavia sono passi felpati e dinieghi attendisti per non urtare la suscettibilità del Colonnello. L’allora ministro degli Esteri Franco Malfatti raccomanda “prudenza” ai diplomatici che trattano con i libici.

Maltempo: un morto in Alto Adige Neve in Friuli Venezia Giulia

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La vittima è un 39enne capo dei vigili del fuoco volontari di Campodazzo (Bolzano). E’ stato travolto da una frana. Forte tramontana in Liguria, volo dirottato da Genova

Alexander Mayr, 39 anni, capo dei vigili del fuoco volontari di Campodazzo, un paesino alle porte di Bolzano, è morto la notte scorsa mentre era al lavoro su una serie di frane causate dal maltempo che si sono abbattute sulla statale del Brennero. In Friuli Venezia Giulia invece i primi assaggi di inverno con pioggia e vento e l’arrivo della neve intorno ai 2mila metri.

La statale del Brennero è stata chiusa nella zona di Campodazzo, dove il comandante dei pompieri volontari è morto travolto da uno smottamento. Mentre con i suoi colleghi stava valutando la situazione, una frana lo ha trascinato nel torrente Isarco. E’ stato recuperato più a valle, ma nonostante i tentativi di rianimazione, è deceduto. Mayr lascia la moglie e tre figli.

Chiusa anche la strada provinciale per Tires. La provinciale Prato Isarco – Fiè è chiusa per la caduta di una frana, come anche provinciale da Collalbo a Vanga di Sotto sull’altipiano del Renon.

“Quasi-inverno” in Fvg, neve sui monti – Le webcam dell’Osservatorio meteorologico regionale (Osmer) dell’Arpa, mostrano una spolverata di neve sul monte Lussari, a 1.789 metri, con una temperatura di 2 gradi alle 8. Neve anche sullo Zoncolan e sulle alture sopra Barcis (Pordenone). Per la giornata si prevede cielo in prevalenza nuvoloso, con piogge intermittenti, in genere deboli o moderate e più probabili verso est, e qualche schiarita, specie in Carnia.

Cade un grosso albero in strada a Roma, chiusa strada – Sono diversi gli alberi caduti in varie zone di Roma a causa del maltempo. In particolare i vigili del fuoco sono al lavoro per rimuoverne uno di grosse dimensioni in via Gaspara Stampa, in zona Montesacro. La polizia municipale ha chiuso la strada per consentire le operazioni. Al momento non si segnalano feriti. Secondo quanto si è appreso, altri alberi sono caduti sulla via del Mare, La Rustica e La Storta.

Forte tramontana, volo dirottato da Genova – Disagi si registrano a Genova a causa delle forti raffiche di tramontana con punte anche di oltre trenta nodi che da questa mattina soffiano sul capoluogo ligure. Per le forti raffiche è stato necessario dirottare un volo della Lufthansa in arrivo da Monaco. Il velivolo è stato dirottato su Torino e i passeggeri sono stati portati a Genova in autobus. Disagi si registrano anche in porto dove le operazioni di scarico e carico sono rallentate sia a Genova sia al Vte di Voltri e sulle autostrade dove i cartelli stradali indicano di procedere con prudenza a causa delle forti raffiche. Decine gli interventi dei vigili del fuoco per rimuovere alberi, rami, cartello divelti dal vento e per mettere in sicurezza tetti pericolanti. I problemi maggiori si registrano nel ponente e sulle alture cittadine.

Perugia, diversi interventi vigili fuoco per pioggia e vento – Sono diversi gli interventi compiuti dai vigili del fuoco nella provincia di Perugia per l’intensa pioggia delle ultime ore. Nel capoluogo, tra la zona dei Ponti e di San Marco, le squadre hanno lavorato per la rimozione di alberi e alberi caduti che in alcuni casi ostacolavano la circolazione stradale. Domenica pomeriggio in Altotevere per la pioggia e il vento un albero è caduto sui binari della ex Ferrovia centrale umbra ed alcuni sottopassi e scantinati sono stati allagati richiedendo l’intervento dei vigili del fuoco anche con idrovore. Nessun problema viene segnalato comunque per le persone.

Calo del 20%, i balneari lanciano grido d’allarme – “Un calo generalizzato del 20 per cento per i balneari italiani. La stagione estiva si è hiusa con un bilancio in rosso”. Il grido d’allarme è di Riccardo Borgo, presidente nazionale del Sib, il sindacato italiano dei balneari. “Il brutto tempo – dice Borgo che è anche titolare dei Bagni La Bussola di Bergeggi, nel Savonese – ha inciso pesantemente su tutta la stagione. Da giugno alla fine d’agosto, a parte qualche breve parentesi abbiamo vissuto una stagione decisamente difficile. Basti pensare che nel mese di giugno su 5 weekend, 4 sono stati di maltempo e a luglio, su 4 fine settimana, 3 sono stati caratterizzati da piogge, vento e una brusca diminuzione delle temperature e così è stato anche nelle giornate infrasettimanali di tutta l’estate”.