Sono 13 le misure emesse dalla procura di Roma nei confronti della presunta cricca composta da funzionari pubblici, compresi giudici, e professionisti che nella capitale pilotava l’esito dei ricorsi tributari dietro il pagamento di compensi. In corso anche decine di perquisizioni presso l’abitazione e gli uffici degli arrestati.
Il sistema messo in piedi, sostiene la Guardia di Finanza, era noto solo agli addetti ai lavori ed era così rodato da garantire ai contribuenti che si rivolgevano alla cricca il pieno successo nei ricorsi contro il Fisco. È stato un professionista a rompere il circolo vizioso: vessato dalle continue richieste, infatti, ha rivelato agli investigatori l’esistenza dell’organizzazione.
Il resto lo hanno fatto le indagini dei finanzieri della compagnia di Velletri, coordinati dalla procura di Roma: è così emersa una rete di relazioni tra alcuni infedeli giudici tributari, dipendenti, anche in pensione, dell’Amministrazione Finanziaria – civile e militare -, avvocati, consulenti e commercialisti. Una rete che aveva come obiettivo quello di sterilizzare con ogni mezzo, l’attività di accertamento del Fisco.
In sostanza, i contribuenti, dopo aver pagato ingenti somme di denaro o fatto regali di vario genere agli appartenenti alla cricca, ottenevano indebiti sgravi di imposte dagli uffici dell’agenzia delle entrate o riuscivano a vincere i ricorsi promossi davanti alla Commissione tributaria regionale e provinciale di Roma contro gli atti di accertamento conseguenti alle verifiche subite dal Fisco. I 13 destinatari delle misure, di cui 8 legati secondo la Gdf dal vincolo associativo, agivano all’interno degli organi di appartenenza in base a ruoli ben precisi ed all’esclusivo scopo di vanificare il lavoro di contrasto all’evasione fiscale operato dalla parte sana dell’Amministrazione Finanziaria. Il lavoro degli inquirenti prosegue ora per recuperare, da un lato, il provento dei reati e, dall’altro, rinvigorire i provvedimenti tributari indebitamente annullati dall’intromissione della cricca.
ANCHE UN ATTORE Tra i 22 indagati complessivi dell’inchiesta sulle sentenze pilotate delle Commissioni Tributarie figura anche l’attore Massimo Giuliani. Secondo l’accusa avrebbe versato 65 mila euro per ottenere, in appello presso la commissione regionale, il rigetto di un ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro una sentenza a lui favorevole e relativa a cartelle esattoriali di diversi accertamenti tributari per un ammontare di tre milioni di euro.
Un ringraziamento speciale da parte del Direttore Umberto Buzzoni e di tutta la Redazione del Mensile Polizia di Stato per l’eccellente lavoro svolto da tutti gli agenti intervenuti.
fonte Il Messaggero