PROCESSO MEDIASET: Silvio Berlusconi condannato a 4 anni di reclusione

berlusconidi Grazia De Marco

La Sezione feriale Penale  della Corte Di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, ha confermato la legittimità della sentenza di secondo grado che, nell’Ottobre  scorso, aveva condannato Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione, mentre ha rinviato ad una diversa sezione della Corte d’Appello di Milano la decisione sulla rimodulazione della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.  È diventata quindi definitiva la pena, convalidata da Piazza Cavour, per il leader del Pdl, accusato di frode fiscale nel processo sui diritti mediaset: secondo la  tesi accusatoria,  infatti, l’ex premier avrebbe intascato fondi neri pari a 280 milioni di euro senza pagare le tasse e commettendo quindi frode fiscale nei confronti degli azionisti.

Nel dettaglio, i Giudici di Cassazione, hanno ritenuto fondata l’accusa secondo la quale Berlusconi sarebbe stato  responsabile ed ideatore  del sistema di frode fiscale legato all’acquisizione di diritti Tv dagli Stati Uniti. Ora, però, la Corte d’Appello di Milano dovrà essere ancora una volta riconvocata per definire la nuova durata dell’interdizione dai pubblici uffici, in base a quanto previsto dal decreto legislativo 74 del marzo 2000, che ha stabilito “una nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto”.   Infatti, l’art 12 del decreto legislativo, stabilisce che in caso di condanna per frode fiscale, si applica come pena accessoria, “l’interdizione dai pubblici uffici per un periodo non inferiore ad un anno e non superiore a tre”. I Giudici di Milano, censurati sul punto dalla Cassazione, avevano invece applicato le disposizioni generali in materia di interdizione dai pubblici uffici (art. 28 del codice penale), le quali, tra l’altro, stabiliscono che “la condanna alla reclusione per un tempo non inferiore a tre anni, comporta come pena accessoria anche  l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque        anni”.

A questo punto, secondo la procedura, il Pm dovrà emettere l’ordine di esecuzione con contestuale sospensione, perché la pena da scontare per Silvio Berlusconi è effettivamente di un anno, considerato che gli altri tre sono coperti dall’indulto.  Dal momento della notifica dell’atto, il Cavaliere avrà trenta giorni di tempo per decidere se andare ai domiciliari o chiedere l’affidamento ai servizi sociali. Se entro questo termine non verrà presentata alcuna istanza di misura alternativa, sarà il Magistrato di sorveglianza  decidere.

Otto anni di indagini e 50.000 pagine di atti, con rogatorie in 12 Paesi, questi sono i numeri impressionanti del processo Mediaset, che potremmo definire “record”, poiché è l’unico tra quelli a carico di Berlusconi ad essere arrivato fino al terzo grado di giudizio. Dopo i primi due processi, il ricorso in Cassazione, che risale al 9 Luglio, poi, la scelta di fissare la pronuncia dell’Alta Corte per il 30 Luglio.

Silvio Berlusconi  ha preferito conoscere l’esito della sentenza da Palazzo Grazioli, insieme ai  suoi più stretti collaboratori, sua figlia Marina, Gianni Letta e l’avvocato Franco Coppi.  Subito dopo la lettura del dispositivo  a Palazzo Grazioli sono arrivati i più importanti esponenti del Pdl, tra i primi Renato Schifani e Renato Brunetta, poi il coordinatore del partito Denis Verdini e il Senatore Altero Matteoli.

L’ex premier ha scelto di manifestare tutta la sua amarezza per l’esito del processo attraverso un videomessaggio, nel corso del quale ha dichiarato chiaramente che la condanna sarebbe da attribuire a una giustizia faziosa. “La sentenza di oggi – ha detto  il Cavaliere- conferma la mia opinione che una parte della magistratura del nostro Paese è diventata un soggetto irresponsabile, una variabile incontrollabile e incontrollata”.

Nonostante la condanna, tuttavia, Silvio Berlusconi non sembra per niente intenzionato ad abbandonare la sua carriera politica, anzi, il premier ha anche detto di avere come obbiettivo la rinascita  di Forza Italia, coinvolgendo le nuove leve del berlusconismo: “Dobbiamo continuare la nostra battaglia di libertà, restando in campo e chiamando con noi i giovani  e le energie migliori del mondo dell’imprenditoria, delle professioni e del lavoro, per rimettere in campo Forza Italia”.

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