La Polizia di Stato, ha arrestato una banda di falsari che intascavano oltre 4 milioni l’anno con assegni circolari contraffatti.
L’indagine ha avuto inizio nell’aprile 2015 quando la direttrice di una filiale bancaria di Torino denuncia alla Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Torino, il caso di un assegno circolare incassato fraudolentemente.
E’ stata scoperta così, a seguito di puntigliosa attività d’indagine condotta dalla Procura di Torino – Gruppo Criminalità Organizzata Comune e Sicurezza Urbana, una vera e propria banda di truffatori e falsari che, dalla Campania, si muoveva per raggiungere varie città italiane con un unico obiettivo ovvero quello d’incassare fraudolentemente assegni circolari per un giro di oltre un milione di euro a trimestre.
Il modus operandi era sempre il medesimo, si iniziava con l’intascare una mazzetta di assegni utilizzando l’opera di un “basista”, dipendente di Poste Italiane e in servizio presso il Centro Meccanizzato Postale di Napoli. Questi si impossessava di assicurate e raccomandate contenenti gli assegni, per poi consegnarli alla vera mente del gruppo, che aveva invece il compito di produrre documenti falsi e assegnarli ai vari membri della banda, “gli scambisti”, che poi si recavano in varie filiali bancarie sparse nel territorio nazionale e, sempre con il medesimo meccanismo di apertura contemporanea di due conti a loro intestati, incassavano gli assegni.
I reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, possesso e fabbricazione di documenti falsi, uso di atti falsi, falsità materiali commesse da privati, e peculato continuato per il soggetto basista.
Dalle perquisizioni, eseguite anche in collaborazione con la polizia Postale, con la squadra mobile della Questura di Caserta e gli uomini del Commissariato di P.S.di Aversa, sono stati rinvenuti un centinaio di assegni, tutti emessi da società assicuratrici per casi di sinistri stradali, carte d’identità in bianco contraffatte, denaro contante per diverse migliaia di euro, timbri di uffici pubblici utilizzati per le contraffazioni, carte di credito e postepay , dispositivi token bancari, fotografie di nuovi complici da inserire nei documenti falsi, buste paga e sim telefoniche da fornire alle banche all’atto dell’apertura dei nuovi conti corrente.
Diverse le città interessate: Genova, Pisa, Livorno, Cuneo Novara, Firenze, Como oltre a Torino anche se si sospetta che l’attività possa essere ancora più vasta.
di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo